Manning condannato a 35 anni di prigione

internazionale.it - 21 agosto 2013

Il processo. Il processo in corte marziale contro Manning è cominciato il 3 giugno 2013. Il 31 luglio la corte ha assolto Manning dall’accusa di collaborazione con il nemico, ma lo ha condannato per altri 19 capi d’imputazione: tra questi ci sono le accuse di spionaggio, le accuse di furto, le accuse di frode informatica e di violazione delle leggi militari.

Manning in passato ha sempre affermato di aver diffuso i documenti riservati per informare i cittadini americani dei crimini commessi dal loro paese e favorire un dibattito sulle azioni dell’esercito e della diplomazia statunitense. Ma nella sua difesa ha affermato: “Capivo quello che stavo facendo, le decisioni che prendevo. Ma non mi rendevo conto delle più ampie conseguenze delle mie azioni”. “Credevo di aiutare le persone, non di ferirle”.

I fatti. Nel 2010 Manning si trovava a Baghdad, in Iraq, dove lavorava come analista informatico dell’esercito statunitense. Grazie al suo lavoro poteva accedere a due reti segrete che il dipartimento della difesa e il dipartimento di stato americani usavano per trasmettere dati riservati. In questo modo aveva ottenuto una copia di un video che riprendeva l’uccisione di dodici civili, tra cui due giornalisti della Reuters, compiuta da alcuni militari statunitensi.

Il 5 aprile 2010 Wikileaks, un’organizzazione internazionale non profit che raccoglie documenti riservati da fonti anonime e li rende pubblici, ha diffuso il video della strage ottenuto da Manning e conosciuto oggi come Collateral murder. Poi, tra giugno e novembre 2010, ha reso pubblici 700mila documenti segreti. Di fatto, questi dati suggerivano che l’esercito e il governo statunitensi avevano mentito sulle operazioni di guerra condotte dagli Stati Uniti negli ultimi anni in Afghanistan e in Iraq. Il 29 maggio del 2010 Manning è stato arrestato con l’accusa di aver scaricato dati confidenziali nel suo computer e di aver rivelato informazioni utili al nemico.

Il 14 agosto 2013, Manning ha detto davanti al giudice: “a posteriori, penso che avrei dovuto lavorare con più energia all’interno del sistema […]. Avevo altre opzioni, e avrei dovuto usare quelle opzioni”. Il soldato ha anche ammesso che quando ha deciso di diffondere i documenti riservati stava “affrontando molti problemi” – un riferimento alla sua crisi di identità di genere su cui la difesa ha puntato molto nel corso del processo.


Il Fatto Quotidiano - 21 agosto 2013

Durante la lettura della sentenza, Bradley Manning è rimasto impassibile. Ma poi si è seduto ed ha battuto le mani, secondo quanto riporta la Bbc, prima di essere portato via dall’aula. Mentre Manning lasciava l’aula alcuni suoi fan hanno fatto urla di sostegno: “Siamo ancora qui a combattere per te”, “Ti amiamo, Bradley”. Una zia ed una cugina di Manning sono scoppiate in lacrime. Secondo quanto ha riportato il portavoce della coalizione che sostiene la causa di Manning, che afferma che il militare è un coraggioso che mostrato a mondo gli errori ed orrori della guerra e non un traditore, ora verrà presentata a Barack Obama una richiesta di grazia per Manning. Il portavoce di Bradleymanning.org, Nathan Fuller, ha detto che l’avvocato del militare, David Coombs, presenterà la formale richiesta al presidente.

Subito dopo la diffusione della notizia della condanna, inoltre, Amnesty International ha fatto appello al presidente Barack Obama perché commuti la pena al soldato dell’intelligence e apra invece un’inchiesta sugli abusi da lui denunciati. “Manning ha fatto quel che ha fatto per aprire un significativo dibattito pubblico sui costi della guerra e sulla condotta delle forze armate Usa in Iraq e Afghanistan“, ha detto Widney Brown, direttore per i diritti internazionali dell’organizzazione umanitaria: “Anziché fare il possibile per incarcerarlo per decenni il governo americano dovrebbe fare il possibile per investigare e punire gravi violazioni di diritti umani commessi dai suoi uomini in nome dell’antiterrorismo”.


unita.it - 21 agosto 2013

MANNING IMPASSIBILE DAVANTI ALLA CONDANNA

Durante la sentenza il soldato 25enne non ha avuto alcuna reazione. Secondo il quotidiano inglese Guardian, Manning, che sarà anche congedato con disonore, ha mantenuto un atteggiamento impassibile davanti alla decisione del giudice arrivata intorno alle 10.15 ora di New York, mentre alcuni dei presenti nell'aula del tribunale militare di Fort Meade, in Maryland, hanno accolto la sentenza ansimando. Non appena il giudice, il colonnello Denise Lind, ha abbandonato l'aula Manning è stato fatto uscire velocemente dalle guardie. Un sostenitore ha gridato: «Continueremo a combattere per te Bradley» e ancora «Sei un eroe». I legali della difesa hanno annunciato una conferenza stampa alle 13.30 ora di New York (le 19.30 in Italia).

MANNING VITTIMA 

Bradley Manning è «un'altra vittima di un'orribile, sbagliata guerra» e non merita di restare in carcere. Lo ha detto Daniel Ellsberg, l'ex analista dell'esercito Usa che nel 1971 consegnò al New York Times e ad altri giornali documenti del Pentagono che rivelavano le strategie dell'amministrazione Usa nella alla guerra in Vietnam. Manning, ha affermato Ellsberg in un'intervista telefonica ad Associated Press, sarà sempre una fonte di ispirazione e un esempio di coraggio civile e morale per le persone che vogliono dire la verità.

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