New Statesman
Il problema tedesco Secondo lo storico Brendan Simms negli ultimi 500 anni la Germania ha oscillato tra l'essere diplomaticamente troppo forte o troppo debole. Oggi la Germania è sia troppo forte che troppo debole, o almeno troppo poco impegnata. Sta scomodamente al centro di un'Ue che è stata concepita soprattutto per limitare la potenza tedesca ma che ha invece contribuito ad accrescerla, e i cui errori di progettazione hanno involontariamente privato molti altri paesi europei della loro sovranità senza dar loro in cambio una leva democratica nel nuovo ordine. La domanda adesso è questa: come si può persuadere la Repubblica federale, prospera e sicura come non mai, a prendere l'iniziativa politica e fare i sacrifici economici necessari a completare l'opera dell'unità europea? In un modo o nell'altro, la questione tedesca rimane e ci accompagnerà sempre. Perché ogni volta che l'Europa e il mondo pensano di averla risolta, gli eventi e i tedeschi cambiano la questione. Un altro storico, Dominic Sandbrook, scrive sul Daily Mail che secondo un numero crescente di europei "per la terza volta in meno di cento anni la Germania sta cercando di prendere il controllo dell'Europa". Si riferisce all'intervista dell'ex presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker a Der Spiegel, che ha fatto il parallelo tra il 2013 e l'anno che ha preceduto lo scoppio della Prima guerra mondiale e avvisato che la minaccia della guerra in Europa esiste ancora. Secondo Sandbrook, Se i tedeschi continuano a imporre brutali ristrettezze economiche ai popoli d'Europa, le conseguenze in termini di alienazione sociale, dispute internazionali e ascesa dell'estremismo politico potrebbero essere drammatiche. Abbiamo già assistito a proteste sanguinose contro il giogo economico della Germania ad Atene, Roma e Madrid. […] Grazie a questa crisi politica apparentemente interminabile, la Germania è vista sempre più come l'oppressore dell'Europa che come il suo salvatore. […] Ma la verità è che legare insieme le economie di nazioni diverse come Portogallo, Grecia, Francia, Italia e Germania è servito solo a infiammare vecchie inimicizie.
asianews.it - 18/03/2013 - I ciprioti che hanno preso d'assalto i bancomat, si sono accorti che essi sono pressoché vuoti e le banche sono chiuse oggi per vacanza e domani per ordine del presidente. Secondo alcuni analisti, "tra poco lo stesso spettacolo verrà messo in scena anche in Italia e nel resto d'Europa, poi sarà la volta degli Usa e dell'Estremo oriente". La mossa dell'Ue e del Fmi verso Cipro, sembra obbedire a un'analisi del Boston Consulting Group (Bsc) che nel settembre del 2011 stimava a circa 20'000 miliardi di dollari l'eccesso di debito totale (non solo debito pubblico, ma anche quello delle imprese e delle famiglie). La conclusione del Bsc era che in tutto il mondo occidentale occorreva introdurre una tassa patrimoniale una tantum pari al 30 % del totale dei patrimoni. La particolarità di Cipro era ed è il suo ruolo di paradiso fiscale e bancario degli oligarchi russi, con un ammontare dei depositi sproporzionato rispetto alla popolazione residente. Il prelievo forzoso ha perciò potuto essere "contenuto" entro il 10%.
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