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12 marzo 2013

Ungheria, golpe bianco di Orban. L’Ue preoccupata ma impotente
di Luca Pisapia

Modifiche liberticide alla Costituzione: limitazioni per il potere giudiziario, limitazioni alla libertà di stampa. Diritti riconosciuti solo alle coppie eterosessuali e sposate. Il Partito comunista dichiarato fuorilegge. Sarà reato dormire per strada e gli studenti che si laureano con gli aiuti di Stato non potranno lasciare il paese per dieci anni

Le critiche e preoccupazioni espresse dalle più alte cariche europee, dal presidente della Commissione José Barroso al segretario generale del Consiglio Thorbjørn Jagland fino al presidente del Parlamento Martin Schulz, non fanno altro che confermare l’impotenza delle istituzioni continentali. Il golpe bianco avvenuto ieri nel cuore dell’Europa, quando il parlamento ungherese ha approvato a larghissima maggioranza una serie di emendamenti che modificano la costituzione magiara in senso liberticida, è un colpo al cuore non solo del paese ma anche di quelle stesse istituzioni continentali di cui fa parte. Tutto quello che Jagland e Barroso hanno potuto fare, è stato di sollecitare il primo ministro ungherese Viktor Orban a impegnarsi per stabilire contatti con le istituzioni europee, al fine di eliminare le molte incompatibilità delle modifiche costituzionali con i principi europei e il diritto comunitario. Critica anche la cancelliera Angela Merkel. 

Ma Orban non ne ha alcuna intenzione. Il suo partito Fidesz non è una recente creazione movimentista, ma un partito conservatore-cristiano nato sulle macerie del muro di Berlino che fa parte del Partito Popolare Europeo, insieme allo stesso Barroso. Alle elezioni del 2010 ha ottenuto la maggioranza del 52% che gli ha permesso di ottenere i due terzi del parlamento necessari a modificare la costituzione. Cosa che ha fatto fin da subito, insieme all’occupazione della Banca Centrale coi suoi uomini, dicendo che avrebbe “rivoltato il paese come un calzino”. E una nuova costituzione è entrata in vigore a inizio del 2012. Poi, siccome tutta una serie di ulteriori leggi autoritarie sono state bloccate dalla Corte Costituzionale, settimana scorsa sono stati presentati ulteriori emendamenti alla carta proprio per ridurre la possibilità di intervento della Corte. Riforme che sono passate ieri a larga maggioranza – 265 favorevoli, 11 contrarti e 33 astensioni – mentre i socialisti, maggior partito d’opposizione, hanno abbandonato l’aula.

Oltre alle limitazioni del contro potere della Corte Costituzionale, che potrà intervenire solo su questioni procedurali e non di merito, le nuove modifiche prevedono tutta una serie di limitazioni anche per i tribunali, dato che sarà relativamente facile chiedere e ottenere lo spostamento dei processi in altra sede. Limitata anche la libertà di opinione e di espressione, se questa lede una non meglio specificata “dignità della nazione ungherese”. E, come contorno, i dibattiti pre-elettorali saranno vietati su radio e televisioni private. E se tutto quello che l’Europa ha fatto fino ad ora è chiedere considerazione, il capo dei deputati del Fidesz, Gulyas, può permettersi di dire al giornale conservatore Magyar Nemzet che “non c’è motivo di preoccuparsi del chiasso europeo, è naturale che una maggioranza parlamentare utilizzi l’autorità che le ha conferito un’elezione democratica”. 

E così in Ungheria i nuoi nemici dello stato sono i senzatetto, dato che il dormire per strada o nei luoghi pubblici diventa un reato perseguibile penalmente. Ce n’è anche per la famiglia. I diritti saranno riconosciuti solo alle coppie eterosessuali, ufficialmente sposate e con figli: nessun aiuto o agevolazione per conviventi o coppie di fatto. E per gli studenti. Coloro che si laureano grazie agli aiuti statali saranno obbligati a rimanere nel paese per almeno dieci anni dopo il conseguimento della laurea, se non avranno restituito i soldi. Poi aumentano i poteri di prevenzione e contenimento delle forze di polizia, che potranno incarcerare i soggetti sospettati di sedizione e congiura. E il vecchio Partito Comunista è messo ufficialmente fuori legge e dichiarato “organizzazione criminale”, rendendo così possibili i processi politici. 

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