http://www.eccpalestine.org/the-european-union-has-recommended-its-27-member-states-imposing-sanctions-on-israeli-settlements/
European Coordination Of Committees And Associations For Palestine
La UE raccomanda ai suoi 27 stati membri di imporre sanzioni sugli insediamenti israeliani. Il rapporto della missione annuale, che viene redatto da tutti i rappresentanti di ciascuna missione diplomatica degli stati membri della UE nei territori dell’Autorità Palestinese usa espressioni molto forti ed è molto critico sulle politiche di Israele nelle zone di e intorno a Gerusalemme. Ripete la posizione delle Conclusioni del Consiglio UE di dicembre 2012 sugli insediamenti che affermava: “L’Unione Europea è profondamente sgomenta e si oppone fortemente ai piani israeliani di espansione degli insediamenti in Cis Giordania compresa Gerusalemme Est, e in particolare ai piani di sviluppo dell’area E1”. I capi della missione UE 2012, nel rapporto su Gerusalemme, illustrano le preoccupazioni della UE che si oppone alle politiche israeliane all’interno e intorno a Gerusalemme Est. Secondo il rapporto, Israele “mette in discussione sistematicamente la presenza Palestinese” a Gerusalemme, con politiche che comprendono “il circondare aree e pianificare in maniera restrittiva, demolizioni ed evacuazioni, accesso discriminatorio a siti religiosi, una ingiusta politica educativa, difficoltà di accesso alla cura della salute, e approvvigionamento inadeguato delle risorse”. A firma dei capi dell’UE della missione a Gerusalemme e a Ramallah, il rapporto fa delle raccomandazioni sugli insediamenti per quanto riguarda le transazioni finanziarie legate a/o che supportano le costruzioni che si stanno facendo nei territori palestinesi occupati. In un rapporto di 15 pagine, la UE chiede di “assicurare che l’importazione di prodotti degli insediamenti non beneficino di tariffe privilegiate“ e chiede di verificare che tali prodotti siano chiaramente etichettati come provenienti da aree occupate da Israele. Fra le altre cose, il rapporto conclude: “La costruzione di insediamenti rimane il maggior ostacolo alla soluzione di due stati. E’ un ostacolo sistematico, deliberato e provocatorio.(…) Israele perpetua attivamente la sua illegale annessione di Gerusalemme Est”. Sette delle dieci raccomandazioni del rapporto trattano delle imposizioni di sanzioni dirette o indirette da parte della UE su organizzazioni coinvolte nella costruzione di insediamenti. La raccomandazione di incoraggiare attivamente il disinvestimento europeo dagli insediamenti è particolarmente pesante se confrontato con i precedenti rapporti UE. Nel suo rapporto su Gerusalemme 2012, la UE suggerisce agli stati membri di “prevenire, scoraggiare e accrescere la consapevolezza circa le implicazioni problematiche delle transazioni finanziarie, compresi gli investimenti diretti stranieri dall’interno della UE a supporto delle attività degli insediamenti, delle infrastrutture e dei servizi”. Mette in guardia anche sul fatto che i programmi UE non dovrebbero “essere utilizzati a supporto di insediamenti e di attività degli insediamenti, compresi anche i fondi per la ricerca, l’educazione e la cooperazione tecnologica”. E propone agli stati membri di aumentare la consapevolezza su “i rischi finanziari e legali coinvolti nell’acquisto di proprietà o nel provvedere servizi negli insediamenti”. Dà come esempio la partecipazione di Israele in un programma cooperativo denominato Horizon 2020, attraverso il quale la UE investe centinaia di milioni di Euro in compagnie israeliane hi-tech. Gli autori del rapporto fanno notare che parte di questi finanziamenti vanno a laboratori di ricerca della compagnia di cosmetici Ahava che sta nei pressi del Mar Morto, nel kibbutz Mitzpeh Shalem. Raccomandazioni specifiche in relazione alla politica israeliana sugli insediamenti
