Originale: Warisacrime.org
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6 agosto 2013

Harry Truman e il ricordo di un omicidio di massa
di David Swanson
Traduzione di Maria Chiara Starace

Harry Truman ha parlato al Senato degli Stati Uniti il 23 giugno 1941: “Se vediamo che la Germania sta vincendo,” ha detto, “dovremmo aiutare la Russia, e  se la Russia sta vincendo, dovremmo aiutare la Germania, e in quel modo farne uccidere il maggior numero possibile.

Truman valutava le vite dei Giapponesi più di quelle russe e tedesche?  Non c’è nulla in nessun posto che faccia pensare che fosse così. Eppure, quasi ogni 6 agosto discutiamo se Truman fosse disposto a sacrificare senza necessità le vite giapponesi  per spaventare i Russi con le sue bombe nucleari. Era disposto;  non era disposto: era disposto. Resta fuori dal dibattito l’ovvia possibilità che uccidere il maggior numero possibile di giapponesi fosse tra gli obiettivi di Truman.

Un sondaggio dell’esercito statunitense del 1943 ha trovato che grosso modo metà di tutti i soldati americani pensavano che sarebbe stato necessario uccidere ogni individuo giapponese sulla terra. William Hasley che comandava le forze navali negli Stai Uniti nel Pacifico meridionale durante la II Guerra mondiale,  pensava alla sua missione come a: “uccidere i giapponesi, uccidere i giapponesi, uccidere altri giapponesi,” e aveva giurato che quando la guerra fosse finita, la lingua giapponese sarebbe stata parlata soltanto all’inferno. Il corrispondente di guerra Edgar Lee Jones ha scritto sul numero del febbraio 1946 Atlantic Monthly, “Allora, che tipo di guerra i civili pensano che abbiamo combattuto? Che abbiamo sparato ai prigionieri a sangue freddo, abbiamo cancellato gli ospedali, abbiamo mitragliato a bassa quota le scialuppe di salvataggio, abbiamo ucciso o maltrattato i civili nemici, eliminato i feriti nemici,  gettato i moribondi in un buco insieme ai morti, e che nel Pacifico la abbiamo bollito la carne presa dai crani dei nemici per fare di essi degli ornamenti da tavola per le nostre fidanzate o che abbiamo usato le loro ossa per farne dei tagliacarte.”

Il 6 agosto 1945 il presidente Truman ha annunciato: “Sedici ore fa un aeroplano americano ha fatto cadere una bomba su Hiroshima, un’importante base dell’Esercito giapponese. Quella bomba aveva più potenza di 20.000 tonnellate (americane) di tritolo. Aveva più di duemila volte di più la potenza

esplosiva della britannica ‘Grand Slam’ che era la più grossa bomba usata fino ad allora nella storia bellica.” Hiroshima era, naturalmente, una città piena di persone, non una base dell’esercito. Ma quelle persone erano semplicemente giapponesi. Il generale australiano Sir Thomas Blamey aveva detto al New York Times: “Combattere contro  i giapponesi non è come combattere contro normali esseri umani. Il Giapponese è un po’ barbaro… Non si tratta di esseri umani come gli altri che conosciamo. Si tratta di qualche cosa di primitivo. I nostri soldati hanno l’opinione giusta dei giapponesi. Li considerano animali infestanti.”

Alcuni cercano di immaginare che le bombe abbiano abbreviato la guerra e abbiano salvato più vite che le circa 200.000 che hanno distrutto. E tuttavia, poche settimane prima che venisse buttata la prima bomba, cioè il 13 luglio 1945, il Giappone aveva  mandato un telegramma all’Unione Sovietica esprimendo il suo desiderio di arrendersi e di porre fine alla guerra. Gli Stati Uniti avevano violato i codici del Giappone e avevano letto il telegramma. Truman nel suo diario  ha fatto riferimento  “al telegramma dell’imperatore giapponese che chiede la pace.” Truman era stato informato tramite canali svizzeri e portoghesi dell’ apertura dei giapponesi alla pace già tre mesi prima di Hiroshima. Il Giappone obiettava soltanto alla resa incondizionata e a rinunciare al suo imperatore, ma gli Stati Uniti insistevano su quelle condizioni fino a quando sono cadute le bombe e a quel punto hanno permesso al Giappone di tenere l’imperatore.

