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11 giugno 2013

La resistenza nel Parco Gezi in Turchia: motivi, lezioni e conseguenze possibili
di Taylan Tosun
Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Penso che ormai molti lettori di ZNet conoscano bene i fatti riguardanti la resistenza  al parco Gezi in Turchia. Tredici giorni fa un piccolo gruppo di oppositori che cercavano di proteggere uno degli ultimi spazi verdi che restano a Istanbul,  è stato brutalmente attaccato dalla polizia. Poi è esploso il più grande movimento di disobbedienza civile mai visto in Turchia, quando centinaia di migliaia di persone sono scese nelle strade di Istanbul, e misura minore, in molte altre città,  malgrado l’uso massiccio e brutale di  gas lacrimogeni e di idranti fatto dalla polizia. Dato che le dimostrazioni nelle strade non si affievolivano, le forze di polizia si sono dovute ritirare, prima dalla piazza più grande di Istanbul, Piazza Taskim – adiacente al Parco Gezi – poi anche da un parco di Ankara, la capitale della Turchia. Questo, tuttavia, non significa che il Primo ministro R.T. Erdogan abbia accettato le richieste dei dimostranti. Insiste ancora sulla costruzione di un edificio di sua scelta nel parco e sostiene che le massicce proteste sono state organizzate da circoli illegali che hanno oscuri obiettivi contro il suo governo eletto democraticamente. Ci sono tre morti (un dimostrante ucciso sicuramente dalla polizia, un poliziotto che è caduto da un ponte e uno strano incidente avvenuto nel traffico dove è morto un altro dimostrante), almeno una dozzina di persone che hanno perduto un occhio a causa dei candelotti di gas lacrimogeno gettati direttamente sulla faccia, e molte persone ferite gravemente.

Ragioni immediate del movimento di massa

Penso che ogni dimostrante sarà d’accordo che questo movimento di protesta civile, il più grande nella storia della Turchia, è stato il risultato diretto delle politiche sempre più repressive del governo attuate in anni recenti. Possiamo raggruppare le politiche di questo  tipo in un paio di voci:

° In anni recenti il partito conservatore  al governo, l’AKP  [Partito della giustizia e dello sviluppo] ha sistematicamente smentito la diversità culturale e le differenze di preferenze di stile di vita nella società turca. Quindi una delle ragioni preminenti delle dimostrazioni di massa è stata la proibizione della vendita di bevande alcoliche dopo le 10 di sera.

° Abbiamo visto questa negazione della diversità culturale e anche religiosa, quando il presidente della Repubblica ha dato il nome dell’Imperatore ottomano al terzo ponte sul Bosforo a Istanbul. Questo imperatore è famoso per i suoi massacri di migliaia di Aalauiti [una grossa minoranza religiosa  in Turchia, le cui convinzioni erano in parte ispirate da religioni diverse dall'Islam] ed è ancora odiato da circa 15 milioni di Alauiti.

°Circa un anno fa, il governo ha tentato di vietare l’aborto e sebbene non ci sia riuscito, ha  fatto controllare alcune giovani donne incinte non sposate che si rivolgevano agli ospedali, ha chiamato le loro famiglie e le ha messe in guardia dalle gravidanze al extraconiugali.

° Il governo dell’AKP, ha accelerato la nuova progettazione  delle grosse città – specialmente di Istanbul, una delle città più grandi del mondo – in conformità alla sua agenda neoliberale ambiziosa e implacabile. Il governo ha quindi cominciato a realizzare enormi progetti, trasformando luoghi pubblici urbani che i cittadini comuni usano  molto frequentemente, in lotti di terra dove dovranno essere costruiti hotel lussuosi, abitazioni,  centri commerciali, ecc.

Sebbene queste siano alcune delle ragioni immediate che hanno motivato il movimento di massa spontaneo in Turchia, possiamo forse avere un’immagine più chiara di ciò che sta accadendo se descriviamo la struttura di potere  nutrita e protetta dal governo dell’AKP.

