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27 maggio 2013

Giappone, un'incredibile storia di negligenze. Trenta scienziati esposti a radiazioni

Il racconto sembra tratto dalle imprese di Homer Simpson: «Blocchi delle apparecchiature a causa di malfunzionamenti non sono rari». Il governo e l'opinione pubblica all’oscuro

La Japan atomic energy agency (Jaea) ha reso noto oggi che altre 24 persone sono state esposte a radiazioni a causa di un incidente avvenuto il 23 maggio  in un laboratorio della stessa agenzia nucleare giapponese a Tokaimura, nella prefettura di Ibaraki, 120 Km a nord di Tokyo, dove, secondo la radiotelevisione giapponese Nhk, «I ricercatori stavano bombardando dell'oro con fasci di protoni per generare particelle elementari».  

La Jaea inizialmente aveva ammesso la contaminazione di 6 ricercatori di sesso maschile, ma ora dice che «Ulteriori esami di coloro che erano all'interno dell'impianto al momento dell'incidente hanno rilevato che il numero degli esposti è salito a 30, dei quali almeno 2 femmine». Secondo i funzionari dell'Agenzia «Il massimo livello di esposizione arriva a 1,7 millisieverts» e non credono che le persone esposte corrano alcun rischio. Comunque la stessa Jaea  dice che «Potrebbe essere confermato che altre persone siano state esposte», precisando che sono in corso esami su altri 6 ricercatori e che condurrà un'indagine per scoprire la causa dell'incidente ed anche per rivedere l'adeguatezza  delle reazioni iniziali attuate dall'Agenzia nel denunciare l'incidente.

Infatti la Jaea è sotto accusa per come ha gestito la cosa. Come scrive  The Asahi Shimbun, riportando quanto ammette l'Jaea, gli scienziati del laboratorio di fisica nucleare di Tokai, «Hanno ignorato il suono di un allarme per la perdita di sostanze radioattive e hanno proseguito con l'esperimento che ha scatenato il problema per più di quattro ore [...] Il governo e l'opinione pubblica sono stati tenuti all'oscuro  per circa 30 ore dopo che si è verificato l'incidente». Anche la contaminazione interna di 1,6 millisieverts dei 30 ricercatori non è acqua fresca: si tratta all'incirca dello stesso livello che costituisce la dose di fondo annuale per chi vive in Giappone.

L'incidente si è verificato nell'Hadron experimental facility, nel sottosuolo del  Japan proton Accelerator research complex (J-Parc . nella foto), gestito congiuntamente dalla Jaea e dell'High energy accelerator research organization. Fino a stamattina si pensava che nel laboratori ci fossero una ventina  di scienziati, ora si scopre che in realtà erano almeno 36. L'allarme è stato lanciato il 23 maggio alle 11:55 ora del Giappone, e  i dirigenti dell'Jaea ora dicono che almeno 55 persone erano dentro l'impianto e nelle vicinanze delle apparecchiature che eseguivano il test. Probabilmente tutti sono stati esposti a radiazioni.

L'esperimento  è stato fermato solo dopo che l'intensità del fascio di protoni era salita a 400 volte i livelli normali, probabilmente a causa di un problema tecnico nel sistema di alimentazione. Ma gli scienziati non si sono fermati quando è  suonato l'allarme e sono andati avanti  con l'esperimento per altri 13 minuti. Durante una conferenza stampa convocata il 25 maggio, il vice direttore della J-Parc Center, Naohito Saito, ha ammesso candidamente che «Blocchi delle apparecchiature a causa di malfunzionamenti non sono rari».

