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Datagate. Obama, il “grande fratello”
che spia “le vite degli altri” “Tutti spiano tutti” è il ritornello che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il suo zelante Segretario di Stato, John Kerry, hanno ripetuto ai loro colleghi europei, a partire dagli arrabbiati francesi, per continuare con i suscettibili tedeschi e per finire con gli accomodanti italiani. Una toppa più grossa del buco, purtroppo per loro! In realtà, è tradizione nel “Big Game”, il grande gioco come lo descrisse Kipling nel suo avvincente romanzo Kim, che le attività di Intelligence mettano sotto controllo sia i nemici sia gli amici, sia gli avversari politici sia gli alleati: intercettare chiunque, disinformare, fare un uso distorto delle informazioni “sensibili” e non. Soprattutto incamerare informazioni, catalogare e depistare. Ma le tecnologie dell’era digitale hanno reso questa “attitudine” un vero e proprio sistema di controllo del mondo intero: nulla è più riservato nelle comunicazioni private, sia si tratti di semplici cittadini, sia si tratti dei “potenti” della Terra, che formalmente dovrebbero essere “al di sopra di ogni sospetto”, o quantomeno di intercettazioni. Che le comunicazioni via satellite fossero una rete bucata come quella dei grossi pescherecci, in grado di far “sentire” tutto a tutti, di rubacchiare qualsiasi informazione via WEB, via GPS, lo si sapeva da sempre. Ma che anche quella via cavo (da quelli sottomarini a fibre ottiche, utilizzati proprio per la possibilità di far “correre” più velocemente qualsiasi comunicazione, all’ADSL) fosse un altro colabrodo, questo proprio non era del tutto certo. Anche perché per intercettare le comunicazioni via cavo, a fibre ottiche o tramite il doppino di rame, c’è bisogno di un intervento umano dall’esterno e ben visibile, di autorizzazioni per inserire dei sistemi di intercettazione collegati alle centrali di spionaggio come il Prism e l’Upstream della NSA americana, il Tempora inglese. Insomma, per essere un efficiente “Grande Fratello” c’è bisogno della collaborazione attiva dei “Grandi Cugini” dei paesi alleati, a partire da quelli che formano i “Five Eyes”, i Cinque Occhi (Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda) tradizionalmente alle dipendenze del controspionaggio USA, ma anche delle agenzie di spionaggio della NATO e dell’UE (Germania, Francia, Italia in primo piano). Le assicurazioni formali delle autorità di governo italiano a questo proposito sono solo “vaghe parole consolatorie”. Quando si parla di Intelligence, andrebbero scoperchiati gli accordi segreti che si celano dentro ai riservatissimi Memorandum, che neppure i ministri interessati pro tempore conoscono. Gli “affari riservati” sono sempre e comunque di competenza dei vertici militari e diplomatici, che formano a loro volta l’ossatura del sistema spionistico nazionale e internazionale. Dove è l’arbitrio in questo “Tutti spiano tutti”? Innanzitutto dalla causale che sta alla base di questo sistema e cioè la lotta senza tregua al terrorismo internazionale, specie quello fondamentalista islamico. Come si è visto nella tragica realtà, nessun servizio segreto è mai riuscito a sventare gli attentati in Occidente come nei paesi orientali, nonostante le panzane propagandistiche di vantarsi di averne sventati un centinaio. I terroristi, sapendo di essere intercettati con tutti i mezzi più sofisticati ormai vivono come “nell’età della pietra”, senza usare i mezzi di comunicazione digitali, né il web né i telefoni o più artigianalmente scambiandosi “pizzini2 come i mafiosi nostrani. E poi operano per cellule separate che si autodistruggono ogni volta che portano a compimento un’azione, che sia suicida oppure di altro tipo. Dal 2007 in poi gli Stati Uniti e gli altri 4 paesi dei “Cinque Occhi” hanno speso decine di miliardi di dollari l’anno per mettere sotto sorveglianza qualsiasi tipo di informazione, anche attraverso la collaborazione “forzosa” dei maggiori operatori telefonici e degli Over The Top del WEB ( Microsoft 2007, Yahoo 2008, Google, Facebook e PalTalk 2009, Youtube 2010, Skype e AOL 2011, Apple 2012). In pratica, dai prodromi della grande crisi finanziaria ed economica fino ad oggi, gli Stati Uniti del repubblicano guerrafondaio George W. Bush e poi del democratico, premio Nobel per la pace, Barack Obama, hanno potuto conoscere indiscretamente tutto quanto di “sensibile” i loro alleati si