Storia recente del governo turco: il fascismo turco-islamista

Notate, per favore, che la popolazione della Turchia non consiste solamente di Turchi e di Musulmani ortodossi. Ci sono diverse minoranze etniche che non sono turche, e quella più numerosa è la popolazione curda, che ammonta a 15-20 milioni di persone[la popolazione totale della Turchia è di circa 72 milioni]. La stessa cosa vale per le fedi e le sette religiose. Sebbene la grande maggioranza appartenga alla setta “Hanafi” dell’Islam sunnita, soltanto una parte limitata di loro può essere chiamata “Islamista” (con questa parola intendo color che sono disponibili a ridisegnare la vita sociale in base alla loro versione “immaginata” dell’Islam]. E c’è una grande minoranza alauita, come ho fatto notare, minoranze cristiane e non credenti.

In anni recenti siamo stati quindi testimoni dell’escalation di un regime oppressivo che si può giustamente chiamare “fascismo turco-islamista”. Questa è una struttura di potere che incrementa una strana sintesi di nazionalismo turco e un Islam amante del denaro privo dei suo valori profondamente radicati, come la giustizia, la compassione per i poveri, l’astenersi dall’ultra- consumismo, ecc.

Possiamo dire che questa struttura di potere turco-islamista si è formata e si è rafforzata con l’arrivo e la permanenza al potere  del partito AK dopo tre successive elezioni nazionali. Il partito AK ha ottenuto il 50% del totale dei voti nelle elezioni del 2011 e ha quindi dichiarato il suo potere assoluto.

Il segreto di questi successi elettorali senza precedenti sta nella grossa crisi che la Turchia ha attraversato durante gli anni ’90 ["gli oscuri anni '90"]. gli anni ’90 sono stati lo scenario di una violenta guerra di bassa intensità tra la guerriglia del PKK [Partito dei lavoratori del Kurdistan] e l’esercito turco, che ha prodotto violazioni su larga scale dei diritti umani commesse prevalentemente dalle forze di sicurezza, circa 40.000 morti e il crollo dell’economia nazionale nel 2001- la più grossa crisi che la Turchia abbia mai visto.

Dato che i classici partiti di centro-destra e di centro-sinistra erano diventati sempre di più pure estensioni dell’apparato della sicurezza statale, [come "necessità" di guerra di bassa intensità] ed erano ritenuti responsabili della crisi economica del 2001, hanno perduto tutta la loro credibilità agli occhi della società. L’unica ragionevole alternativa era il partito AK ex islamista e ora conservatore. Questo era andato al potere  con un programma che prometteva democrazia e  rispetto per i diritti umani e lo sviluppo economico a nome della maggioranza.

Mentre gli anni passavano, dovevamo affrontare un’altra realtà: il governo del partito AK che è stato al potere per 10 anni e mezzo, ha in effetti realizzato un programma di ripristino per proteggere gli interessi dello stato turco nel suo insieme. Si comportava come se dovesse abbracciare le richieste democratiche popolari di grandi segmenti della società  ed è finito con il garantire nuovamente la legittimità dello stato nazione della Turchia senza rimanere leale al suo programma democratico.

Questo è stato un processo molto interessante e due sviluppi fondamentali hanno fornito una base sicura per il successo del governo del Partito AK.

Per prima cosa, il governo dell’AKP ha combattuto una vigorosa battaglia di potere con i militari . Il tema principale era: “chi governerà il paese?” La scena politica della Turchia è stata di frequente strutturata dai colpi di stato militari per decenni. L’ultimo, descritto da molti come “un colpo di stato militare postmoderno”,  è avvenuto nel 1998 e ha rovesciato il governo del Partito Islamico del Benessere.

Durante la prima metà del periodo del governo del partito AK (2002-2008), anche alcuni generali hanno tentato di organizzare un colpo di stato per garantire il “regime laico”. Un paio di anni dopo quei tentativi militari, gli autori sono stati tutti arrestati e portati in tribunale.

