http://nena-news.globalist.it Ucciso leader opposizione, Tunisia nel caos Muore in un agguato Chokri Belaid, leader della sinistra. Proteste in tutto il Paese, le opposizioni accusano il governo islamista e lasciano la Costituente. Roma, 7 febbraio 2013, Nena News - Ieri quattro colpi di pistola hanno ucciso a Tunisi, fuori dalla sua casa, il leader del partito di sinistra di opposizione Fronte Popolare. Chokri Belaid era considerato uno dei più duri oppositori dell'attuale esecutivo in carico e in particolare del partito islamista di governo Ennahda. Ma non solo: all'estero e in patria era noto come uno strenuo difensore dei diritti umani, civili e politici del suo popolo, a cui ha dedicato anni di attività politica. Ieri mattina ad annunciarne la morte è stato il fratello, Abdelmajid Belaid, che ha raccontato di aver trovato Chokri a terra centrato da due proiettili alla testa, uno al cuore e un altro alla schiena. Subito è stato portato in ospedale, dove è arrivato però già morto. L'omicidio giunge il giorno dopo la durissima accusa mossa da Beilad nei confronti del governo tunisino, martedì in tv Chokri ha detto che il partito di maggioranza, Ennahda, "ha dato il via libera agli assassinii politici". E il Paese sprofonda nel caos, in bilico il governo che potrebbe essere sciolto a favore di un esecutivo tecnico: il premier Hamadi Jebali ha annunciato ieri la formazione di un governo di unità che conduca la Tunisia alle elezioni. Ma le opposizioni gridano al terrorismo politico, puntando il dito contro l'esecutivo, incapace di garantire non solo la sicurezza nel Paese ma anche un clima sereno di dibattito libero. Il governo ha tentato di difendersi: il premier Jebali ha definito l'omicidio di Beilat "un crimine abominevole, un atto di terrorismo contro l'intera Tunisia". Ma la gente non si placa: proteste sono esplose ieri in tutto il Paese, guidate dalle opposizioni di sinistra. Fuori dall'ospedale dove è stato portato il corpo di Belaid, leader molto amato per la sua passione politica e la profonda conoscenza della realtà tunisina, una folla si è riunita per piangerne la morte. I sostenitori hanno cantato l'inno nazionale tunisino mentre accompagnavano l'ambulanza verso l'obitorio. Oltre mille persone si sono riunite nel pomeriggio in Habib Bourguiba Avenue (teatro ed epicentro della rivoluzione del 2011) di fronte al Ministero degli Interni nella capitale, accusando apertamente il partito Ennahda della responsabilità per la morte di Belaid. Scontri sono esplosi tra la polizia e i manifestanti che invocavano le dimissioni del premier Jebali. I poliziotti hanno lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla, protetta dietro barricate improvvisate. Fitte le sassaiole lanciate dai manifestanti: un poliziotto è morto colpito al petto da una pietra. A Sousse, decine di persone hanno cercato di occupare un liceo privato per darlo alle fiamme. A Mezzouna, Kala Keebira e Gafsa la folla ha dato fuoco agli uffici del partito, mentre la famiglia del leader ha puntato il dito contro il regime islamista, di cui Chokri era uno dei critici più duri: "Accuso dell'omicidio di mio fratello Rached Ghannouchi, il leader di Ennahda", ha detto ieri Abdelmajid Belaid. E la Tunisia finisce sull'orlo di una crisi istituzionale. Le opposizioni all'interno dell'Assemblea Costituente hanno fatto dimettere i propri rappresentanti e organizzato per domani lo sciopero generale. Ufficialmente il movente dell'omicidio non è chiaro, ma di certo non può che essere legato al clima di tensione economica e sociale in cui sta galleggiando la Tunisia post-rivoluzione: la transizione democratica, dopo la caduta del regime di Ben Alì, due anni fa, non è completa. Le proteste di piazza proseguono, mentre aumenta la violenza settaria, soprattutto a causa dell'incapacità dell'attuale regime di realizzare quei cambiamenti chiesti dalla Primavera Araba tunisina. Il Paese è ancora diviso a livello sociale ed economico, le condizioni di vita non sono migliorate è il tasso di disoccupazione è ancora alle stelle. A preoccupare è la spaccatura che si è creata nel Paese: nelle città operaie del Sud, la povertà crescente sta provocando nuove forme di protesta e la disoccupazione oscilla tra il 23 e il 26%. Meglio a Nord e nell'area di Tunisi, dove si attesta al 19%. Nena News
|