http://serenoregis.org Ecco perché la lotta di Edward Snowden e Glenn Greenwald contro la Tirannia segue le orme di Gandhi Snowden non ha “tradito” il proprio paese. Piuttosto, la sua azione coraggiosa incarna il modello gandhiano di incitare le persone a ribellarsi contro uno Stato ingiusto.
Si sta facendo ricorso a una inapropriatezza linguistica nel descrivere ciò che Edward Snowden ha commesso, reso possibile dal “giornalismo di rappresentanza” di Glenn Greenwald e il The Guardian. Mentre molti, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, sembrano ritenere che Snowden abbia compiuto un “atto eroico” svuotando un gran sacco sullo spionaggio globale degli USA, i poteri istituzionali continuano a insistere che invece no, si tratta di “tradimento”. Ieri un altro Senatore americano ha confermato quest’ultima versione. Il Senatore del Maine, Angus King, un membro del Comitato Selezionato sulle questioni d’Intelligence del Senato (Senate Select Committee on Intelligence SSCI -), ha rivelato al The Takeaway: “Ho riflettuto su questa storia da quando è cominciata, e all’inizio pensavo che [Edward Snowden] stava cercando di sollecitare un pubblico dibattito su questioni fondamentali, e che forse si trattava di qualcosa di più di uno spifferatore … Come è continuata, sono giunto alla conclusione che si tratti di tradimento.” Tradimento non è la parola corretta. Eversione si. La definizione nel Dizionario di Oxford di “tradimento” è: “il crimine di tradire il proprio paese, tentando in particolare di uccidere il sovrano o di rovesciare il Governo”; mentre quella di “eversione” è: “condotta o discorso incitante le persone a ribellarsi contro l’Autorità di uno Stato o monarca.” Snowden non ha “tradito” il proprio paese, ma la sua azione coraggiosa e il giornalismo di Greenwald stanno certamente “incitando le persone a ribellarsi contro l’autorità dello Stato.” Visti da quest’ottica, i loro atti possono essere considerati eversivi, e sono anche in buona compagnia con nient’altro che il Mahatma Gandhi. Nel marzo 1922 Gandhi fu accusato di eversione dal Governo britannico imperante in India. Ammise le accuse e disse: “Predicare l’ostilità verso l’attuale sistema di governo è diventata quasi una passione per me … L’unica maniera per lei … è … o dimettersi dalla sua carica o infliggermi la più severa delle pene.” Venne condannato a sei anni di prigione. Cosa fece Gandhi? Commise un grave crimine il giornalismo. Gandhi fu il giornalista più raffinato che il mondo abbia mai visto. “L’unico scopo del giornalismo dovrebbe essere di pubblico servizio”, scrisse Gandhi nella sua autobiografia. Nel corso di quattro decenni diresse sei giornali, alcuni in inglese, altri in Gujarati e Hindi. Young India, un settimanale in lingua inglese messo in circolazione tra il 1918 e il 1932. Gandhi venne accusato di eversione per aver “diffuso ostilità scrivendo articoli eversivi su Young India”, scrisse V. N. Narayanan. In un articolo Gandhi scrisse: “Non esito affermare che servire questo Governo è immorale per tutti, tanto per i soldati quanto per i civili … Non esiterò … anche a costo di venire ucciso, a chiedere a ciascun sepoy [un soldato] 1 di abbandonare la sua uniforme e diventare un tessitore. D’altronde, non è forse il sepoy a essere stato usato per mantenere l’India in soggezione, o per uccidere gente innocente al Jalianwala Bagh, o ad aver causato la fuga di uomini, donne e bambini innocenti durante quell’orribile notte a Chandpur, o per soggiogare i valorosi arabi della Mesopotamia, o per schiacciare gli egizi? Come può un qualunque indiano che abbia una scintilla di umanità in se stesso, e qualunque musulmano orgoglioso della propria fede, credere diversamente …? Il sepoy è stato utilizzato più spesso come sicario che non come soldato pronto a difendere la libertà e l’onore dei deboli e degli indifesi.” In un’altra occasione, Gandhi scrisse un articolo in risposta a un discorso pubblico di Lord Reading, il Viceré. Reading affermò: “Mi chiedo a quale fine vengano commesse plateali violazioni della legge allo scopo di sfidare il Governo e condurre all’arresto.” Nel suo articolo Gandhi rispose con queste parole: “Aneliamo all’arresto in quanto la cosiddetta libertà è in realtà una schiavitù. Sfidiamo il potere di questo Governo perché consideriamo le sue attività totalmente immorali … Vogliamo dimostrare che un Governo esiste per servire le persone e non il contrario.” In un terzo articolo Gandhi scrisse: “Nessun Impero, ebbro del vino rosso del potere e esaltato dal depredare i più deboli, ha vissuto a lungo in questo mondo