Naturalmente il  governo del Partito AK ha lottato contro il profondo coinvolgimento dell’esercito turco, appoggiato e apprezzato da una vasta maggioranza della società  ed è servito a rafforzarne il potere.

Però il problema che importava a questo punto, era:  la vittoria del governo del partito AK contro i militari porterà la vera democrazia in Turchia?

Quando il governo del Partito AK, dopo la grande vittoria elettorale del 2011, ha intensificato le politiche antidemocratiche contro praticamente tutte le sezioni della società che sostenevano i loro diritti (Curdi, Alauiti, lavoratori, datori di lavoro pubblici, donne, studenti), la risposta alla domanda divenne chiara: no.

Quello che è seguito alla limitazione del potere politico dei militari, è stato un altro centro di potere ugualmente anti-democratico. Questa è l’ultima fase del governo dell’AKP che descrivo come il fascismo turco-islamista.

Come possiamo quindi definire questo nuovo centro di potere? Ebbene, prima di tutto il partito AK che governava, è il rappresentante di una nuova borghesia neo-conservatrice islamista, composta per lo più dalle cosiddette “Tigri dell’Anatolia”, proprietari  delle imprese di produzione e costruzione medie, e, più o meno grandi. Il nuovo blocco di potere formato dalla nuova elite politica e da questa borghesia  conservatrice-islamista non hanno esitato a impossessarsi dell’oppressivo apparato statale turco in quanto tale e lo ha designato a usarlo questa volta per i suoi scopi personali.

Abbiamo visto i risultati di questo fascismo turco-islamista in diverse aree: fino al processo di  pace e di negoziati  che è iniziato all’inizio del 2013 tra il capo del PKK che era in carcere, Abdullah Ocalan e le autorità turche sotto l’egida degli Stati Uniti, migliaia di attivisti curdi sono stati messi in prigione [sono ancora lì, malgrado il "processo di pace"]; la Turchia è diventata una grandissima prigione per i giornalisti, gli avvocati e gli studenti dissenzienti e per lo più simpatizzanti del movimento curdo, ma anche di ambiti diversi dell’opposizione. I fondamentali diritti delle comunità religiose, come gli Alauiti, sono stati loro negati, anche il diritto delle donne di decidere se avere un bambino oppure no, è stato negato dal tentativo del governo di proibire l’aborto, e perfino i giornalisti liberali e i commentatori della televisione che criticavano le politiche di governo,venivano epurati dai media tradizionali. E’ stato quindi creato un grosso  monolitico mezzo di informazione che esprimeva un unico parere.

La politica economica che ha sostenuto il nuovo blocco di potere

Il secondo fattore chiave che ha garantito il successo del partito AK nell’ultimo decennio, è stata la “politica populista neoliberale”.  E’ stata un grande boom di crediti  e specialmente una crescita di crediti ai  consumatori, come quello che abbiamo visto in molte cosiddette “economie emergenti”. Questa ondata di  consumi  provocata artificialmente, scatenatasi specialmente tra le classi medie e medio basse, ha causato la sensazione che i loro livelli di vita si alzavano e che potevano finalmente avere una casa, una macchina, ecc.

Questa frenesia di consumi – insieme a una significativa crescita delle esportazioni della Turchia, principalmente dovuta alla mano d’opera interna a poco prezzo e ai nuovi mercati in Medio Oriente, hanno provocato alte percentuali di crescita economica durante il periodo di governo del partito AK. La Turchia è stata quindi presentata dagli Stati Uniti e dalle istituzioni finanziarie internazionali come “una storia di successo”, e inoltre come una nazione esemplare per il mondo musulmano. Di fronte alla minaccia di un islamismo radicale nutrito da una forte reazione all’impoverimento e al coinvolgimento americano nella regione, la Turchia sarebbe stata una buona alternativa. Era un  paese  allo stesso tempo “musulmano, democratico e ricco.”