Secondo l' Asahi Shimbun «L'incidente si è verificato  perché l'oro, che era stato  irradiato con i fasci di protoni straordinariamente intensi, è evaporato. Gli scienziati hanno inalato sodio e altre sostanze radioattive generate durante il processo. I rivelatori di radiazioni hanno mostrato dosi a livelli alti all'interno della struttura intorno alle 12:30. Le letture dei monitor delle radiazioni, anche all'interno della struttura, sono salite a circa 10 volte i livelli normali intorno alle 13:30 Gli scienziati hanno chiuso l'esperimento alle 14:26. I livelli  delle  radiazione  si sono  placati temporaneamente dopo che  un ventilatore è stato acceso alle 15:15, spingendo i ricercatori a riprendere l'esperimento a 15:32. La ventilazione stava causando la fuoriuscita di sostanze radioattive all'esterno. Nessun filtro o altro strumento di sicurezza è stato installato nel ventilatore per rimuovere le sostanze radioattive. Questo perché nessuno si aspettava che i materiali radioattivi potessero fuoriuscire dalla struttura».

Saito ha spiegato: «L'impianto è progettato per generare radiazioni. Abbiamo pensato che fosse probabilmente Ok continuare con l'esperimento fino a quando i livelli delle dosi fossero e rimasti al di sotto degli standard previsti per le radiation control zones. Abbiamo pensato che il caso non fosse nemmeno degno di un rapporto».

Però i livelli di radioattività nell'impianto sono risaliti intorno alle 16:00 e finalmente i ricercatori hanno deciso di interrompere l'esperimento alle 16:15 circa. Alle 15:00 una lettura della contaminazione radioattiva dava già  30 becquerel per centimetro quadrato sul pavimento, poi l'impianto è stato dichiarato off-limits. Il ventilatore è stato riattivato intorno alle 17:30.  Gli scienziati che hanno lasciato il laboratorio tra  le 11:00 e le 17:30 sono stati sottoposti a screening per la contaminazione dei vestiti e della pelle  e sono tutti stati tutti autorizzati a tornare a casa, dopo che è stato detto loro che i dati erano inferiori ai livelli che non devono essere superati quando i lavoratori del nucleare lasciano una zona di controllo.

Saito ha ammesso: «Abbiamo ventilato l'aria a causa delle preoccupazioni riguardo la sicurezza dei nostri scienziati. E' stato sconsiderato aver rilasciato l'aria inquinata fuori della struttura».

Solo la notte del 24 maggio l'Jaea ha sottoposto ad un controllo corporeo integrale gli scienziati che lo hanno richiesto perché credevano di aver ricevuto radiazioni interne. Solo allora i funzionari dell'Jaea hanno  controllato i dati del monitoraggio delle  radiazioni all'esterno dell'impianto ed hanno scoperto che erano aumentate vertiginosamente da quando i ventilatori erano stati attivati il giorno precedente. Ma all'Jaea si  sono presi ancora molte ore prima di  informare le autorità competenti perché erano convinti che le radiazioni esterne fossero comunque compatibili con quelle previste per l'interno dell'impianto.

L'agenzia ha notificato lalla Nuclear regulation authority giapponese solo alle 21:20 del  24 maggio che «Sostanze radioattive sono trapelate al di fuori delle radiation control zones».  La cosa è stata notificata ai governi delle prefetture e dei villaggi alle 21:40. Saito ha risposto sconsolato ai giornalisti che gli chiedevano conto di questi ritardi nel comunicare l'incidente: «Siamo stati troppo indulgenti con noi stessi».

Verrebbe da dire che piove (radioattivo) sul bagnato. L'Jaea è nel pieno di uno scandalo riguardante il lassismo dei suoi controllo di sicurezza. Il 17 maggio il presidente dell'Jaea, Atsuyuki Suzuki, si è dimesso dopo che due giorni prima la Nuclear regulation authority aveva deciso di ordinare una sospensione delle operazioni nel sito del Monju, il prototipo di reattore nucleare fast-breeder (autofertilizzante) dell'Jaea a Tsuruga, nella prefettura di Fukui, dopo aver appreso che nel 2020 l'Jaea  non aveva fatto le ispezioni su quasi 10mila componenti delle  attrezzature a Monju. La Nuclear regulation authority ha detto che la sospensione resterà in vigore fino a quando l'agenzia non rettificherà il suo sistema di controllo di sicurezza.

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