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http://www.middleeastmonitor.com
Saturday, 12 October 2013

Mentre l'esercito egiziano combatte i propri civili, Israele è sul punto di annettersi il Sinai
di Abdul Hamid Omran

E' importante per gli analisti di essere assolutamente precisi nelle loro deliberazioni e nei dati che trasmettono se desiderano trattenere qualsiasi credibilità. Analogamente, è importante che l'analisi stessa non sia inclinata per favorire questo o quel gruppo. Dico questo perché la mia analisi suggerisce che Israele potrebbe sfruttare lo stato di confusione nella regione e invadere il Sinai, al fine di annettere il territorio che ha occupato già una volta. Queste affermazioni potrebbero turbare alcune persone ma bisogna farle.

Israele potrebbe essere motivato a fare questo al fine di contrastare il risultato della guerra di ottobre del 1973, quando le forze egiziane hanno spinto le Forze di difesa israeliane indietro oltre il Canale di Suez in una manovra che gli arabi considerano come una grande vittoria militare. La riconquista del Sinai cancellerebbe quella sconfitta dalla memoria collettiva israeliana.

L’annessione può anche essere considerata per fare in modo che gli israeliani possono spostare i palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza nel Sinai. Alleviando l'onere di doversi difendere dalla resistenza palestinese e godendosi i ricchi doni di Terra Santa.

Questi sono i possibili motivi per l’annessione, ma perché Israele dovrebbe pensare a ciò in questo momento?

Durante la guerra di ottobre, Israele ha affrontato due eserciti uniti che erano altamente addestrati e ben armati, guidati da dirigenti esperti di paesi economicamente forti e indipendenti la Siria e l’Egitto. Il quadro è molto diverso oggi.

La Siria non è più un paese stabile, è stato distrutto e la sua gente è divisa, proprio come Israele ha pianificato. La situazione è tale che la Siria non costituisca una minaccia per qualsiasi altro paese, meno di tutti per Israele.

Per quanto riguarda l'Egitto è interessato, il suo esercito è impegnato in ostilità contro i propri cittadini nel Sinai con il pretesto della lotta al terrorismo. Cosa che gli ha portato ben pochi vantaggi, tranne l'odio di una società molto tribale, è improbabile che la gente aiuterebbe l'esercito se Israele decidesse di invadere e annettere la penisola. Altre unità dell'esercito sono impegnate con le proteste e la repressione dei cittadini che manifestano contro il colpo di stato e a favore della democrazia. L'esercito nel suo complesso avrebbe bisogno di almeno un mese per raggruppare le truppe e ridistribuirle nel Sinai per affrontare un attacco israeliano. Ciò lascerebbe il campo libero ai gruppi di opposizione che le autorità golpiste temono più che gli israeliani.

Alcuni potrebbero dire che Israele non attaccherebbe il regime militare che ha deposto il governo islamista eletto dell'Egitto e che Israele ha sostenuto dopo il golpe. Tuttavia, è ben noto che le strategie sono soggette a variazioni in base agli interessi nazionali, per cui se è nel migliore interesse di Israele avanzare nel Sinai ora, a prescindere dal sostegno che ha dato al colpo di stato non esiterà a farlo. Il governo del Cairo sarebbe stato lasciato da solo a combattere su due fronti: contro Israele e contro il proprio popolo che si oppone al regime militare.

Ci sono molte prove di questo scenario, la più recente delle quali è la decisione del governo degli Stati Uniti di fermare gli aiuti militari all'Egitto, compresi carri armati, elicotteri Apache e caccia F-16, che sono tutte armi da combattimento che potrebbero più efficacemente essere usate contro Israele. Gli Stati Uniti continueranno a fornire attrezzature per disperdere la folla e le armi per aiutare il regime golpista contro l'opposizione interna. E' chiaro che la decisione degli Stati Uniti ha meno a che fare con la volontà di fermare la brutale soppressione della democrazia rispetto alla protezione di Israele. L'Egitto non sarà in grado di difendersi da qualsiasi invasione israeliana.

Il nemico dell'Egitto non è sul fronte interno e i suoi soldati devono capire questo. Il mancato riconoscimento di questo fatto potrebbe vedere la scomparsa della civiltà egizia dalla storia come già altri sono scomparsi prima di essa.

L'autore è un maggiore generale in pensione dell'esercito egiziano . Ora è un consulente strategico e tecnico nei sistemi di sicurezza . Questo articolo è una traduzione del testo arabo che è apparso sul sahrar.com , il 11 ottobre 2013


http://www.middleeastmonitor.com
Saturday, 12 October 2013

As Egypt's army fights its own civilians, Israel is on the verge of annexing Sinai
By Dr Abdul Hamid Omran

It is important for analysts to be absolutely accurate in their deliberations and data if they are to retain any credibility. Likewise, it is important for the analysis itself not to be slanted to favour one group or another. I say this because my analysis suggests that Israel may exploit the state of confusion in the region and invade Sinai in order to annex the territory that it has occupied once before. That may upset some people but it has to be said.

Israeli may be motivated to do this in order to counter the result of the 1973 October War, when Egyptian forces pushed the Israel Defence Forces back from the Suez Canal in a manoeuvre which the Arabs regard as a great military victory. Retaking Sinai would erase that defeat from Israel's collective memory.

Annexation may also be considered so that the Israelis can displace the Palestinians out of the Gaza Strip into Sinai. That would relieve Israel of the burden of defending itself against the resistance groups and enjoy the full bounties of the Holy Land.

They are the possible reasons for annexation, but why would Israel be thinking about it at this time?

During the October War, Israel faced two united armies that were highly trained and well armed, led by seasoned leaders of economically strong and independent countries in Syria and Egypt. The picture is very different today.

Syria is no longer a stable country; it has been destroyed and its people are divided, just as Israel planned. The situation is such that Syria does not pose a threat to any other country, least of all Israel.

As far as Egypt is concerned, its army is engaged in hostilities against its own citizens in Sinai under the pretext of fighting terrorism. This has gained them little except the hatred of a very tribal society; the people are unlikely to help the army should Israel decide to invade and annex the peninsula. Other army units are busy across Egypt suppressing citizens' protests against the coup and in favour of democracy. The army as a whole would need at least a month to regroup and deploy to Sinai to face an Israeli attack. This would leave the field open to opposition groups who the coup authorities fear more than the Israelis.

Some may say that Israel would not attack the military regime which has ousted Egypt's elected Islamist government and which Israel has supported since the coup. However, it is well known that strategies are subject to change according to national interests, so if it is in Israel's best interests to move into Sinai now, regardless of the support it has given the coup regime it will not hesitate to do so. The government in Cairo would be left on its own to fight on two fronts: against Israel and against its own people opposed to the military regime.

There is much evidence for this scenario, the most recent of which is the US government's decision to stop military aid to Egypt, including tanks, Apache helicopters and F-16 fighters, all of which are combat weapons that could most effectively be used against Israel. The US will continue to supply crow dispersal equipment and weapons to help the coup regime to combat the internal opposition. It is clear that the US decision has less to do with stopping the brutal suppression of democracy than the protection of Israel. Egypt will be unable to defend itself against any Israeli invasion.

The enemy of Egypt is not on the home front and its soldiers need to understand this. Failure to wake up to this fact could see Egyptian civilisation pass into history as others have disappeared before it.

The author is a retired Major General of the Egyptian army. He is now a strategic consultant and engineer in security systems. This article is a translation of the Arabic text which appeared on sahrar.com, on 11 October 2013

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