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5 Ago 2013

Israele privatizza la diplomazia pubblica
di Shir Hever

Il nuovo rapporto dell’economista Shir Hever mostra come le Ong di destra ricevano ingenti finanziamenti stranieri, specialmente da donatori americani, ottenendo grandissima influenza sul dibattito politico israeliano. Attraverso l’attacco a organizzazioni per i diritti umani e Ong di sinistra che operano in Israele, quelle di destra determinano l’agenda del parlamento israeliano. Inoltre, il governo le autorizza a rappresentarlo in occasioni diplomatiche, a produrre contenuti usati poi dal Ministero degli Esteri, a organizzare meeting ed eventi e a gestire progetti con conseguenze politiche di lungo termine. Le Ong di destra sono lo specchio della politica di privatizzazione che il governo israeliano utilizza nell’ambito dell’hasbara, la diplomazia pubblica e la propaganda.

Il ruolo della società civile

Israele/Palestina è una regione che si attira un’attenzione internazionale sproporzionata. Parte di tale attenzione si manifesta sotto forma di donazioni monetarie intese a influenzare i processi sociali e politici che si svolgono nell’area. Di conseguenza, il settore delle Ong – sia in Israele che nei Territori Occupati – è più ampio di molti altri Paesi e si appoggia quasi esclusivamente sulle donazioni straniere. In Israele, la dimensione del terzo settore è il doppio di quella dei Paesi sviluppati, ma il finanziamento locale al terzo settore è tra i più bassi. Nei Territori la situazione è ancora più estrema: il settore delle Ong è il più ampio settore economico, sebbene la dipendenza dal finanziamento straniero sia minore delle Ong israeliane.

In entrambe le società, il settore delle Ong non è fondamentale solo per la sua influenza, ma anche come mezzo di occupazione. I dipendenti delle Ong sviluppano fedeltà verso le organizzazioni che li forniscono di un impiego e di entrate economiche e nel lungo periodo i donatori esercitano la loro influenza sugli sviluppi dei movimenti politici in Israele/Palestina. È importante notare come donatori diversi finanzino organizzazioni con agende non conformi. Una classificazione interessante: nel campo delle organizzazioni per i diritti umani, i donatori statunitensi spendono circa il 78% dei loro finanziamenti in Israele, mentre quelli europei investono il 75% del loro denaro in Ong dei Territori Occupati Palestinesi.

La persecuzione delle Ong da parte del governo israeliano

Il governo israeliano è consapevole delle crescenti critiche globali verso le politiche israeliane di occupazione, discriminazione e spossessamento. Tali critiche si sono sviluppate all’interno della crescente pressione internazionale su Israele perché riconosca i diritti palestinesi e anche all’interno dello sviluppo della campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) che chiama il mondo a boicottare le istituzioni e i prodotti israeliani.

Le Ong di destra attribuiscono la responsabilità di tali critiche non alle politiche israeliane, ma alle organizzazioni per i diritti umani e di sinistra che raccontano tali politiche. Il governo israeliano non ha i mezzi per affrontare la pressione internazionale e non può efficacemente punire gli internazionali che parlano apertamente dei crimini di Israele. Inoltre, seguendo il consiglio delle Ong di destra, il governo ha preso di mira le organizzazioni sui diritti umani dentro Israele, usandole come capri espiatori. Di conseguenza, il governo israeliano e la Knesset hanno assunto politiche intese a mettere sotto silenzio o a intimidire le voci critiche, contribuendo così a peggiorare la propria immagine di regime repressivo.

Tra queste politiche ci sono le indagini e gli interrogatori da parte dell’Israel Security Agency, la sorveglianza degli attivisti locali e internazionali, la creazione di un’unità militare che raccolga informazioni sulle organizzazioni di sinistra nei Paesi occidentali, l’invito degli attivisti israeliani a “interrogatori di chiarimento” durante i quali subiscono forti pressioni, la restrizione della libertà di manifestazione e di parola degli attivisti palestinesi (sia cittadini israeliani che residenti nei Territori), raid militari negli uffici delle organizzazioni palestinesi in Cisgiordania e accuse di spionaggio che hanno portato all’arresto di Ameer Makhoul, direttore generale di Ittijah (Union of Arab Community-Based Association) e presidente del Public Committee for the Protection of Political Freedoms.

Il parlamento israeliano ha promosso (soprattutto tra il 2009 e il 2013, la 18esima legislatura della Knesset) molti disegni di legge che restringono, puniscono e criminalizzano le attività delle Ngo di sinistra e per i diritti umani. Tali proposte avevamo come target i finanziamenti di determinate Ngo e i progetti e le aree nelle quali operavano. A causa della natura antidemocratica e del danno potenziale che potevano infliggere all’immagine di Israele all’estero, le nuove leggi sono state smorzate dal governo e dal sistema legale israeliano e solo una minoranza sono diventate leggi a tutti gli effetti. Due di queste sono state la “Legge sull Nakba” – che minaccia di togliere finanziamenti pubblici alle organizzazioni che commemorano la Nakba palestinese – e la “Legge sul boicottaggio”, che autorizza le compagnie a denunciare individui e organizzazioni che chiamano al boicottaggio di Israele e dei prodotti delle colonie.

