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28 agosto 2013

Fukushima: la perdita di acqua radioattiva più pericolosa del previsto, ma ignote le cause

Che fare dei rifiuti dopo un terremoto/tsunami? 29,6 milioni le tonnellate di detriti provocate da quello dell’11 marzo 2011. Stress test obbligatori ogni 5 anni in tutte le centrali giapponesi

La Nuclear Regulation Authority (Nra) giapponese alla fine ha fatto quello che tutti già sapevano: ha portato ufficialmente al livello  3, incidente serio della scala Ines, lo sversamento di acqua radioattiva da un serbatoio di stoccaggio della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Ma la situazione nella centrale colpita dal terremoto/tsunami dell’11 marzo 2011 e devastata dalle esplosioni di idrogeno sembra essere sempre peggio del previsto, e sempre più complicata.

La stessa Tokyo Electric Power Company (Tepco), che dovrebbe gestire lo smantellamento del cadavere radioattivo della centrale, ieri  ha lasciato intendere che ci vorranno settimane per scoprire come 300 tonnellate di acque radioattive siano fuoriuscite dalla cisterna, probabilmente raggiungendo l’Oceano Pacifico.

Il network radiotelevisivo Nhk dice che «Tepco martedì ha presentato un piano per studiare il problema alla Nuclear Regulation Authority».  I funzionari della Tepco hanno detto che le possibili cause della perdita sarebbero da ricercarsi in alcuni giunti allentati, nelle  parti degradate e nella corrosione sul fondo o ai lati del serbatoio. Cose che fanno preoccupare per il possibile stato di più di 300 serbatoi identici pieni di acqua altamente radioattiva presenti a Fukushima Daiichi. Inoltre, la Tepco ha ammesso che i livelli di radiazione nel  serbatoio sono alti e che ha in programma di togliere i materiali radioattivi durante la prossima settimana, «Per consentire agli investigatori di andare dentro e verificare la causa della perdita». L’utility dovrà quindi  smontare il serbatoio per permettere ulteriori controlli. La Nra ha chiesto alla Tepco di accelerare la sua inchiesta e ha avvertito che «Se la causa è un problema che potrebbe verificarsi di nuovo nello stesso tipo di contenitore, devono essere adottate misure per tutti i circa 300 serbatoi dell’impianto».

Ma la bomba d’acqua radioattiva che è finita nell’Oceano sta convincendo forse il governo giapponese che il suo nuovo entusiasmo per il nucleare è malriposto. La Nra ha reso obbligatori gli stress test periodici, ogni 5 anni, sulla resistenza a terremoti e tsunami in tutte le centrali nucleari. Gli operatori saranno inoltre tenuti a calcolare la probabilità di incidenti gravi, come quello di Fukushima Daiichi. Dopo Fukushima, il precedente governo giapponese aveva ordinato alle centrali nucleari di sottoporsi a stress test  prima di riprendere l’attività, e la decisione dell’Nra legalizza tali test sia nelle centrali operative che in quelle fermate dopo il terremoto/tsunami del 2011. L’agenzia nucleare prevede di introdurre le nuove misure entro dicembre, dopo aver consultato l’opinione pubblica.

Nel frattempo, però è scoppiata un’altra, ennesima grana: oggi il ministero dell’Ambiente del Giappone ha annunciato che nominerà una commissione di esperti per studiare come gestire al meglio lo smaltimento dei detriti del dopo terremoto/tsunami.  Secondo il ministero, «Un terremoto a Tokyo o lungo la fossa di Nankai, sulla costa del Pacifico, produrrebbe più detriti rispetto al disastro del marzo 2011 nel  nord-est. Quell’evento ha prodotto  29,6 milioni di tonnellate di detriti e il lavoro per smaltirli continua».

Il gruppo di esperti comincerà a lavorare a settembre e dovrà stimare la quantità di rifiuti che potrebbero essere prodotti in ogni prefettura, cercando di capire quanti ne potrebbero accettare gli inceneritori e i siti di smaltimento e come trasportare le macerie. Gli esperti dovranno presenterà una proposta al ministero entro la fine di marzo, poi il ministero dell’Ambiente creerà 7 comitati regionali incaricati di elaborare piani d’azione sulla base della proposta, e ha annunciato che nel 2014 chiederà al governo di mettere in bilancio 2,7 milioni di dollari per sviluppare il progetto.

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