Originale: TomDispatch.com
Benvenuti nell’America post-Costituzione. Il 30 luglio 1778, il Congresso Continentale ha creato la prima legge per la protezione delle “talpe”, dichiarando “che è dovere di tutte le persone al servizio degli Stati Uniti di dare le primissime informazioni al Congresso o ad altra autorità appropriata riguardo a qualunque tipo di cattiva condotta , frodi o infrazioni commesse da qualsiasi funzionario o persona al servizio di questi stati.” Duecentotrentacinque anni dopo, il 30 luglio 2013, Bradley Manning è stato trovato colpevole di 20 su 22 capi d’accusa per i quali è stato perseguito, specificamente per “spionaggio” e per i video delle atrocità della guerra che aveva diffuso, ma non per “aver aiutato il nemico.” Vari giorni dopo il verdetto con le udienze di condanna in cui Manning poteva ricevere 136 anni di detenzione continua, gli esperti hanno detto la loro. Il problema è che hanno perduto l’aspetto più agghiacciante del caso Manning: il modo in cui ci ha accompagnato, quasi inosservato, nell’America post-costituzionale. Le armi della guerra arrivano in patria Anche prima che iniziasse il processo a Bradley Manning, lo sguardo emergente di quella nuova America stava apparendo. In anni recenti, le armi, le tattiche e le tecniche sviluppate in Iraq e in Afghanistan e anche la guerra al terrore hanno iniziato ad arrivare nella “madre patria.” Considerate, per esempio, la comparsa del poliziotto guerriero, dei dipartimenti di polizia sempre più “corazzati” in tutto il paese, spesso pieni di ex personale militare incoraggiato a usare il tipo di tattiche rozze una volta messe in pratica nelle zone di combattimento. Viene sostenuto dal genere di armamenti che una volta sarebbero stati inconcepibili nei dipartimenti di polizia, compresi i veicoli blindati, di solito comprati con i contributi del Dipartimento della Difesa nazionale. Di recente, il direttore dell’FBI (Federal Bureau of Information) ha informato un comitato del Senato che il Bureau stava impegnando i suoi primi droni negli Stati Uniti. Nel frattempo, la Protezione delle dogane e dei confini che fa parte del Dipartimento della Difesa Nazionale e che fa già volare una flotta sempre più grande di droni Predator, è ansiosa di fornirli di armi “non letali” per “immobilizzare gli obiettivi di interesse.” Soprattutto, le tecnologia usata per la sorveglianza ci è arrivata in patria dalle nostre lontane zone di guerra. L’Agenzia Nazionale per la Sicurezza (NSA), per esempio, è stata la pioniera dell’uso dei telefoni cellulari per seguire i possibili movimenti del nemico in Iraq e in Afghanistan. La NSA lo ha fatto in uno dei vari modi possibili. Allo scopo di accendere da lontano i cellulari come controllo audio, o come dispositivi GPS, si potevamo inviare segnali irregolari tramite una rete già esistente, o si poteva installare un software della NSA sui telefoni, mascherati da scaricamento di immagini porno o di giochi. Usando finti tralicci per cellulari che in realtà intercettano i segnali diretti alle torri vere, gli Stati Uniti potevano raccogliere informazioni hardware in Iraq e in Afghanistan che avrebbero etichettato per sempre ujn telefono e permesso alla NSA di identificarlo sempre e unicamente, anche se la carta SIM veniva cambiata. Anche i finti tralicci per i cellulari permettevano alla NSA di raccogliere dati precisi della posizione per il telefono, di svuotare i metadati (i dati sui dati e monitorare che cosa veniva detto. A un certo punto più di 100 squadre della NSA hanno fatto ricerche in Iraq per trovare frammenti di dati elettronici che potessero essere utili ai pianificatori militari. Il direttore dell’Agenzia, il generale Keith Alexander, ha cambiato: ha elaborato una strategia che si chiama: “Ingresso in zona in tempo reale” per impossessarsi di qualsiasi messaggio SMS, telefonate, email e interazioni sui media sociali. “Invece di cercare un solo ago nel pagliaio, il suo approccio è stato: ‘raccogliamo tutto il pagliaio,” ha detto un ex importante funzionario dei servizi segreti degli Stati Uniti. “Raccogliamo tutto, etichettiamolo, depositiamolo, e qualsiasi sia la cosa che volete, andate a cercarla.” Le fa venire in mente qualche cosa, Signor Snowden? Benvenuto a casa, soldato (Parte I) Grazie a Edward