IL MANIFESTO
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giovedì 18 luglio 2013 12:37

Buon compleanno Sudafrica
di Tommaso di Francesco 



Una morte in bilico che rischia di segnare una sensibile linea di rottura con il passato del Paese.

Roma, 18 luglio 2013, Nena News - Oggi Nelson Mandela compie 95 anni. Ancora una sfida per il protagonista della lotta all'apartheid e delle lotte di liberazione dei popoli non solo africani, proprio nei giorni della pericolosa attualità del razzismo, in Italia e nel mondo. Non lo vorremmo e speriamo che non lo sia - come da ultimi rapporti medici che dicono che risponde alle cure - ma per le sue pessime condizioni di salute, effetto dei postumi della sua lunga prigionia, è probabile che questo sia il suo ultimo compleanno.

Da molte settimane si consuma l'attesa della sua morte. Al punto che tutti corrono a confrontare questa attesa con le morti eccellenti dell'ultimo quarto di secolo passato. Alcuni straparlano del dittatore Franco - come se i due fossero confrontabili - altri dei due mesi di incerta situazione per la morte del presidente jugoslavo Tito, altri ancora citano la morte non-morte dell'ex premier israeliano Ariel Sharon, caduto in coma dopo una maledizione rabbinica per via di una supposta trattativa con i palestinesi, che tale è rimasta visto che quella realtà è sempre più disperata per i palestinesi e sempre più prepotente la protervia dell'occupante israeliano.

Questa attesa in realtà è insieme più dolorosa e più cogente e rischia di segnare una sensibile linea di rottura con il passato: il Sudafrica infatti già da molto tempo non è più quello di Nelson Mandela. Rincorre a tutti i costi l'ascesa economica dei Paesi (come Cina e Brasile) che, anche loro a costi sociali elevati, avanzano a concorrere nel recinto del capitalismo internazionale in crisi profonda. Mentre internamente emerge con forza il nodo sotteso e irrisolto dell'apartheid economico, delle disuguaglianze sociali e della separazione perversa tra governanti e governati anche lì dove al potere è l'Anc, lo strumento che pure è stato quello della liberazione dall'abietto apartheid razzista dei bianchi. Le township, ristrutturate e ammodernate, restano spesso soltanto ghetti; le lotte dei contadini, degli operai e in particolare dei minatori contro salari di fame finiscono, come recentemente, nel sangue di una repressione poliziesca che sembra una condanna ereditaria.

Il combattente Madiba compie l'ultimo compleanno di una vittoria e di una conquista che restano indiscutibili. Il mondo ne prese atto con il tardivo annuncio del Nobel per la pace assegnato tuttavia a metà a De Klerk, il premier che rappresentava pur sempre il misfatto bianco che lì si era consumato, spesso grazie alle complicità e ai silenzi internazionali internazionale. Ma anche quell'accettazione e il periodo di trasformazioni democratiche che seguirono furono nel segno di Mandela: la Commissione di verità e giustizia resta ancora il modello più elevato - e purtroppo più dimenticato - che mai si sia conosciuto per riconciliare, condividendo le responsabilità, società massacrate da decenni di conflitto violento.

Ora il popolo sudafricano sembra diviso, nella festa gioiosa e riconoscente per il compleanno del suo legittimo leader, tra chi non vuole "mandarlo via" e chi più credibilmente vuole aprire gli occhi sul presente. Tra chi da una parte ha voluto tenerlo in vita a tutti i costi per celebrarlo con nuove abbellite cerimonie e chi dall'altra è pronto all'addio ma vuole usare il rigore, il coraggio e la serenità di Nelson Mandela per trasformare il suo sogno in una nuova leva di liberazione. Tanti auguri Madiba, tanti auguri Sudafrica. Nena News

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