http://www.greenreport.it Rohani: «Iran pronto a trattare sul nucleare» Il nuovo presidente dell’Iran, Hassan Rohani, incontrando i giornalisti due giorni fa dopo aver prestato giuramento, ha detto: «Siamo pronti ad intavolare dei negoziati seri e senza perdere tempo» con gli occidentali, ma ha avvertito che «l’arricchimento dell’uranio è un diritto innegabile della Repubblica islamica dell’Iran. I diritti nucleari della nazione iraniana saranno nell’agenda di questo governo e non defletteremo sui diritti della nazione L’Iran è firmatario del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) e deve beneficiare dei vantaggi garantiti agli Stati membri». Rispondendo a chi gli chiedeva se le attività di arricchimento dell’uranio saranno all’ordine del giorno dei prossimi negoziati con il G5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia Usa e Germania) Rohani ha detto che «l’arricchimento è un nostro diritto inalienabile ed in Iran nessuno dice che le attività di arricchimento saranno abbandonate. Il dialogo, piuttosto che la minaccia deve improntare i colloqui tra le due parti e le richieste illegali ed inappropriate degli Stati occidentali non condurranno ad alcun risultato». Le dichiarazioni del nuovo presidente iraniano preoccupano gli occidentali che sono convinti che già nell’estate del 2014 l’Iran sarà in grado di iniziare la produzione di plutonio adatto ad utilizzi militari. Oggi il quotidiano russo Nezavissimaia Gazeta scrive: «In altre parole, ha trovato un nuovo modo per creare la bomba nucleare, affermano i leader americani ed europei. Prima gli Usa ed altri Paesi dell’Ue seguivano prima di tutto il vasto programma di arricchimento dell’uranio dell’Iran. Ma attualmente l’Occidente è soprattutto preoccupato per la possibilità che i ricercatori iraniani utilizzino un reattore ad acqua pesante per ottenere plutonio di qualità militare». L’Iran sta costruendo un reattore da 40 MW di questo tipo ad d’Arak, nel nord-ovest del Paese. Il combustibile prodotto ad Arak, come l’uranio arricchito, può servire come materia prima per fabbricare un’ogiva nucleare come quelle che sono già in dotazione dell’India, del Pakistan e probabilmente della Corea del Nord. Secondo statunitensi ed europei il reattore di Arak sarebbe in grado di produrre abbastanza plutonio per realizzare due bombe nucleari all’anno. Teheran aveva già avvertito che stava costruendo questo tipo di impianto l’International atomic energy agency (Iaea) (e deòlla sua intenzione di metterlo in attività entro il secondo semestre del 201, giurando che il reattori non ha fini militari ma produrrà isotopi per fini medici. Eppure gli Usa e l’Iaea hanno lanciato un nuovo allarme. Diversi esperti dubitano che l’Iran sia in grado di realizzare una bomba atomica “alternativa”. Olli Heinonen, un ex-capo degli ispettori Iaea, è convinto che «l’Iran non potrebbe ottenere una quantità di plutonio sufficiente prima del 2016». Dopo l’apertura di credito dell’amministrazione di Barack Obama a Rohani, Israele si è detto «estremamente preoccupato dell’aspirazione americana a negoziati diretti con Teheran», gli israeliani dubitano che Washington manterrà il suo impegno ad impedire a tutti i costi che l’Iran si doti di un’arma nucleare e la tattica attendista di Obama in Siria aumenta le loro preoccupazioni, per questo Israele è sempre più tentato da un blitz aereo contro installazioni nucleari iraniane prima che inizino a produrre plutonio. Il bombardamento di Arak però avrebbe conseguenze ambientali molto più devastanti di un attacco ad impianti come quelli di Natanz e Qom, perché il sito di Arak è più grande e vulnerabile e potrebbe comportare una contaminazione nucleare vastissima, per questo gli israeliani potrebbero essere tentati di colpire subito, prima che il combustibile nucleare sia introdotto nel reattore. Sulla questione è intervenuto anche la Guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, che ha liquidato tutto così: «Alcuni Paesi occidentali, imponendo sanzioni illegali contro la Repubblica Islamica dell’Iran, cercano di ostacolare lo sviluppo scientifico del Paese». Khamenei parlando durante un incontro con studiosi, accademici , ricercatori e studenti delle università iraniane, ripreso dal network satellitare iraniano PressTV, ha detto che «il fronte ostile formato dall’Occidente contro la Repubblica islamica e la nazione iraniana, è composto solo da pochi Paesi dominanti in Occidente, I quali non risparmiano alcuno sforzo e alcun tentativo per ostacolare il progresso scientifico in Iran». Poi ha sottolineato «la necessità di continuare a percorrere insistentemente la strada dello sviluppo scientifico. L’obiettivo delle pressioni e sanzioni imposte contro il Paese non è altro che impedire alla nazione iraniana di fare i progressi scientifici». Oggi la radio internazionale Iraniana Irib ricorda che «il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una nuova tornata di sanzioni contro la Repubblica islamica per il suo programma nucleare, che secondo gli Usa e loro alleati servirebbe a sviluppare armi atomiche (gli Usa e loro alleati accusano l’Iran di seguire un programma nucleare militare). Un’accusa sempre respinta dall’Iran, Paese firmatario del Trattato di non proliferazione (Tpn), le cui attività nucleari vengono regolarmente ispezionate dall’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica (Iaea). Sotto pressione degli Usa e i loro alleati, l’Iran viene continuamente minacciato di essere attaccato da Israele, mentre quest’ultimo non ha mai subito le ispezioni internazionali, non ha ratificato nessuna convenzione ed è anche in possesso di almeno 200 testate atomiche. Le potenze mondiali esprimono preoccupazione per la sicurezza di Israele e minacciano l’Iran. La Repubblica islamica è un Paese membro dell’Iaea, mentre Israele non lo è. L’Iran è firmatario del trattato di non proliferazione nucleare, di cui Israele non fa parte. L’Iran ha più volte espresso la volontà di risolvere la disputa nucleare attraverso il dialogo».
|