Snowden, adesso sappiamo che la tecnica del “raccogliete tutto” usata dalla NSA in Iraq sarebbe stata presto usata per raccogliere i metadati americani e altre informazioni disponibili per via elettronica, compre le transazioni con le carte di credito, gli acquisti di biglietti aerei e i rendiconti finanziari. Presso l’enorme nuovo centro dati del valore 2 miliardi di dollari che sta costruendo a Bluffale, nello Utah e in altre località, la NSA sta seguendo il copione dell’Iraq di conservare tutto, in modo che una volta che un americano/a diventava un obiettivo tutta la sua storia poteva essere passata al setaccio. Tali ispezioni non richiedono l’approvazione di un tribunale, e neanche di un supervisore della NSA. Si dava il caso, comunque, che il lavoro fosse più facile da realizzare negli Stati Uniti che in Iraq, dato che alle società Internet e alle compagnie telefoniche viene richiesto da una legge segreta di consegnare i dati richiesti, accuratamente formattati, senza che ci sia di mezzo lo spionaggio che crea casini. Quando gli Stati Uniti avevano bisogno di qualcosa in Iraq o in Afghanistan, ,andavano dei tizi a buttare giù le porte a calci e a prenderselo. Può darsi che questo stia per accadere anche in qui in patria. Di recente, malgrado altri preziosi e oggetti facili da portare a mano che c’erano in giro, sono stati rubati computer e soltanto computer dagli uffici legali che rappresentano la talpa del Dipartimento di Stato, Aurelia Fedenisn. Analogamente, uno studio legale di Washington che rappresenta la talpa dell’NSA al Dipartimento di Stato, Tom Drake aveva dei computer e soltanto quelli sono stati rubati dal suo ufficio. In questi anni, l’FBI ha trasferito in patria altri due strumenti di guerra. Il Bureau ora usa un dispositivo che si chiama Stingray per ricreare quei finti tralicci per i cellulari e per seguire le persone negli Stati Uniti senza che esse lo sappiano. Singray offre dei vantaggi unici: scavalca completamente la compagnia telefonica che, naturalmente, è a portata di mano in una zona di guerra dove una compagnia telefonica può essere controllata da tipi meno che collaborativi, oppure, se le compagnie non collaborano più con il governo, o se, semplicemente non si vuole che la compagnia telefonica o chiunque altro sappia dove si sta curiosando. Le compagnie telefoniche americane sembra che siano state molto collaborative. La Venizon, per esempio, ammette di aver violato i modem dei suoi stessi cellulari (“air cards”) per facilitare l’intromissione dell’FBI. L’FBI segue ora anche l’installazione del software spyware (http://it.wikipedia.org/wiki/Spyware) dalla NSA elaborato segretamente e a distanza per le nostre zone di guerra in computer e telefoni cellulari americani. Il Bureau può quindi da lontano accendere microfoni dei telefonino e computer portatili, anche delle webcam, per monitorare i cittadini, mentre i file possono essere tirati fuori da un computer o installati in un computer. Tra gli esempi più recenti di tecnologia bellica che fanno il viaggio di ritorno in patria, c’è un aerostato, un dirigibile frenato di medie dimensioni *. Chiunque abbia fatto il militare in Iraq o in Afghanistan, lo riconoscerà, dato che uno o anche più di questi volavano su quasi ogni base aerea di ogni dimensione e importanza. L’esercito ha di recente annunciato piani per usare due di questi dirigibili su Washington, D.C., cominciando dal 2014. Presumibilmente devono servire soltanto come difese anti-missili, sebbene nelle nostre zone di guerra fossero usati come piattaforme per la sorveglianza di massa. Come assaggio dei tipi di sistemi di sorveglianza, con cui gli aerostati sono stati forniti all’estero, ma l’esercito dice che non li avranno qui in patria, considerate Gorgon Stare, un sistema che può trasmettere immagini dal vivo di un’intera città. E, al contrario dei droni, un aerostato non ha mai bisogno di atterrare. Mai. Benvenuto a casa, soldato (Parte II) E ora veniamo a Bradley Manning Come gli armamenti e la tecnologia bellica sono arrivati in patria, così è arrivata una nuova definizione di giustizia sempre più Guantanamonizzata. Questa è una cosa che Manning ha chiarito. Per cominciare, Manning non è stato trattato in maniera diversa dei prigionieri di Guntanamo della guerra