Azione Nonviolenta nella 65esima ricorrenza della morte
30 gennaio 1948 - 2013

La Straordinaria Attualita' di Gandhi: Un Uomo di Fede Contro Tutte le Guerre
di Mao Valpiana

Il 30 gennaio del  1948 Gandhi moriva assassinato. Non aveva partecipato

ai festeggiamenti per l’indipendenza indiana, dopo averla conquistata

con il satyagraha (la forza della verità o nonviolenza), perché la

separazione tra India e Pakistan era per lui una grande sconfitta. E’

stato assassinato da un fanatico indù che non gli aveva perdonato la sua

azione per la riconciliazione religiosa e la sua apertura ai musulmani.

L’indù Gandhi (che aveva una sconfinata ammirazione per Gesù Cristo e

per San Francesco d’Assisi) fu considerato dai fondamentalisti di

entrambe le parti come un traditore.  Sono passati sessantacinque anni e

il fondamentalismo religioso è ancora un pesante ostacolo per tanti

processi di pacifica convivenza.

Dunque, non si può parlare di Gandhi senza riferirsi alla sua esperienza

e alla sua definizione di religione: “E’ l’elemento permanente della

natura umana; non ritiene nessun sacrificio troppo grave per trovare

piene espressione e lascia l’anima totalmente inquieta fino a che non ha

trovato se stessa, conosciuto il suo Creatore e sperimentato la vera

corrispondenza fra il creatore e se stessa”. E poi prosegue: “Per me Dio

è verità e amore; Dio è etica e morale; Dio è coraggio. Dio è la fonte

della luce e della vita e tuttavia è di sopra e di là di tutto questo.

Dio è coscienza. E’ perfino l’ateismo dell’ateo. Trascende la parola e

la ragione. E’ un Dio personale per coloro che hanno bisogno della sua

presenza personale. E’ incarnato per coloro che hanno bisogno del suo

contatto. E’ la più pura essenza. E’, semplicemente, per coloro che

hanno fede. E’ tutte le cose per tutti gli uomini. E’ in noi e tuttavia

al di sopra e aldilà di noi…”.

Siamo in presenza di una religione aperta, libera, accogliente,

amorevole, umana. La religione di Gandhi coincide con la ricerca della

Verità, perché Dio stesso è Verità, e la Verità è Dio. In questo senso

per Gandhi, e per molti amici della nonviolenza, ogni problema che si

pone, ogni questione che si deve affrontare, politica, sociale,

economica, etica, collettiva o personale, è una sfida religiosa: “per me

ciascuna attività, anche la più modesta, è guidata da quella che io

considero la mia religione… la mia attività politica, come tutte le

altre mie attività, procede dalla religione… perciò anche nella politica

dobbiamo stabilire il regno dei cieli”. Tuttavia in Gandhi c’è posto

anche per una piena laicità. Ha saputo essere, insieme, un grande

religioso e una grande statista: “se fossi un dittatore, religione e

Stato sarebbero separati. Credo ciecamente nella mia religione. Voglio

morire per essa. Ma è una mia faccenda personale. Lo Stato non c’entra.

Lo Stato dovrebbe preoccuparsi  del benessere temporale, dell’igiene,

delle comunicazioni, delle relazioni con l’estero, della circolazione

monetaria e così via, ma non della vostra o mia religione. Questa è

affare personale di ciascuno”.

Oggi nel mondo intero Gandhi è considerato il profeta della nonviolenza,

ma il rischio è quello di farne un santo, un eroe, un simbolo, un mito.

Gandhi, invece, nel corso di tutta la sua azione sociale e politica si è

sempre sforzato di far capire che ciò che lui ha fatto poteva farlo

chiunque altro, che “la verità e la nonviolenza sono antiche come le

montagne”. La novità emersa con Gandhi consiste nell’aver saputo

trasformare le nonviolenza da fatto personale a fatto collettivo, da

scelta di coscienza a strumento politico: con Gandhi la nonviolenza non

è più solo un mezzo per salvarsi l’anima, ma diventa un modo per salvare

la società. La nonviolenza è sempre esistita, presente in tutte le

culture e in tutte le religioni, in oriente e in occidente, nei sacri

testi della Bibbia e del Corano, della Bhagavad Gita e del Buddhismo. Ma

è con Gandhi che la nonviolenza diventa un’arma di straordinaria potenza

per liberare le masse oppresse.  Il Mahatma ci ha fatto scoprire che la

nonviolenza è insieme un fine ed un mezzo, che per abbracciare e farsi

abbracciare dal satyagraha ci vuole fede, pazienza, sacrificio,

dedizione, addestramento. Grazie a lui oggi possiamo utilizzare la

teoria e la pratica della nonviolenza per tante battaglie di giustizia e

libertà, in ogni parte del mondo.

Gandhi è stato un grande innovatore, è stato l’uomo che ha riscattato il

ventesimo secolo che altrimenti sarebbe stato consegnato alla storia

come un secolo buio, per gli orrori delle guerre mondiali e per

l’olocausto nei campi di sterminio. Gandhi, e non Hitler e non Stalin, è

l’uomo nuovo del ‘900, la preziosa eredità per questo secolo.

La lezione di Gandhi ha suscitato molti proselitismi, in ogni parte del

mondo. Dal Sudafrica al Chiapas, dalla Birmania al Tibet, così come in

Europa e in America Latina, ovunque vi sono gruppi o popoli che lottano

per i loro diritti ispirandosi alla forza attiva del satyagraha.

“Se posso dirlo senza arroganza e con la dovuta umiltà, il mio messaggio

e i miei metodi sono validi, nella loro essenza, per il mondo intero; ed

è motivo di viva soddisfazione per me sapere che hanno già suscitato

mirabile rispondenza nel cuore di un grande e sempre crescente numero di

uomini e donne dell’Occidente”.

Oggi infatti, in Europa e negli Stati Uniti, non si può parlare di

pacifismo senza fare i conti con la nonviolenza gandhiana.  La

mobilitazione mondiale contro la guerra (intendo contro tutte le guerre,

fatte da chiunque per qualsiasi motivo e con qualunque arma) è coerente

e vincente solo se fatta con i mezzi della nonviolenza.

“La guerra è il più grande crimine contro l’umanità”. Gandhi condanna il

ricorso alla guerra senza appello.

Il movimento contro la guerra, se vuole avere un futuro e non essere

solo un fuoco di paglia che si spegne alla prima pioggia di bombe, deve

saper adottare tutti i metodi rigorosi della nonviolenza. E’ ancora

Gandhi a parlar chiaro: “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi.

Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”

Il mondo è solo all’inizio dell’esplorazione delle potenzialità della

nonviolenza e noi crediamo che essa sia una prospettiva indispensabile

per il futuro dell’umanità.

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