così come l’Impero britannico, che si basa sullo sfruttamento strutturale dei popoli più fisicamente deboli della Terra e sulla costante esibizione della forza bruta …” Vi è un qualcosa degno di nota in quello che disse il giudice prima di procedere alla lettura della sentenza: “Signor Gandhi, lei, in un certo senso, ha reso il mio compito più semplice dichiarandosi colpevole delle accuse. … Tuttavia, è impossibile ignorare il fatto che agli occhi di milioni di suoi connazionali lei è un grande patriota e un grande leader; anche tutti coloro che dissentono da lei sul piano politico la considerano un uomo dai grandi ideali e dalla nobile, perfino sacra, vita. … Non posso scordare che lei ha costantemente predicato contro la violenza, o che, in molte occasioni, abbia fatto il massimo per prevenirla. Il pubblico ministero era Thomas Joseph Strangman, il primo avvocato che riuscì a perseguire Gandhi con successo. Molte delle citazioni sopra menzionate provengono dal libro scritto da Strangman, Indian Courts and Characters. Come potete notare Edward Snowden e Glenn Greenwald hanno molto in comune con Gandhi. Sono voci della coscienza che raccontano la verità sul potere. Inoltre, gli scritti di Gandhi hanno molto in comune con ciò che Greenwald e il The Guardian stanno facendo recentemente. Ciò che meraviglia è che il Governo britannico consentì la vita a Young India finchè questò potè essere pubblicato. Il 4 gennaio 1932 Gandhi fu nuovamente arrestato per eversione e trattenuto senza processo, non diversamente da quanto accade a Guantánamo. Young India chiuse per sempre proprio quell’anno. Oggi, il Governo americano sta facendo tutto il possibile per sopprimere il The Guardian. “Giovedì l’Esercito ha ammesso di aver ristretto l’accesso al sito web del The Guardian non solo al Presidio di Monterey, come ha riportato l’Herald giovedì stesso, ma ovunque”, ha riportato ieri il Monterey County The Herald.. Ma Gandhi e Young India facevano del “giornalismo di rappresentanza”? Potete scommettere di sì. La sua repulsione per i sistemi mediatici di massa era così forte che il 19 giugno 1946 egli azzardò un commento a proposito dei giornali indiani: “Se fossi nominato dittatore per un giorno … chiuderei tutti i giornali”. Anche Glenn Greenwald fa del giornalismo di rappresentanza, come Matt Taibbi giovedì ha fatto notare sul The Rolling Stone. Taibbi ha riportato che David Gregory della NBC l’ha sparata grossa chiedendo a Greenwald: “Dal momento che lei ha aiutato e favorito Snowden, anche nei suoi recenti spostamenti, perché non dovrebbe essere accusato di aver commesso un crimine?” Può sembrare divertente oggigiorno, ma tempo fa la sua affermazione avrebbe trovato posto su rispettabili testi di Storia del Giornalismo. Il giornalismo di Greenwald ha mandato in frantumi l’ortodossia nel suo settore. Oggi, l’industria mediatica proseguirà la sua campagna diffamatoria su Greenwald, come se egli fosse in corsa per le presidenziali americane, e noi dovremmo svelare queste immani nefandezze. Negli anni a venire, però, si fonderà la Scuola di Giornalismo di Rappresentanza alla Columbia, o qualcosa si simile altrove. Studenti e professori s’interrogheranno sul “giornalismo di rappresentanza comparato” attraverso i suoi praticanti: Taibbi o Greenwald; i suoi tramiti: Goodman o Greenwald; e le diverse epoche: Gandhi o Greenwald. Resta da vedere se la coraggiosa opera di Edward Snowden e Glenn Greenwald ci ispirerà nella lotta per una società più giusta. S’intravede un raggio di sole in lontananza. Giovedì il New York Times ha pubblicato un editoriale, “The Criminal N.S.A.”, firmato da due legali esperti, Jennifer Stisa Granick, direttrice del Dipartimento di Libertà Civili al Standford Center for Internet and Society, e Christopher Jon Sprigman, professore della Facoltà di Giurisprudenza all’Università del Virginia. Se da una parte è necessario guardare alle attività dell’NSA riportate da Greenwald e Snowden come a dei crimini, è altresì necessario che l’intero sistema imperialistico americano, ingiusto, crudele, plutocratico e obsoleto, venga messo in discussione, al fine di garantire la sopravvivenza degli abitanti, umani e non, di questa Terra. “Ma lei ha speranza?” chiese il giornalista nel corso della prima intervista TV a Gandhi, il 30 aprile 1931. Gandhi rispose: “Sono un ottimista.” Note 1_ Sepoy è l’antica designazione di un soldato indiano al servizio di una Potenza europea. Subhankar Banerjee è un fotografo, scrittore, attivista e fondatore di ClimateStoryTellers.org.
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