americana al terrore, e di quelli che sono nei “luoghi neri” che l’amministrazione Bush ha installato in tutto il mondo. Preso sul “campo di battaglia,” Manning è stato prima tenuto segregato in una gabbia in Kuwait per due mesi senza potersi rivolgere a un avvocato, poi, malgrado fosse un membro dell’esercito in servizio attivo, è stato consegnato ai Marine e tenuto in un carcere militare a Quantico, in Virginia. Sono seguiti tre anni di detenzione crudele, dove, come sarebbe potuto avvenire a Guantanamo, Manning, tenuto in isolamento, era privato dei vestiti, delle comunicazioni, di consigli legali e del sonno. Il regime di privazione del sonno che gli è stato imposto non corrispondeva a nessuno standard, a parte quello di Washington e forse di Puongyang riguardo alla tortura. In cambio di questi abusi, perfino dopo che un giudice aveva formalmente decretato che Manning era soggetto a un trattamento eccessivamente duro, Manning riceverà soltanto una riduzione 112 giorni di pena della sua eventuale condanna. Alla fine l’amministrazione Obama ha deciso che Manning doveva essere processato come soldato davanti a un tribunale militare. Nell’aula del tribunale, anche essa all’interno di una struttura militare che ospita anche il quartier generale della NSA, c’era una notevole atmosfera da gulag. Il suo processo è stato costruito attorno a testimoni segreti e a prove segrete; sono state imposte severe restrizioni alla stampa; l’esercito ha negato i permessi a 270 delle 350 organizzazioni di media che avevano fatto richiesta di essere presenti; e c’era un chiaro aspetto di ingiustizia. Tra le altre cose, il giudice si è pronunciato a sfavore di quasi ogni mozione di difesa. Durante i mesi del processo, i militari statunitensi si sono rifiutati di rilasciare la trascrizione ufficiale dei fatti. Perfino un a un disegnatore forense privato è stato vietato di accedere all’aula. La giornalista indipendente e attivista Alexa O’Brien si è assunta la responsabilità di essere presente ogni giorno al processo, di sfidare l’esercito, e di scrivere a mano una relazione non ufficiale del procedimento giudiziario. Nel seguito del processo la polizia militare armata si piazzava dietro gli inviati che ascoltavano la deposizione. Soprattutto, era difficile evitare la sensazione che il fato di Manning fosse stato prestabilito. Dopo tutto, il presidente Obama, ex professore di Diritto costituzionale, l’ aveva sostanzialmente proclamato colpevole già nel 2011 e il Dipartimento della Difesa non ha esitato a dichiarare più in generale che “far trapelare informazioni segrete equivale ad aiutare i nemici degli Stati Uniti.” Come a Guantanamo, le regole sulle prove che risalgono agli inizi del sistema legale inglese, sono state capovolte. Nel caso di Manning, egli è stato dichiarato colpevole di spionaggio, anche se la accusa non doveva dimostrare o il suo intento di aiutare un altro governo o il fatto che erano stati provocati dei danni; un tribunale civile aveva già preparato la strada per questa decisione in un’altra causa di fuga di notizie. Inoltre al governo è stato permesso di etichettare Manning come “traditore” e “anarchico” in una pubblica udienza, anche se non veniva processato né per tradimento né per anarchia. Al suo supervisore nell’esercito negli Stati Uniti e in Iraq, è stato permesso di testimoniare contro di lui anche se aveva fatto dichiarazioni faziose e omofobiche su di lui in un documentario costruito sulla rappresentazione di Manning come un giovane triste, sessualmente confuso, in cerca di attenzione, affascinato dal fondatore di WikiLeaks Julian Assange. Infine, la stessa giudice che ha sostanzialmente tormentato la stampa durante tutto il processo di Manning, ha rilasciato con un anticipo di 24 ore la comunicazione del suo verdetto per assicurarsi la massima copertura giornalistica soltanto del risultato, non del processo. Dati tutto questo, è di poco conforto sapere che Manning, inchiodato dall’ Espionage Act dopo molti fallimenti in altri casi, da parte dell’amministrazione Obama, non è stato ritenuto colpevole dell’ accusa più grave di “aver aiutato il nemico.” Non solo Manning Prima o poi, il caso Manning potrebbe essere visto come una amara pietra miliare sulla strada di un’America post-costituzionale, ma non