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19 giugno 2013

Crisi? La tribù dei super ricchi se la ride
di Luca Aterini

I soldi per una rivoluzione sostenibile ci sono, ma se li tengono. Sono gli Hnwi, 12 milioni di persone che hanno una ricchezza pari a 46.200 miliardi di dollari, più della metà del Pil mondiale

Anche con la crisi, i super ricchi continuano a non passare di moda. L’uguaglianza è un valore cui pochi, almeno a parole, sarebbero disposti a rinunciare. Eppure lo sappiamo, ci sono alcuni più uguali degli altri. E sono in aumento. I più uguali di tutti hanno ormai raggiunto il ragguardevole numero di 12 milioni di individui: all’incirca, ironia della sorte, la popolazione della Grecia.

Togliete i greci dal paese ellenico – ora sfiancato dalla crisi e dalla conseguente austerità della Troika – e sostituiteli con la popolazione globale degli Hnwi (gli individui ad alto patrimonio netto), ovvero con coloro che hanno almeno 1 milione di dollari statunitensi immediatamente disponibili (escludendo dunque beni durevoli come residenze private o opere d’arte). Fatto? All’improvviso, il malato d’Europa per eccellenza si troverebbe contenitore di una ricchezza pari a 46.200 miliardi di dollari. Più della metà del Pil mondiale, stimato in circa 70mila miliardi di dollari (spalmati su più di 7 miliardi di individui).

In realtà, com’è facile immaginare, questa tribù di Paperoni non risiede in Grecia. Secondo il World Wealth Report 2013, redatto dalla società di consulenza Capgemini insieme alla Royal Bank of Canada (Rbc), la maggioranza di loro si trova in nord America(con una rappresentanza di 3,73 milioni di individui, e un portafoglio pari a 12.700 miliardi di dollari), cui segue a ruota l’area che raggruppa l’Asia e il Pacifico (con 12mila miliardi di dollari).

Anche il Vecchio continente non sfigura, comunque. Complessivamente, in Europa, gli Hnwi contano 3,4 milioni (+7,5%) di appartenenti all’esclusivo club, con una ricchezza totale di 10.900 miliardi di dollari (+8,2%).  Nelle prime dieci posizioni, 10 vanno a stati d’Europa. In ordine, a Germania, Regno Unito, Francia, Svizzera e – in decima posizione – Italia. «Nonostante i dati sulle dichiarazioni Irpef parlano di appena 28 mila persone che dichiarano più di 300 mila euro di reddito – osserva con ironia il Corriere della Sera – esistono in Italia, secondo il rapporto Capgemini, ben 176mila paperoni (in crescita di 7.500 unità, +4,5%) che hanno liquidità da investire per oltre un milione di dollari. Il tutto per un patrimonio stimato in 336 miliardi di dollari». Di queste 176mila persone 2mila sono ancora più uguali degli altri: con un patrimonio personale che supera la soglia di 30 milioni di dollari, sono catalogati come i veri super-ricchi. Nel mondo, al vertice di questa dorata classifica siede solo lo 0,9% degli Hnwi.

Nelle aule governative sarebbe forse utile che questa carrellata di numeri venisse appesa a mo’ di poster. Alzare gli occhi per guardarla potrebbe suscitare nuove ispirazioni ogniqualvolta si lamenta la mancanza di denaro sonante per coprire le voci di spesa note come istruzione, sanità, tutela del territorio.

Lo stesso vale a livello mondiale. Dal 2011, con il rapporto Towards a Green Economy: Pathways to Sustainable Development and Poverty Eradication presentato dall’Unep (il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), sappiamo che – da qui al 2050 – con «un investimento del 2% del Pil mondiale  in 10 settori economici chiave potrebbe, da solo, produrre una transizione dal nostro modello economico attuale (inquinante e inefficace) verso una green economy».

Complessivamente, secondo le stime Unep, si tratterebbe di raggranellare 1.300 miliardi di dollari annui. Il 2% del Pil mondiale, contro più del 50% rappresentato dal solo patrimonio netto dei Paperoni del globo, risorse fresche che potrebbero essere indirizzate in investimenti produttivi, anche economicamente, e invece rimangono immobili. Le risorse per disegnare un mondo più sostenibile ci sono, le conoscenze scientifiche anche. Evidentemente, manca soltanto la forza politica per iniziare a costruirlo.


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