Tuttavia questa storia di successo in economia, che ha sostenuto il Partito AK per oltre un decennio, è finita. Nel 2012 l’economia nazionale ha cominciato rapidamente a diminuire. In effetti la ragione era semplice: le classi medie e medio-basse le cui entrate erano già abbastanza basse, si sono molto indebitate a causa dell’uso eccessivo dei crediti dei consumatori e non hanno potuto spendere più. Questo rallentamento su vasta scala dell’economia turca è continuato nel 2013 – la disoccupazione sale mentre la grande maggioranza della popolazione (circa il 70%) vive al di sotto della linea di povertà.

Avevamo quindi, da una parte una nuova elite politica ed economica che governava che realizzava una politica sempre più oppressiva per schiacciare qualunque opposizione allo scopo di garantire  i suoi interessi, e dall’altra parte una “storia di successo” economica che ha finito per dare luogo a un impoverimento che si va ampliando.

La politica del consolidamento e l’opposizione  del Parco Gezi

L’opposizione del parco Gezi, il più grande movimento di disubbidienza civile nella storia della Turchia, è stato il risultato di un recente sviluppo verificatosi sulla scena politica. Il governo del partito di governo AK,  ha trovato una soluzione che viene applicata con frequenza crescente allo scopo di restare al potere. Mentre ha perseguito politiche oppressive contro un’opposizione sparpagliata, il più grosso appoggio al persistere della sua egemonia, è stata la storia del successo economico. Per rimanere al potere, non si dovrebbero elevare gli standard di vita della maggioranza, basta che ci siano alcuni strati sociali che consumano di più e che salgono nella scala sociale. In questo modo di può descrivere una storia di successo e far sognare tutti gli altri che presto anche loro avranno migliori livelli di vita. Sfortunatamente la storia del successo economico è finita.

L’ultima soluzione a cui è potuto ricorrere il  governo del partito AK, è stata la politica di creare una polarizzazione continua tra l’elettorato conservatore e i settori laici della società. Questa politica di polarizzazione stava mettendo in grado il governo del Partito AK di consolidare la sua base di elettori. Rispetto alla rapida polarizzazione di classe tra il suo elettorato (alcune persone che hanno buoni rapporti con il partito di governo ottenevano appalti del valore di milioni di dollari e quindi diventavano ricchi in brevissimo tempo, mentre la maggioranza manteneva a mala pena la propria posizione o diventava più povera), e rispetto alle possibili obiezioni  dalla società più vasta verso le dure repressioni che metteva in pratica per tutti i dissidenti, per polarizzare la società attorno ai valori turco-islamisti in contrasto con quelli liberali-laici, era una soluzione che funzionava. La applicazione di regole antidemocratiche di cui parlavo prima, come il tentativo di proibire l’aborto o di vietare la vendita di bevande alcoliche la sera tardi, erano tutti mezzi usati dal governo del Partito AK per consolidare la propria base di elettori conservatori.

 Che cosa è riuscita a fare l’opposizione del Parco Gezi?

Credo che il successo della resistenza al Parco Gezi sia stato di aver messo fine a questo facile uso della politica di polarizzazione tra diversi settori della società turca con culture, stili di vita, convinzioni e valori diversi. Naturalmente da ora in poi, il governo del partito dell’AKP userà ancora questa politica di polarizzazione sociale per impedire un’ampia discussione sui problemi fondamentali della Turchia da parte della massa dei cittadini. Ma il governo sa che dovrà pagare un qualche prezzo in cambio di questa tattica ingegnosa.

Le grandissime manifestazioni che hanno scosso la Turchia per una settimana circa, sono state un’importante opposizione ai progetti antidemocratici, discriminatori di ingegneria sociale del governo che mirano a polarizzare la società. D’alta parte sono stati anche una enorme opposizione  a creare incessantemente nuove opportunità di accumulare profitti per la nuova borghesia, distruggendo i luoghi urbani di residenza e la natura, senza prendersi la pena di considerare  le opinioni e le obiezioni dei comuni cittadini.

