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ekathimerini.com
Martedì 26 Febbraio 2013

La democrazia contro i mercati
di Papachelas Alexis

La tensione che ribolle sotto la superficie tra le democrazie europee e i mercati finanziari internazionali non è probabile che finisca presto e nessuno può prevederne l'esito.

I mercati parlano la propria implacabile lingua. Minacciano di staccare la spina del prestito sull'Europa. Ma senza i titoli presi a prestito, sarà quasi impossibile per il blocco di mantenere il tenore di vita e il livello di benessere e di benefici sociali che definiscono il modo in cui le sue società funzionano dalla fine della seconda guerra mondiale. In realtà i mercati stanno spingendo i soldi verso l'Oriente, dove le persone sono più abituate a mantenere basso il tenore di vita e la democrazia funziona in modo diverso.

Il livello di cambiamento e di sacrificio, al fine di raggiungere gli obiettivi che i mercati finanziari esigono, in particolare dal Sud Europa, è difficile, se non del tutto impossibile da raggiungere. Nessuna nazione è pronta ad accettare un cambiamento importante e di diffuso peggioramento del suo stile di vita senza subire una inevitabile reazione violenta.

L'élite europea, centrata a Bruxelles e Berlino, ritiene che la transizione verso un'Europa più competitiva e parsimoniosa  sarebbe un processo politicamente gestibile. Questo potrebbe essere il caso di alcuni paesi del Nord Europa che hanno una buona conoscenza dei concetti del contratto sociale e mostrano più coraggio di fronte alle avversità. Nel caso della Grecia, così come dell’Italia, invece, riforme e tagli non sono così facili da digerire e non passano facilmente. In tali paesi, l'austerità risveglia l'istinto di reagire contro tutto ciò che scuote lo status quo, rafforzando le tendenze anti-sistema.

E' impossibile dire come si possa uscire da questo circolo vizioso. La crisi ha approfondito e ampliato la già grande differenza culturale e politica che divide le nazioni europee. E ora sembra che i mercati finanziari non siano affatto disposti a smorzare le loro richieste e a fare un passo indietro. Il rischio che l'Europa entri in una prolungata fase di instabilità e di difficoltà economica è concreto, mentre i mercati continuano ad aumentare gli spread e i cittadini votano per politici come Beppe Grillo.

I limiti e la forza della democrazia sono pensati per essere messi a dura prova, anche se la democrazia europea sembra spesso un istituto che si svolge dietro le quinte della scena pubblica, qualcosa di trascurato da coloro che difendono Silvio Berlusconi oggi, quando solo ieri lo presentavano come il paradigma del groviglio della corruzione.


ekathimerini.com
Tuesday February 26, 2013

Democracy vs the markets
By Alexis Papachelas

The tension that is simmering below the surface between the democracies of Europe and the international financial markets is not likely to end anytime soon and no one can predict its outcome.

The markets speak their own unforgiving language. They are threatening to pull the lending plug on Europe. But without borrowed money, or bonds, it will be nearly impossible for the bloc to maintain the standard of living and the level of welfare and social benefits that have defined the way its societies function since the end of World War II. In fact the markets are pushing the money to the East, where people are more accustomed to lower living standards and democracy functions differently.

The level of change and sacrifice in order to reach the targets that the financial markets are demanding, especially from Southern Europe, is difficult, if not utterly impossible to achieve. No nation is ready to accept a major and widespread change of lifestyle – for the worse – without having an inevitable violent reaction.

The European elite, centered in Brussels and Berlin, believed that the transition to a more competitive and thrifty Europe would be a process that was politically manageable. This may have been the case for certain Northern European countries that have a good grasp of the concepts of the social contract and show more fortitude in the face of adversity. In the case of Greece, as well as that of Italy, however, reforms and harsh cutbacks have not been so easy to swallow and have not been passed easily. In such countries, austerity awakens the instinct to react against anything that shakes up the status quo and strengthens society’s anti-systemic tendencies.

How can we break out of this vicious cycle? It is impossible to tell. The crisis has deepened and broadened the already large cultural and political divides that separate European nations. And now it looks like the financial markets are not at all prepared to tone down their demands and take a step back. The risk of Europe entering a protracted phase of instability and economic hardship is on the horizon as the markets continue to increase the spreads and certain citizens vote for politicians like Italy’s Beppe Grillo.

The limits and strength of democracy are set to be sorely tested, even though European democracy often seems a shallow institution that is played out behind the scenes of the public stage – something neglected by those who champion Silvio Berlusconi today when just yesterday they were presenting him as a paradigm of corruption and entanglement.

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