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6/12/2013

Mandela: l’uomo che fino a 90 anni era considerato “un terrorista” dagli Stati Uniti
di Davood Abbasi

Passano alcune ore dal passaggio a nuova vita di Nelson Mandela, e mentre i leader politici mondiali, da Obama ad Hollande, da Cameron alla Merkel, cercano di superarsi a vicenda nella gara di ipocrisia del miglior messaggio di condoglianze, probabilmente molte persone nel mondo stanno ripassando la vita del grande personaggio. E forse rimpiangeranno la sua personalità, e si staranno già chiedendo cosa fare per proseguire il suo cammino.

Per dare un contributo, oltre a ripassare la storia della sua lotta contro l’Apartheid, è bene ricordare parti della vita di Mandela che verranno regolarmente censurate, da oggi stesso, dalle cronache della sua vita.

In pochi si ricordano infatti che Mandela finì in prigione grazie alla CIA americana; altro particolare degno di nota è che il regime che lo imprigionò era il migliore alleato di Israele nel mondo e che Mandela soffrì tanto in vita proprio per le politiche di quel mondo che oggi si crede “civile”, “progredito” e “difensore dei diritti umani”.

Non staremmo qui a fare questi ragionamenti se con Mandela fossero finiti i soprusi del mondo “progredito” ma il problema è che questi continuano fino ad oggi, sotto i nostri occhi e che pertanto il messaggio che Mandela ha voluto dare a tutti nella sua vita è più attuale che mai.

Il povero Mandela i soprusi iniziò a subirli da bambino, quando i suoi insegnanti inglesi lo chiamarono Nelson per evitare di dire il suo nome originale, Rolihlahla.

L’eroe della lotta all’Apartheid finì in cella proprio grazie alle informazioni della CIA, che lo davano per “terrorista” ed il bello è che il nome di Mandela e del suo partito, rimase addirittura fino a cinque anni fa, cioè fino al 2008, nella lista nera del terrore degli Stati Uniti; cioè anche dopo che Mandela aveva ricevuto 250 premi per la libertà compreso il Nobel per la Pace del 1993. Il bello è che fino alla presidenza di Bush junior, Mandela non si poteva recare negli Stati Uniti se non per partecipare all’Assemblea dell’Onu; il suo nome venne tolto dalla lista del terrorismo Usa solo in occasione del suo 90esimo compleanno.

Ed il resto del mondo? Margaret Thatcher lo chiamò un “terrorista comunista”, questione ammessa anche dall’attuale premier inglese David Cameron.

Ma cosa pensava Mandela di Israele, che proprio qualche giorno fa il premier italiano Letta lodava a squarciagola in occasione del vertice intergovernativo Italia-Israele?

“Il conflitto israelo-palestinese non è una questione di occupazione militare e Israele non è un paese che si sia stabilito “normalmente” e che, nel 1967, ha occupato un altro paese. I palestinesi non lottano per uno “stato”, ma per la libertà, l’indipendenza e l’uguaglianza, proprio come noi sudafricani”.

Ancora sue queste parole: “”L’apartheid è un crimine contro l’umanità. Israele ha privato milioni di palestinesi della loro proprietà e della loro libertà. Ha perpetuato un sistema di gravi discriminazione razziale e disuguaglianza. Ha sistematicamente incarcerato e torturato migliaia di palestinesi, contro tutte le regole della legge internazionale. In particolare, esso ha sferrato una guerra contro una popolazione civile, in particolare bambini”.

Concludendo la nostra riflessione, si può dire che Mandela è morto e che il suo corpo non vive più, ma possono vivere tra noi i suoi ideali. Si è battuto per la libertà e l’eguaglianza tra i popoli e sappiamo bene chi furono i suoi amici e chi furono i suoi nemici.

E lo chiamarono terrorista proprio come chiamano terroristi, oggi, i popoli che si battono per liberarsi.

Se proprio a qualcuno manca Mandela, che cerchi di proseguire la sua strada. E chi ha orecchie per sentire avrà già capito.

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