Da quando, (10 giugno) dopo dieci giorni la polizia si è ritirata da Piazza Taksim e dal Parco Gezi, migliaia di persone di contesti politici molto diversi hanno creato una sfera pubblica libera dove i non credenti rispettano i riti religiosi dei gruppi musulmani democratici [i componenti di uno di questi si definiscono "Musulmani anticapitalisti",  suggerendo che la proprietà appartiene a Dio, non alle grosse imprese commerciali]. La gente si aiutava reciprocamente, andava incontro alle reciproche necessità, e tutte le cose  fondamentali, come cibo e acqua, venivano fornite gratuitamente.

Penso che i diversi settori dell’opposizione sociale [gruppi di sinistra, NGO, sindacati, organizzazioni alauite, gruppi musulmani contrari al governo, il movimento curdo], potrebbero trarre le giuste lezioni da questa massiccia resistenza, cioè: se i dissidenti di vari contesti in Turchia, imparano a rispettare la cultura, le convinzioni religiose, ecc. dei segmenti sociali diversi che costituiscono la società della Turchia e  fanno proprie le loro richieste, se cercano di sviluppare un discorso esauriente e forme organizzative partecipative, allora le proteste del Parco Gezi lascerebbero una ricca esperienza. Se questa esperienza venisse compresa nel modo giusto, potrebbe indebolire l’attuale politica di polarizzazione [in effetti la politica del "dividi e comanda"] del governo. Potrebbe anche contribuire ad aprire la strada a una lotta da condurre fianco a fianco da settori diversi ma ugualmente oppressi, contro politiche neo liberali, antidemocratiche e crudeli  del governo che distruggono sia gli esseri umani che gli spazi urbani pubblici e la natura.

Un breve aggiornamento

Gli oppositori del Parco Gezi hanno organizzato una dimostrazione molto imponente a Piazza Taskim il 9 giugno cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Il comitato di solidarietà ha dichiarato le richieste comuni degli oppositori:

° Il Parco Gezi dovrebbe essere lasciato come è adesso e nessun tipo di edificio dovrebbe essere costruito lì.

° Tutti i dimostranti fermati o detenuti dovrebbero essere rilasciati e non dovrebbero essere perseguiti penalmente in nessun modo.

° I governatori e i capi della polizia delle grandi città dove hanno attaccato i dimostranti, dovrebbero dimettersi  ed essere  perseguiti penalmente.

° Tutte le piazze pubbliche della Turchia che erano state chiuse ai raduni e alle dimostrazioni popolari dovrebbero essere riaperte per assicurare il diritto dei cittadini alla protesta democratica.

Malgrado queste richieste molto ragionevoli, il Primo ministro R.T. Erdogan ha dichiarato che il suo governo non le discuterà, che sono decisi a riprogettare il Parco Gezi (questa volta ha detto che costruiranno un “museo della città” invece che un centro commerciale), che i dimostranti sono manipolati da gruppi illegali che mirano a rovesciare il governo e che dovrebbero evacuare il Parco Gezi e Piazza Taksim.

D’altra parte, il partito AK, il prossimo fine settimana organizzerà due massicce dimostrazioni a Istanbul e ad Ankara. Lo scopo è, naturalmente, è di organizzare uno spettacolo di forza e di intimidire le masse che si oppongono.

E’ quindi ovvio che la lotta continuerà fino a quando il governo non accetterà almeno alcune delle richieste. Da quando il ministro sta aumentando la tensione, quello che avverrà nei prossimi giorni(o settimane) ognuno può ipotizzarlo.

Per favore continuate a leggere gli articoli riguardanti la resistenza al Parco Gezi e mostrate la vostra solidarietà internazionale.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:http://www.zcommunications.org/gezi-park-resistance-in-turkey-reasons-lessons-and-possible-consequences-by-taylan-tosun-1

Originale: Taylan Tosun’s ZSpace Page

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