Il consigliere del presidente, James Byrnes aveva detto a Truman che buttare le bombe avrebbe permesso agli Stati Uniti di “dettare i termini della fine della guerra. Il Segretario della Marina, James Forrestal, ha scritto nel suo diario che Byrnes era “ansiosissimo di portare a termine la vicenda giapponese prima che i Russi  entrassero in lizza. Truman ha scritto nel suo diario che i Sovietici si preparavano a marciare contro il Giappone.  I giapponesi  saranno finiti quando questo  accadrà.”  Truman aveva ordinato che la bomba cadesse su Hiroshima il 6 agosto e un altro tipo di bomba, una bomba al plutonio,  che anche l’esercito voleva testare e far vedere, su Nagasaki il 9 agosto. Il 9 agosto i sovietici hanno attaccato i giapponesi. Nelle due settimane successive, i Sovietici hanno ucciso 84.000 giapponesi e hanno perduto 12.000 loro soldati e gli Stati Uniti hanno continuato a bombardare il Giappone con armi non-nucleari. Poi i Giapponesi si sono arresi. L’indagine degli Stati Uniti sul bombardamento strategico ha concluso che ….”certamente prima del 31 dicembre 1945 e con tutta probabilità prima del 1° novembre 1945, il Giappone si sarebbe arreso anche se la bomba  atomica non fosse stata fatta cadere, anche se la Russia non fosse entrata in guerra, e anche se nessuna invasione fosse stata pianificata o contemplata.  Un dissenziente che aveva espresso questa  stessa opinione al segretario di stato prima dei bombardamenti era il Generale Dwight  Eisenhower. Il presidente dei Capi di Stato Maggiore, Ammiraglio William D. Leahy è stato d’accordo: “L’uso di questa barbara arma a Hiroshima e Nagasaki non è stata di alcuna assistenza materiale nella nostra guerra contro il Giappone. I Giapponesi erano stati già sconfitti ed erano pronti ad arrendersi.”

In qualsiasi modo aver buttato le bombe possa aver contribuito  a porre fine alla guerra, è strano che il metodo di minacciare di buttarle, quello usato durante mezzo secolo di Guerra Fredda e in seguito,  non sia stato mai tentato. Una spiegazione può forse trovarsi nelle osservazioni  di Truman che indicano il motivo della vendetta:

“Avendo scoperto la bomba, la abbiamo usata. La abbiamo usata contro coloro che ci hanno attaccato senza preavviso a Pearl Harbor, contro coloro che hanno fatto morire di fame e picchiato e giustiziato i prigionieri di guerra americani, e contro coloro che hanno abbandonato qualsiasi apparenza di ubbidienza alla legge internazionale della guerra.”

Truman non dice che ha usato la bomba per accorciare la guerra o per salvare delle vite. Dice che la usata perché poteva farlo. “Dato che abbiamo scoperto la bomba, la abbiamo usata.” E fornisce tre motivi per averla usata tre caratteristiche delle persone uccise: esse (o il loro governo) hanno attaccato le truppe statunitensi, esse(o il loro governo) hanno trattato in modo brutale i prigionieri statunitensi, ed esse (o il loro governo)  – e questo è detto senza alcuna intenzione di fare ironia – si oppongono alla legge internazionale.

Tra parentesi, Truman, non avrebbe potuto scegliere Tokyo come obiettivo – non perché era una città, ma perché noi (il nostro governo) la avevamo già ridotta in macerie.


Voglio, invece, che meditiate su questa poesia.

Hiroshima
di Sherwood Ross

Sono il Reverendo Kihoshi Tanimoto

Laureato all’Università  Emory, ad Atlanta,

Pastore della Chiesa Metodista di Hiroshima

Ero in quartiere occidentale quando la bomba ha colpito

Come un lenzuolo di luce del sole.

Temendo per mia moglie e la mia famiglia

Sono tornato di corsa in città

Dove ho visto centinaia e centinia che scappavano

Ognuno ferito in  qualche modo.

Le sopraccigli di alcuni erano bruciate

La pelle pendeva dalle facce e dalle mani

Alcuni vomitavano mentre camminavano

Su dei corpi nudi dove le bruciature avevano prodotto

lo stampo dei fiori trasferiti

dai loro kimoni sulla pelle umana.

Quasi tutti avevano la testa piegata

Guardavano dritto davanti a loro, erano silenziosi

E non mostravano nessuna espressione.

Sotto molte case ho sentito la gente intrappolata che urlava

che invocava aiuto ma non c’era nessuno ad aiutare

e il fuoco stava arrivando.

Sono andato verso una donna che reggeva il suo bambino morto

Che mi implorava di trovare suo marito

In modo che potesse vedere il figlio per l’ultima volta.

Non potevo fare altro se non dirle di sì.

Per caso mi sono imbattuto in mia moglie

Sia lei che nostro figlio erano vivi e stavano bene.

Per giorni ho portato acqua e  cibo ai feriti e ai moribondi.

Mi scusavo con loro: “Perdonatemi,” dicevo, “se non condivido il vostro fardello.”

Sono il Reverendo Kihoshi Tanimoto

Laureato all’Università  Emory, ad Atlanta,

Pastore della Chiesa Metodista di Hiroshima

Ero in quartiere occidentale quando la bomba ha colpito

Come un lenzuolo di luce del sole.

 


Tra i libri di David Swanson c’è: “War Is A Lie.” [La guerra è una bugia]. Il suo blog è su http://davidswanson.org e su http://warisacrime.org e lavora per http://rootsaction.org- Conduce Talk Nation Radio. Seguitelo su Twitter:@davidcnswanson e su Facebook.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/harry-truman-and-memory-of-mass-murder-by-david-swanson

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