trasmettevano, dicevano, spedivano, inviavano anche come filmati e grafici: i metadati per gli addetti ai lavori. Ma non sono stati utilizzati tutti questi mezzi, la massa ciclopica di informazioni, per arginare quanto meno il “big business”, la “dirty money” che volando sulle ali del WEB ha fatto crollare i mercati di quasi tutto il mondo Anziché utilizzare le centinaia di milioni di metadati per scongiurare le rovinose speculazioni finanziarie HFT, High Frequency Trading, il riciclaggio del danaro sporco, ovvero le operazioni di “money laundering”, il traffico mondiale di droga e armi, i sistemi di evasione ed elusione fiscale più usati dalle grandi multinazionali per trasferire i capitali illegittimamente all’estero (guarda caso proprio i “Signori del WEB”), oltre a scongiurare preparativi di atti terroristici e di rapimenti in zone di guerra, la NSA e i suoi alleati in questi 7 anni hanno catalogato informazioni su ricerca e sviluppo tecnologico, farmaceutico, industriale, finanziario e sulle attività politiche riservate delle Cancellerie alleate. Ecco, dunque, le irritazioni prima dei tedeschi e poi dei francesi o il fastidioso imbarazzo degli italiani. Non si tratta di operare nei “paesi satelliti” dopo aver richiesto autorizzazioni (ce li vedete voi agenti della CIA e della NSA che vanno a Piazzale Clodio con gli incartamenti per chiedere i permessi di volta in volta? ), quanto di sapere chi, come, quando e perché ha permesso le connessioni operative tra le varie agenzie spionistiche e d’intelligence. Ci sarà probabilmente un’audizione del Copasir, il Comitato parlamentare che sovrintende alle azioni delle due Agenzie d’intelligence italiana, si ascolterà anche il sottosegretario Minniti delegato dal governo a seguire le attività delle due Agenzie e l’ambasciatore Massolo, coordinatore dei due servizi. Tutti smentiranno chissà quali collaborazioni coercitive con gli americani. Ormai non esiste nessuna privacy sulle nostre comunicazioni con i telefonini, le email, o qualsiasi altra diavoleria digitale. Ci vorrebbe una direttiva europea in grado di contrastare questa deriva da Grande Fratello americana, magari opponendosi alla firma del Trattato di libero scambio in dirittura d’arrivo con gli Usa, dopo quello appena firmato con il Canada. Soprattutto, servirebbe una regolamentazione in sede UE e ONU in grado di contrastare lo strapotere delle società multinazionali del WEB, che di fatto prestano volenti o nolenti tutto il loro immenso archivio di metadati alle Agenzie di intelligence, si chiamino NSA in America, GCHQ in Gran Bretagna o DGSE in Francia. In cambio ricevono dalle autorità di controllo americane e inglesi una sorta di “status privilegiato” per eludere fiscalmente i vari sistemi di tassazione dei paesi in cui operano, senza mai essere in realtà perseguiti o dover versare i tributi dovuti. Il Parlamento Europeo, intanto, in seduta plenaria a Strasburgo questo mercoledì ha deliberato a maggioranza una raccomandazione rivolta alla Commissione e al Consiglio, in vista del Vertice UE di fine settimana, affinché venga sospeso l’Accordo SWIFT tra UE e USA, che regola la reciproca trasmissione di dati sensibili dei cittadini in materia di segreti bancari e di tracciabilità dei trasferimenti di danaro, in base al trattato TFTP (Terrorist Financing Tracking Program). Una presa di posizione davvero autorevole rispetto alle titubanze delle Cancellerie europee ! Un primo passo, timido, ma che va nella giusta direzione. Non si tratta, infatti, solo di tutelare stringentemente la privacy del comune cittadino e in senso più ampio di tutte le attività di un determinato paese alleato; si tratta anche di difendere la libertà all’oblio, la libertà di comunicazione, d’informare ed essere informati senza depistaggi. Insomma, occorre una legislazione speciale che tuteli un nuovo “diritto fondamentale di libertà comunicativa” attraverso qualsiasi mezzo tecnologico. Solo in casi di fondati sospetti e con l’autorizzazione della magistratura, che ne controlli l’attività, allora si potrà sorvegliare gli obiettivi sensibili. Contemporaneamente dovrà essere fatto divieto ai Signori del WEB di catalogare qualsiasi notizia inerente il traffico via Rete dei loro “internauti”, magari fornendo a tutti un programma speciale per cancellare “la memoria virtuale” personale in maniera definitiva. In qualsiasi momento e su qualsiasi social network.
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