sarà considerata come il primo caso dell’evoluzione post-costituzionale. Immediatamente dopo l’11 settembre, i più alti funzionari dell’amministrazione Bush hanno deciso di competere senza troppe regole. Subito dopo, John Walker Lindh, il cosiddetto talebano americano, ferito, è stato catturato su un campo di battaglia afgano, tenuto dentro un container senza finestre di solito usato per spedizioni via mare, gli è stato rifiutato di rivolgersi a un avvocato, anche dopo che lo aveva domandato in quanto cittadino americano, ed è stato interrogato dall’FBI contro il suo volere. La possibilità di avere cure mediche è stata usata come mezzo di corruzione per richiederli informazioni. La “prova” ottenuta con questi mezzi è stata poi usata per condannarlo in tribunale. Jose Padilla, un cittadino americano che ha tramato goffamente per fare esplodere una non esistente “bomba sporca” (che contiene sostanze radioattive) è stato tenuto in segregazione per più di tre anni, dei quali oltre uno lo ha scorso in un carcere militare della Carolina del Sud. E’ stato arrestato soltanto come testimone materiale e non è stato formalmente accusato di reato fino ad anni dopo. Non gli hanno alcun modo di contestare la sua detenzione in base a un mandato di comparizione, dato che il presidente Bush lo ha designato “combattente nemico.” Fotografie di Padilla che viene trasferito con addosso dei congegni che non gli permettono di sentire e di vedere, fanno pensare che sia stato oggetto di privazione sensoria che provoca psicosi, e che è usata come “tortura bianca” (tortura psicologica) contro i nemici stranieri di Guantanamo. Certamente il caso più vergognoso della ingiustizia pre-Manning e post-costituzionale è stata l’uccisione con un drone del cittadino americano Anwar al-Awlaki in Yemen, senza giusto processo perché era propagandista di al-Qaida. In questo caso il presidente Obama è i suoi consiglieri di più alto grado hanno letteralmente assunto il ruolo di giudici, giuria e giustiziere. Sempre allo stesso modo, di nuovo in Yemen, gli Stati Uniti hanno ucciso il figlio adolescente di Anwar al-Awlaki, un ragazzo che nessuno dichiarava fosse collegato al terrorismo. Gli avvocati dell’amministrazione Obama hanno continuato a sostenere il loro diritto legale a giustiziare cittadini statunitensi senza giusto processo o processo dovuto e hanno ammesso di avere ucciso quattro americani. Il Procuratore generale Eric Holder ha dichiarato che “la sola cittadinanza statunitense non rende questi individui immuni dall’essere presi di mira.” L’allora direttore dell’FBI Robert Muelier, richiesto in una seduta del Congresso se l’FBI potrebbe assassinare un cittadino americano negli Satti Uniti ha risposto che semplicemente non lo sapeva. “Devo tornare indietro. Oh, non sono sicuro se questo è stato trattato o no.” Ha aggiunto: “Lo sottoporrò ad altri al Dipartimento di Giustizia.” Come se dovesse concorrere per un premio orwelliano, un anonimo funzionario dell’amministrazione Obama ha detto al Washngton Post: “Ciò che costituisce un giusto processo in questo caso è un giusto processo in guerra.” L’America post costituzionale Benvenuta quindi l’America del post-Costituzione. La sua forma sta iniziando a comparire in modo abbastanza sinistro. Il famoso romanzo distopico (non utopico) di Orwell, 1984, non intendeva essere un manuale di istruzioni, ma proprio pochi giorni prima del verdetto di Manning, l’amministrazione Obama ha seppellito la sua ora ironica promessa di una campagna per proteggere le “talpe”, mandandola nella versione di Washington del buco nero della memoria dove sparisce tutto quello che è bene non si sappia. Dopo l’11 settembre, è noto che la tortura smise di essere tortura se la faceva un americano, e chi la praticava non era perseguibile dal Dipartimento di Giustizia. Analogamente, lo spionaggio a largo spettro non viene considerata una violazione del Quarto Emendamento e non richiede neanche una probabile causa. Gli analisti di basso livello della NSA, hanno accesso tramite alle email private e alle telefonate degli americani. L’Ufficio postale fotografa le buste di ognuno dei 160 milioni di oggetti di posta che gestisce, e raccoglie i metadati “destinatario” e “mittente” dagli indirizzi. Un programma per [contenere] le minacce