- “Intensificare gli sforzi UE per contrastare l’attività di colonizzazione a e intorno a Gerusalemme Est, che costituisce una minaccia particolare alla soluzione dei due stati” - “Coordinare il monitoraggio UE e dare una forte risposta UE per prevenire la costruzione di insediamenti nelle zone E1, compresa l’opposizione al trasferimento forzato della comunità beduina in E1.” - “Assicurare la stretta applicazione degli accordi UE-Israele, compreso il punto che riguarda i prodotti fatti negli insediamenti che non devono beneficiare di trattamenti preferenziali” - “Incoraggiare gli sforzi correnti per implementare completamente ed efficientemente la legislazione UE esistente e gli accordi bilaterali applicabili ai prodotti degli insediamenti.” - “Verificare che non vi siano programmi UE che supportano insediamenti e attività correlate a insediamenti” - “Prevenire, scoraggiare e aumentare la consapevolezza sulle implicazioni problematiche di transazioni finanziarie, compresi investimenti diretti stranieri, da paesi della UE in supporto a attività degli insediamenti, infrastrutture e servizi” - “Informare i cittadini UE e industrie dei rischi finanziari e legali insiti nell’acquisto di proprietà o nel provvisione di servizi negli insediamenti e ricordare che la posizione UE è che gli insediamenti sono illegali per la legge internazionale”. - “Sviluppare e promuovere linee guida volontarie per i tour operators UE allo scopo di prevenire ogni supporto al business degli insediamenti a Gerusalemme Est” - “Aumentare il monitoraggio della violenza dei coloni. I singoli stati membri UE potrebbero esplorare la possibilità di negare l’entrata a coloni conosciuti come violenti”. Osservazioni chiave e conclusioni del rapporto della missione dei rappresentanti UE a Gerusalemme 2012: - “Israele sta perpetuando attivamente la annessione illegale di Gerusalemme Est” - “L’attività di colonizzazione danneggia il processo di pace in 3 modi: Primo mina la fiducia fra le parti …Secondo spezzetta il territorio rendendo impossibile la creazione di uno stato palestinese che abbia contiguità e viabilità…Terzo, rende i compromessi necessari per la pace più difficili man mano che aumenta il numero dei coloni.” - “Insieme, questi insediament (Har Homa, Gilo, Givat Hamatos) formeranno una zona cuscinetto che, una volta completa, taglieranno fuori virtualmente il lato sud di Gerusalemme est da Betlemme e dalla Cis-Giordania del sud. La costruzione di questi 3 insediamenti è parte di una strategia politica che ha lo scopo di rendere impossibile che Gerusalemme diventi la capitale dei due stati. (…). Man mano che questi insediamenti crescono, sarà necessaria sempre maggiore volontà politica e più capitale sia per evacuarli che per trovare soluzioni alternative” - “Ogni attività degli insediamenti avviene invariabilmente con il supporto del governo di Israele e della Municipalità di Gerusalemme. La breve sospensione di attività colonizzatrice fra gennaio e marzo 2012, mostra che lo stato di Israele può fermare l’espansione degli insediamenti. E similmente, l’aumento di attività colonizzatrice alla fine del 2012 è stata una scelta politica (…).” - “Il 2012 è stato testimone di un aumento nella costruzione di insediamenti a Gerusalemme Est rispetto al 2011. Infatti, nel 2012 sono stati rilasciati contratti di costruzione per più del doppio di unità abitative a Gerusalemme Est (2366 unità) rispetto a quelli che erano stati rilasciati nei 3 anni precedenti messi insieme (un totale di 1145).” - “Se la attuale velocità di attività di colonizzazione sul lato sud di Gerusalemme Est persisterà, alla fine del 2013 potrà essere presente una zona cuscinetto fra Gerusalemme Est e Betlemme che renderà così più difficile se non impossibile la realizzazione della soluzione dei due stati.” - “L’attuazione del progetto E1, che minaccia il trasferimento forzato di 2300 beduini, dividerebbe la Cis-Giordania in due parti separate: il nord e il sud. Impedirebbe inoltre uno sviluppo urbano per i palestinesi di Gerusalemme Est e taglierebbe la stessa dal resto della Cis