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giovedì 11 aprile 2013 18:03

Pubblichiamo la traduzione dell'intervento che Glenda Jackson ha fatto alla Camera dei Comuni nel giorno del tributo a Margaret Thatcher. Parole dure che raccontano un'altra storia rispetto alla retorica di questi giorni

La Thatcher? ha distrutto questo Paese

Glenda Jackson non ci sta: "la Thatcher ci ha insegnato ad ammirare come virtù vizi quali l'avidità, l'egoismo, l'indifferenza per i deboli, il farsi strada a gomitate".

Quando feci il mio discorso d'ingresso in questa camera, poco più di due decenni fa, Margaret Thatcher era stata appema "elevata" alla camera dei Lord. Ma il thatcherismo continuava a portare i suoi terribili frutti come nel decennio precedente, i danni più odiosi che questo paese abbia subito dal punto di vista sociale, economico e spirituale. Gli ospedali non avevano soldi, i pazienti stavano sulle barelle in corridoio. Faccio fatica a immaginare quale sarebbe stato il tasso di mortalità tra i pensionati in un inverno come quello appena trascorso, se il thatcherismo fosse stato ancora dottrina dominante.

Nelle scuole insegnanti, genitori e persino studenti trascorrono una quantità incredibile di tempo a cercare i fondi necessari a procurarsi materiali di base, la carta e le matite. L'intonaco nelle classi si tiene su con lo scotch dei disegni dei bambini. Chilometri di scotch. Le biblioteche sono vuote, e le copertine dei pochi libri che ci sono si tengono solo grazie all'onnipresente scotch.

Ma il risultato di gran lunga più odioso del thatcherismo, non solo a Londra ma in tutto il paese, è che ogni serranda di negozio, ogni notte, si trasforma nella cucina, la sala da pranzo e il bagno dei senzatetto. E molti di quei senzatetto sono stati gettati sulle strade dalla chiusura degli ospedali psichiatrici. Ci fu detto che in cambio ci sarebbe stato il programma "Care in the community" (cura a livello locale). In pratica non c'è stata nessuna cura. 

Mi ha colpito sentir parlare della sollecitudine di Lady Thatcher nell'ospitare a Natale chi non aveva un posto dove andare. È un peccato che non abbia pensato anche a costruire case popolari: magari avrebbe potuto ridurre il numero di senzatetto. Negli anni della Thatcher Londra è tornata una città che sarebbe apparsa familiare a William Hogarth (lo scrittore inglese del Settecento).

Ma il danno più grave arrecato dal thatcherismo è morale. Ci ha insegnato ad ammirare come virtù cioè che in realtà è vizio: l'avidità, l'egoismo, l'indifferenza per i deboli, il farsi strada a furia di gomitate. 

In questi giorni ci hanno riempito le orecchie di discorsi sui muri abbattuti dalla Thatcher, sulla rimozione del vecchio establishment. La parola magica è che lei ha creato una «società delle aspirazioni». Come disse un altro primo ministro (Harold Macmillan), quella della Thatcher è stata l'epoca della vendita dei tesori di famiglia. Un'epoca in cui tutti conoscevano il prezzo delle cose, ma non il valore delle cose.

Quello che mi preoccupa è che vedo il riemergere di quella mentalità, la distruzione della natura più profonda di questo paese. Un paese in cui abbiamo a cuore la società, le comunità locali, in cui non lasciamo che nessuno cammini da solo. Ma questo non succede più. Se tornassimo ai primi giorni di quell'epoca, rivedremmo la stessa terribile perdita di capitale umano. L'incapacità di riconoscere il valore inestinguibile di ciascun essere umano.

La mia onorevole collega del collegio di Hackney (la laburista Diane Abbott) ha detto che, benché le sue idee fossero diverse da quella di Lady Thatcher, sente comunque il bisogno di prestare un tributo alla prima donna primo ministro. Io appartengo a una generazione che è stata cresciuta da sole donne. Gli uomini erano in guerra, e le donne non guidavano il governo ma guidavano il paese. Le donne che hanno cresciuto me e molti come me, che mandavano avanti le fabbriche e tenevano acceso il camino sotto i bombardamenti, non riconoscerebbero la loro idea di femminilità nell'icona di Lady Thatcher. La prima donna primo ministro, certo. Ma una vera donna? Non per come la vedo io.



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