http://www.repubblica.it
06 dicembre 2013

De Klerk: "Quando Mandela
 mi parlava in afrikaner"
di Enzo Cursio
vicepresidente del Forum Internazionale dei Nobel per la Pace

L'ultimo presidente bianco racconta l'incontro con Madiba: "Da amici, abbiamo avviato il cambiamento"

CAPE TOWN - Dopo una notte insonne attaccato ai network internazionali, la mattina corro al porto di Cape Town. Ogni sudafricano sa che il 6 dicembre sarà un giorno differente. Mi fermo alla banchina davanti a Table Bay. Sono agli imbarchi di Robben Island, l'isola dove per 18 anni fu rinchiuso Madiba. Volevo vedere dove è iniziato quel cammino verso la libertà che ha portato il Sud Africa tra le nuove potenze del terzo millennio. L'unica cosa che ho capito però è che quell'uomo, finalmente libero, quando cominciò a passeggiare su quella banchina mano nella mano con la propria compagna, era il leader che rigettava l'odio e pensava che non c'era alcuna alternative alla Pace, alla riconciliazione. Questo fu il regalo di Mandela ad un paese che ancora oggi non esita a riconoscersi unito nelle differenze quando invece in altre parti del pianeta, per le stesse ragioni, continuano a morire migliaia di esseri umani.  Il suo miracolo fu quello di governare la transizione alla democrazia in modo quasi del tutto pacifico, puntando sopratutto a una non scontata riconciliazione. Non fu semplice. 

Fu un percorso complesso che riuscì solo grazie all'amicizia con uno dei leader bianchi più illuminati, di quel momento, un brillante avvocato Afrikaner, Frederik Willem De Klerk, il Presidente bianco che gli diede la libertà e che grazie al suo passo indietro permise la riunificazione di un paese lacerato e diviso.  Lo incontro poco dopo in un Hotel del centro, al termine della Conferenza stampa convocata in fretta e in furia per commemorare Madiba, l'amico scomparso da poche ore.

"Quando incontrai per la prima volta Nelson Mandela  -  racconta De Klerk - fu nel mio ufficio a Cape Town, il 13 dicembre 1989. Ero appena diventato Presidente. Non mi aspettavo un uomo così alto. Continua De Klerk. La cosa che più mi colpì fu questa presenza che chiaramente sintetizzava in sé autorità ed un indiscutibile carisma. In quel momento pensai: "quest'uomo, mi piace". Durante questo incontro non parlammo assolutamente di politica.  Lui  cominciò a interloquire in afrikaner, la lingua dei bianchi, l'aveva perfezionata in prigione e discutemmo a lungo della resistenza afrikaner contro l'Impero britannico. Ci piacemmo entrambi e capii in quel momento che potevo fidarmi di lui. Compresi che con quell'uomo, lavorando insieme, tutto poteva cambiare. Da quel momento diventammo amici e lo siamo rimasti fino a ieri. Ci siamo incontrati spesso in questi anni, ricordavamo il passato, ma ogni volta rinnovavamo quell'amicizia che ha permesso al nostro Paese di camminare unito verso la riconciliazione ed il cambiamento".

"Abbiamo cercato di cambiare insieme, continua a raccontare De Klerk. Ma tutto questo è successo grazie alla ostinata capacità di negoziare senza interruzione. Mandela credeva fermamente che alla fine di ogni discussione, ogni soluzione è possibile. Non bisogna mai smettere di cercarla. Nonostante fossimo oppositori, con differenti idee politiche, eravamo convinti che dovevamo comprendere ognuno le preoccupazioni dell'altro ed in questo trovare una via d'uscita. La sua mente aperta e la sua umanità sono stati alla base del processo che ha portato alla riconciliazione nazionale e all'approvazione della nuova Costituzione. Ciò che fin dall'inizio mi colpì fu che  quest'uomo, in qualsiasi situazione, anche la più conflittuale, aveva un rispetto assoluto verso di me. Questo fu la base della nostra reciproca amicizia fino alla fine. Nelson Mandela deve rappresentare oggi, per ogni Sud-africano, per ognuno di noi, il desiderio del rilancio di una politica che deve vedere nell'unità del paese la base per una nuova fase di sviluppo".

top