La dipendenza del governo israeliano dalle Ong

Le autorità israeliane applicano l’esatto opposto approccio nella relazione con le Ong di destra, garantendo loro esenzioni fiscali e autorizzandole a rappresentare Israele e ad aderire a progetti finanziati dal governo. I membri della Knesset e i ministri di destra partecipano a conferenze organizzate da queste Ong, ne assumono gli ex dipendenti e incorporano i loro progetti in quelli governativi.

La dipendenza dalle Ong nel portare avanti le attività di governo è parte della politica di privatizzazione che gli esecutivi israeliani promuovono da tre decenni. La conseguenza è il riconoscimento di un’ampia influenza a tali Ong che sono meno trasparanti di altri enti governativi, possiedono una chiara base ideologica e devono rispondere a donatori facoltosi. Le Ong di destra hanno ottenuto l’autorità di condurre scavi archeologici, di creare programmi e tour educativi, di colonizzare parti della Cisgiordania, di fornire lezioni ai soldati, di monitorare le voci critiche sia in Israele che fuori (ad esempio i media palestinesi), di pianificare e implementare i progetti di diplomazia pubblica (la hasbara) e anche di promuovere l’immigrazione ebraica in Israele.

Le Ong di destra in Israele

A causa di queste strette relazioni, il sistema legale israeliano è molto clemente nei suoi rapporti ufficiali. L’Israeli Corporations Registry del Ministero della Giustizia ha pubblicato report su tutte le Ong e esaminato oltre 1.500 fil per creare un quadro completo del settore. La ricerca ha mostrato che alcune delle Ong più grandi non hanno consegnato i loro rapporti, mentre altre hanno ricevuto permessi speciali per mantenere segreti i loro finanziatori.

Dodici Ong sono state prese come esempio. Le organizzazioni di destra pagano salari gonfiati ai membri di alto livello, ricevono la maggior parte del denaro da donatori americani e implementano attività per l’espansione coloniale in Cisgiordania, promuovono l’ideologia di destra in Israele, delegittimizzano le organizzazioni di sinistra e per i diritti umani e assicurano privilegi agli ebrei a sfavore dei palestinesi. Una delle organizzazioni ha offerto premi in denaro ai soldati che hanno disobbedito all’ordine di evacuare dei coloni. Alcune portano avanti i loro progetti con il pretesto di attività culturali, umanitarie o accademiche. Alcune insistono a dire di non essere politiche.

Ogni Ong esaminata hanno ricevuto donazioni comprese tra il mezzo milione e i 50 milioni di dollari per gli anni 2008-2009, sebbene i loro rapporti sui finanziamenti siano incompleti. Esistono dei canali che permettono ai donatori di inviare grandi somme di denaro rimanendo anonimi e ricevendo anche esenzioni fiscali dal governo americano. Alcune organizzazioni hanno una filiale statunitense, in alcuni casi più grande di quella israeliana, il cui fine primario è la raccolta fondi negli Stati Uniti. Il Central Fund for Israel, il One Israel Fund, il Center for Jewish Community Studies e la Jewish Agency sono i principali canali per le Ong di destra.

Le Ong di destra negli Stati Uniti

Se si seguono le organizzazioni che finanziano le Ong israeliane di destra, si scopre un settore ancora più grande negli Stati Uniti che raccoglie donazioni a favore di progetti in Israele/Palestina. Queste organizzazioni raccolgono denaro tra le comunità ebraiche, quelle cristiane (in particolare cristiane evangeliche) che per ragioni religiose appoggiano il movimento sionista contro il popolo palestinese, e tra i neoconservatori. Secondo la legge americana, le donazioni godono di esenzioni fiscali se non sono di parte e quindi le Ong di destra sono i canali attraverso i quali i politici possono essere indirettamente finanziati (invece che attraverso donazioni dirette ai candidati politici). Sono state selezionate 18 Ong registrate negli Usa, che hanno raccolto donazioni ogni anno da mezzo milione a 71 milioni di dollari ognuna tra il 2008 e il 2009.

Tali Ong rappresentano gli interessi degli attori politici americani neoliberisti e conservatori, che percepiscono Israele/Palestina come un’arena nella quale promuovere l’ideologia di destra e dalla quale ottenere legittimazione. Sheldon Adelson, miliardario statunitense, ha donato denaro ai candidati repubblicani alla presidenza e gestisce un quotidiano di destra, distribuito gratuitamente, in Israele (Yisrael Hayom) che sostiene Netanyahu. Adelson, il 13esimo uomo più ricco al mondo, è il miglior esempio della combinazione di interessi tra la destra israeliana e quella americana e del modo in cui l’ideologia di destra sia strettamente connessa agli interessi economici capitalisti.

 

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