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31 dicembre 2013

Indipendenza Catalogna, governo spagnolo diffonde manuale contro il separatismo
di Silvia Ragusa

Il documento di 210 pagine si intitola "Por la convivencia democratica" ed è stato distribuito in 129 ambasciate e 20 consolati nel mondo. L'obiettivo è rispondere alle domande sul referendum (fissato per il 9 novembre 2014) che chiede la separazione della regione dallo Stato iberico e promuovere l'unione

uale anti-separatismo o procedura standard? Di certo il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel García-Margallo ci stava lavorando già da un anno. Ma solo quando la Catalogna, guidata da Artur Mas, ha fissato la data e la domanda per il fatidico referendum sull’indipendentismo (fissato per il 9 novembre 2014), il ministro ha deciso di distribuirlo in lungo e in largo: 129 ambasciate e 92 consolati battenti bandiera iberica in tutto il mondo. “Sono passati alla fase due, l’internazionalizzazione, e non potevamo rimanere con le braccia incrociate”, hanno aggiunto, quasi a giustificarsi, fonti governative.

Il documento interno che getta benzina sul fuoco nello scontro tra Barcellona e Madrid s’intitola Por la convivencia democrática (Per la convivenza democratica) ed è lungo ben 210 pagine: una serrata batteria di domande e risposte da imparare al di là dei Pirenei per rispondere all’assalto dei giornalisti stranieri o alle chiacchierate informali durante seminari e conferenze con gli altri diplomatici. A leggerlo in anteprima è stato il quotidiano spagnolo El Pais, che ne ha pubblicato alcuni stralci: “Dal ripristino delle libertà, la società catalana non aveva mai sperimentato episodi di tensione sociale e rischio di conflitti interni come oggi. L’opzione indipendenza provoca confusione e sgomento in tutta la società spagnola, compresa gran parte di quella catalana. [ ... ] L’indipendenza implica un impoverimento economico certo [ ... ] La vocazione europeista della Catalogna sarebbe spezzata [ ... ] Non c’è nessun emancipazione nel considerare come soluzione al proprio benessere, in questa fase del XXI secolo, come fanno i separatisti, rendere stranieri i propri concittadini [ ... ] A minacciare l’armonia sono quelli che promuovono un progetto politico che non vuole affidarsi all’altro, ma fare a meno di lui, un progetto che non intende mantenere il quieto vivere, ma persegue la separazione, collegandosi ai momenti più gravi della nostra storia recente [ ... ] il governo è convinto che insieme possiamo vincere, separati perderemo tutti”. Insomma una serie di frasi ben articolate per contrastare la sfida alla sovranità, lanciata dalle istituzioni catalane.

La procedura standard c’è: ogni tanto alle ambasciate arrivano comunicati dal ministero degli Esteri su vari argomenti di carattere nazionale e internazionale, affinché i rappresentati conoscano la posizione del Governo e possano a essa far riferimento. Di solito però si tratta di poche pagine. Questo documento invece, ispirato alla campagna britannica Stronger Toghether (Più forti insieme) con la quale il premier David Cameron spera di vincere il referendum sull’indipendenza in Scozia, è lungo oltre 200 pagine ed è formato da un breve testo generale e sei allegati dove si analizza punto per punto la questione catalana.

La tesi centrale riguarda l’importanza di un’armonia nazionale su base democratica. Negli allegati invece, l’analisi principale è dedicata all’aspetto economico. Nel manuale si legge chiaro e tondo che non esiste alcun “saccheggio fiscale”, quello più volte diventato slogan dei nazionalisti catalani. Ma piuttosto un “contributo di solidarietà previsto dalla Costituzione, che colpisce molte altre regioni”. E a questo proposito, ricorda che i meccanismi di finanziamento approvati fin dal 1980 e fino al 2009 hanno avuto sempre il beneplacito della Generalitat.

A Barcellona però il manuale non è piaciuto affatto. “È il riconoscimento esplicito di una disputa”, hanno detto i separatisti. Per il portavoce di Esquerra republicana de Catalunya Alfred Bosch, la campagna di Madrid non ha senso: “Il governo avrebbe potuto risparmiare i soldi dei cittadini. In fondo il documento riporta la posizione di sempre: il governo non vuole che i catalani possano votare”.

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