interne voluto dall’amministrazione Obama, richiede che gli impiegati federali (compresi i volontari dei Corpi della Pace) riferiscano informazioni riguardo al comportamento sospetto di loro colleghi. I funzionari di governo preoccupati di probabili illeciti nei loro dipartimenti o agenzie, che “seguano i canali regolari” vengono licenziati o perseguiti penalmente. Alle talpe che agiscono ai danni del governo si ordina di ritornare per affrontare la giustizia, mentre ai trasgressori al servizio del governo si permette di sfuggire alla giustizia. I funzionari delle CIA che distruggono le prove delle torture restano liberi, mentre un agente della CIA che ha fatto trapelare notizie segrete sulla tortura viene imprigionato. Le leggi e le carceri segrete possono creare una legge segreta che non potete conoscere su “crimini” che non sapete neanche che esistono. Tuttavia potete essere arrestati per averli commessi. Grazie al Patriot Act, ai cittadini, perfino ai bibliotecari, può essere consegnata dall’FBI una Lettera della Sicurezza Nazionale che arriva dall’FBI (che non richiede un ordine del tribunale) che richiede resoconti e altre informazioni e che li obbliga a non rivelare a nessuno che tale informazione è stata richiesta o che tale lettera è stata consegnata. I cittadini possono essere fermati senza processo e si possono negare i loro diritti costituzionali non appena vengono definiti “terroristi”. I legali e i mandati di comparizione sono disponibili soltanto quando il governo lo permette. Nell’ultimo decennio sono dieci volte di più i datori di lavoro che si sono rivolti alla banca dati penali dell’ FBI per selezionare i candidati a un impiego. La stampa viene limitata quando si tratta di “processi pubblici.”La guerra alle “talpe” si sta metastizzando in una guerra al Primo Emendamento. ** Le persone si possono ora condannare in base a una testimonianza segreta di anonimi. I tribunali e le carceri militari possono sostituire quelle civili. La giustizia può essere distorta e ingarbugliata fino ad assumere una forma irriconoscibile e poi usata per mandare in prigione per decenni un uomo giovane. Sostenendo che le sue azioni sono legittime e allo stesso tempo difendendo le opinioni “legali” citate, spesso anche da parte del Congresso, il governo può mandare i suoi droni ad assassinare i suoi stessi cittadini. Uno alla volta gli strumenti e gli atteggiamenti della guerra al terrore, di un mondo di combattimenti senza regole, sono arrivati in patria. Il classico avvertimento del personaggio del fumetto Pogo “Abbiamo incontrato il nemico e siamo noi” sembra sempre meno una metafora. Secondo il governo, noi siamo in realtà sempre di più il loro nemico. *http://www.raytheon.com/capabilities/products/jlens) **http://it.wikipedia.org/wiki/I_emendamento_della_Costituzione_degli_Stati_Uniti Peter Van Buren ha vuotato il sacco sugli sprechi e la cattiva gestione del Dipartimento di Stato durante la ricostruzione in Iraq nel suo primo libro We Meant Well: How I Helped Lose the Battle for the Hearts and Minds of the Iraqi People [Avevamo buone intenzioni: come ho contribuito a perdere la battaglia per i cuori e le menti del popolo iracheno]. Collabora regolarmente a TomDispatch e scrive degli avvenimenti attuali sul suo blog: We Meant Well. Il prossimo libro di Van Buren Ghosts of Tom Joad: A Story of the #99Percent [Fantasmi di Tom Joad: una storia del 99 per cento], sarà disponibile nel marzo 2014. Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su TomDispatch.com, un weblog del Nation Institute, che offre un flusso continuo di fonti alternative, notizie e opinioni da parte di Tom Engelhardt, da lungo tempo direttore editoriale, co-fondatore dell’American Empire Project, autore del libro : The End of Victory Culture (La fine della cultura della vittoria) e anche del romanzo: The Last Days of Publishing (Gli ultimi giorni dell’editoria). Il suo libro più recente è: The American way of War:How Bush’s Wars Became Obama’s (Haymarket Books) (Lo stile bellico Americano: come le guerre di Bush sono diventate quelle di Obama). Da: Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://www.zcommunications.org/ welcome-to-post-constitution-america-by-peter-van-buren
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