Giordania.” - “Le autorità israeliane hanno affidato il management dei diversi siti archeologici a Wadi Hilweh a El’ad, che è una organizzazione privata di coloni ebrei-israeliani. (...) E’ intenzione dichiarata di El’ad trasformare Wadi Hilweh/Silwan in una estensione di un quartiere ebraico della Città Vecchia. Se completato, questo piano rappresenterà un altro fatto unilaterale, che influenzerà le caratteristiche degli spazi pubblici in una zona altamente delicata.” - “Il risultato è stato una narrazione storica di parte che mentre enfatizza le connotazioni bibliche e ebree, trascura le rivendicazioni cristiano/musulmane sui loro legami storico-archeologici con il medesimo luogo”. - “Il regime di pianificazione della Municipalità di Gerusalemme resta una fonte di preoccupazione perchè impone forti restrizioni alle attività di costruzione palestinesi, determinando così una grossa mancanza di abitazioni per i residenti palestinesi e bloccandone lo sviluppo”. - “Continuano a venire applicate misure restrittive nella concessione di documenti di identità e dello stato di residenza dei palestinesi di Gerusalemme Est. Questo è legato alla politica demografica di Israele. E’ stato deciso nei documenti ufficiali di pianificazione che la popolazione palestinese di Gerusalemme Est non deve superare il 30% della popolazione totale della municipalità.” - “Fra il 1967 e il 2011, Israele ha revocato lo stato di cittadino di Gerusalemme-Est a 14561 Palestinesi.” - “La costruzione della barriera di separazione a Gerusalemme Est, cominciata nel 2002, è continuata fino a tutto il 2012. Nell’area di Gerusalemme, il muro è lungo 168 Km di cui solo il 3% corre lungo la linea verde del 1967. La principale ragione alla base di questa deviazione è l’integrazione di 12 insediamenti israeliani che stavano oltre i confini municipali come Ma’ale Adumim” - “ Il percorso del muro modifica di fatto i confini di Gerusalemme Est e, in alcuni casi, corre attraverso i quartieri palestinesi densamente popolati. (….)Il muro ha influenza anche su almeno 16 località della Cis-Giordania fuori dell’area municipale di Gerusalemme, tagliandole fuori dal resto della Cis-Giordania. I 2500 residenti di queste comunità devono confrontarsi continuamente col divieto di accesso ai servizi di base e col rischio di essere seportati”. - “Il muro ha effettivamente isolato Gerusalemme Est dal resto della Cis-Giordania. A causa dell’accesso estremamente limitato la città ha cessato di essere il tradizionale centro economico, urbano e commerciale. La attuale normativa israeliana sul commercio impedisce pesantemente l’importazione di beni e servizi prodotti nel resto del territorio palestinese, in particolare dei prodotti agricoli.” - “La crisi nelle attività imprenditoriali e commerciali palestinesi porta a minori opportunità di impiego. (…) Il numero di palestinesi a Gerusalemme Est che vivono sotto la soglia definita da Israele di povertà cresce costantemente (da 64% nel 2006 a 78% nel 2012).” - “Pur rappresentando i palestinesi circa il 37% della popolazione di Gerusalemme, la Municipalità non spende più del 10% del suo budget nelle zone palestinesi. Le aree palestinesi sono caratterizzate da strade mal tenute, con poca o nessuna pulizia delle stesse, sistema di fognature limitato e assenza di spazi pubblici ben tenuti, in netto contrasto con le aree dove vivono gli israeliani (sia a Gerusalemme Est che negli insediamenti). - “Molti progetti di infrastrutture e trasporti rafforzano il controllo di Israele su Gerusalemme Est. Il treno leggero che connette gli insediamenti israeliani di Gerusalemme Est con il centro di Gerusalemme Ovest (…) ha cominciato il servizio passeggeri nell’estate del 2011. Un anno e mezzo dopo la sua apertura, questa delicata infrastruttura resta una fonte di tensione. (…) Almeno 3 progetti esemplificano le intenzioni delle autorità israeliane di consolidare la connessione fra i principali insediamenti e Gerusalemme.”
|
|