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09/05/2013 15:53

Egitto, la popolazione si fa giustizia da sola. Aumentano i casi di linciaggi e omicidi sommari

Nella provincia di Sharqiya (delta del Nilo) i casi sono all'ordine del giorno. Su internet vi sono decine di filmati con criminali uccisi da folle inferocite. I loro corpi sono spesso appesi come monito all'ingresso dei villaggi. Esperti puntano il dito contro la criminalità dilagante e il cattivo esempio delle forze dell'ordine, responsabili di violenze e massacri, fino ad ora impuniti.

Il Cairo (AsiaNews) - Uccisioni sommarie, linciaggi, impiccagioni e tribunali shariatici al posto della normale giustizia. È quanto accade da due anni nella provincia di Sharqiya a est del delta del Nilo, dove dal 2011 la popolazione si fa giustizia da sola o ricorre alle corti religiose. Su internet circolano vari video scioccanti che mostrano folle che assaltano uomini inermi, picchiandoli fino ad ucciderli. In alcuni filmati i corpi sono mutilati e appesi al centro dei villaggi. La polizia è assente o resta a guardare.

L'ultima uccisione risale allo scorso 3 maggio, quando centinaia di abitanti del villaggio di Qataweya, hanno assaltato la casa di Rabie Lasheen, leader locale del Partito Giustizia e Libertà (Fratelli Musulmani) e linciato il figlio Yussef di 16 anni, morto in ospedale a causa delle ferite. Il giovane era accusato di aver sparato a un uomo di 28 anni che aveva insultato su Facebook il padre. Nella sparatoria è morto anche un conducente di risciò di 40 anni. Secondo alcuni testimoni, nessun agente era presente durante il linciaggio. Due poliziotti sono giunti sul luogo solo diverse ore dopo l'aggressione.  A far scattare casi di giustizia sommaria a Sharqiya è soprattutto l'alto tasso di criminalità e la presenza di bande di teppisti responsabili di furti d'auto, violenze sessuali e omicidi.

I villaggi più colpiti sono situati nei pressi della città di Belbies, a circa 20 chilometri da Zagazig, la capitale della provincia. Intervistati dal giornale egiziano Arham, gli ufficiali della polizia di Belbies ammettono che non possono fare nulla per affrontare questa situazione. Gli agenti sono pochi e mal pagati, i crimini troppi. La popolazione preferisce farsi giustizia da sola. "Quando riceviamo rapporti su incidenti di questo tipo - afferma Mohamed Dabbous, maggiore della locale stazione di polizia - non possiamo fare assolutamente niente". "Tutto accade in un istante  -  continua - e per noi è impossibile giungere in tempo sulla scena del crimine. Spesso le strade sono bloccate da scioperi, manifestazioni, sommosse". Gli arresti scattano solo per persone ricercate dalla procura generale. "Il problema - spiega Farag, capitano della polizia di Belbies - è quando un intero villaggio lincia un uomo. Non possiamo arrestare 10-15mila persone". Per il capitano Farag uccidere i criminali in questo modo è diventato per gli abitanti un motivo di vanto.

In questi anni, diversi villaggi in altri governatorati hanno assistito a brutali linciaggi. Uno dei più strazianti è avvenuto a marzo Mahalla Ziad abitato del governato di Gharbiya. La gente del posto del villaggio picchiato e accoltellato due uomini che erano stati accusati di aver rapito alcuni  giovani del luogo.

Samir Naim,  sociologo e professore all'Università di Ain Shams, punta il dito contro l'esercito che fra il 2011 e il 2012 ha compiuto massacri, restando impunito. Quasi mille persone sono state uccise dalle forze dell'ordine durante le manifestazioni della Rivoluzione dei gelsomini. Per l'esperto tale esaltazione della violenza ha modificato il concetto di giustizia nelle provincie rurali, giustificando l'istituzione di milizie locali e tribunali improvvisati.

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