Fonte: circolare email dell’autore
http://znetitaly.altervista.org
10 ottobre 2013

Fukushima – Smantellamento dell’Unità 4
di Harvey Wasserman
traduzione di Giuseppe Volpe

Questa email fa seguito all’appello tradotto qui: http://znetitaly.altervista.org/art/12389 - n.d.r.

Salve a tutti.

Stasera abbiamo superato le 80.000 firme della nostra petizione nukefree/moveon.

Abbiamo avuto anche quasi diecimila visite su YouTube.

Collegamenti alle conferenze appena tenute a New York e Boston sono disponibili all’indirizzo www.nukefree.org.

Stiamo facendo la differenza!

Ecco un nuovo articolo: per favore fatelo circolare. Vi terremo aggiornati sui nuovi programmi.

Mille grazie,

Harvey Wasserman

14.000 Hiroshima incombono ancora sopra Fukushima …

Il primo ministro filonucleare giapponese ha finalmente chiesto aiuto globale per Fukushima.

Probabilmente non ha danneggiato che più di 100.000 persone abbiano firmato petizioni chiedendo un intervento globale; più di 8.000 hanno visto il nostro nuovo YouTube al riguardo.

Grandi quantità di acqua pesantemente contaminata sono immesse nell’Oceano Pacifico, innaffiando i lavoratori lungo il percorso. Centinaia di enormi, deboli serbatoi stanno lasciando fuoruscire tonnellate di fluidi fortemente radioattivi.

All’Unità 4 più di 1.300 barre di combustibile, con più di 400 tonnellate di materiale estremamente radioattivo, contenenti una potenziale ricaduta di cesio paragonabile e 14.000 bombe di Hiroshima, sono bloccate a trenta metri di altezza.

Tutto questo più di trenta mesi dopo che il sisma/tsunami dell’11 marzo 2011 ha provocato tre fusioni e almeno quattro esplosioni.

“Il nostro paese ha bisogno del vostro sapere e della vostra competenza”, ha dichiarato alla comunità mondiale. “Siamo totalmente aperti a ricevere dall’estero il sapere più avanzato per contenere il problema”.

Ma fa sul serio?

“Sono a conoscenza di tre società statunitensi con una tecnologia allo stato dell’arte che si sono recate ripetutamente in Giappone e sono state seccamente respinte dal governo giapponese”, afferma Arnie Gundersen, un ingegnere nucleare residente nel Vermont concentrato su Fukushima.

“Ho parlato con sei medici giapponesi che hanno affermato essere stato detto loro di non discutere con i loro pazienti di problemi medici indotti dalle radiazioni. Nessuno parlerà con la stampa.”

“Tre docenti universitari statunitensi … hanno avuto timore di firmare la petizione ONU a Ban Ki-Moon perché ciò avrebbe messo in pericolo i loro colleghi giapponesi con i quali conducono ricerche.”

Abe, egli afferma (per usare una parafrasi educata), potrebbe non essere del tutto onesto.

La centrale di Fukushima Daiichi è a meno di 320 chilometri da Tokio. I venti prevalenti soffiano in genere in direzione del mare, direttamente verso gli Stati Uniti, dove la ricaduta di Fukushima è stata misurata meno di una settimana dopo il disastro iniziale.

Ma zone radioattivamente calde sono già state rilevate a Tokio. Una nuvola [radioattiva] nella peggiore delle ipotesi renderebbe alla fine il Giappone un’inabitabile terra desolata. Ciò che potrebbe causare all’Oceano Pacifico e al resto di noi sottovento si avvicina all’impensabile.

“Se si calcola la quantità di cesio 137 nella vasca” dell’Unità 4 “essa è equivalente a 14.000 bombe atomiche di Hiroshima” afferma Hiroaki Koide, professore assistente presso l’Istituto di Ricerca sui Reattori dell’Università di Kyoto.

I reattori dell’Unità 4 erano stati estratti per manutenzione di routine appena prima del sisma/tsunami. Un documento dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica afferma che sono stati esposti all’aria aperta, si sono incendiati e hanno rilasciato radiazioni

Poiché nessuno dei sei reattori della Daiichi progettati dalla General Electric ha una struttura di contenimento sopra le vasche di combustibile, quelle radiazioni sono finite direttamente nell’atmosfera. Dozzine di altri reattori progettati in modo simile sono in funzione negli Stati Uniti e nel mondo.

Poi nella vasca è stata immessa corrosiva acqua marina.

L’Unità 4 è stata danneggiata dal sisma e da un’esplosione forse causata da idrogeno fuoruscito dall’Unità 3. Mostra segni di cedimento e di affondamento nel suolo trasformandosi in fango a causa dell’acqua che scende dalle montagne e di quella dei tentativi di raffreddare i noccioli mancanti dalle Unità 1, 2 e 3.

La Compagnia Elettrica di Tokio (TEPCO) e il governo giapponese possono tentare il mese prossimo di calare le barre dell’Unità 4. Con gru gestite da computer ciò richiederebbe normalmente circa cento giorni. Ma in questo caso è richiesto il controllo manuale. La Tepco afferma che cercherà di farlo in un anno (metà della stima iniziale) presumibilmente per arrivare prima del prossimo sisma.

Ma la vasca può essere danneggiata e corrosa. Sono visibili detriti slegati. Le barre e i reattori possono essere deformati. Gundersen afferma che sono resi sgretolabili e si possono star sbriciolando.  

Circa 6.000 altre barre sono situate in una vasca comune di deposito a soli 50 metri di distanza. Nel complesso sono sparpagliate attorno al sito 11.000 barre. Per quanto sia vitale, calare in sicurezza le barre dell’Unità 4 è solo un piccolo passo per far fronte al caos complessivo.

Se una sola barra cadesse o si incendiasse, o se l’edificio crollasse, o il sistema di raffreddamento non funzionasse, i livelli di radiazioni nel sito potrebbero costringere tutti gli esseri umani ad abbandonarlo. Attrezzature elettroniche critiche potrebbero essere rese inoperanti. Il mondo allora non potrebbe che restare impotente a guardare lo scatenarsi degli incendi radioattivi.

Gundersen ha raccomandato parecchio tempo fa che la Tepco scavi una trincea riempita di zeolite per proteggere il sito dall’acqua che scende dalle montagne. Gli è stato detto che non c’erano fondi sufficienti per farlo.

Adesso il primo ministro Abe vuole una “parete di ghiaccio” lunga un miglio attorno al sito. Nessuna parete simile di quelle dimensioni è mai stata realizzata e questa potrebbe non esserlo per almeno due anni.

Gundersen e sedici altri esperti hanno depositato una lista di suggerimenti presso il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon. Sinora non c’è stata alcuna risposta ufficiale.  

La richiesta di Abe di un aiuto globale per i problemi idrici di Fukushima può essere un inizio benvenuto.

Ma le barre di combustibile dell’Unità 4 incarnano la crisi immediata più grave del pianeta.

La squadra incaricata di portarle a terra deve incarnare tutte le menti migliori che la nostra specie può raccogliere, assieme a ogni grammo di risorse possiamo offrire a sostegno.

Il mondo intero deve guardare quando questa operazione inizierà.


Harvey Wasserman pubblica www.nukefree.org, dove c’è il link alla petizione. E’ redattore anziano di www.freepress.org. Le sue interviste su Fukushima sono so www.prn.fin Solartopia Green Power & Wellness Show e su EON Films.


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: circolare email dell’autore

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