Scritto per Lettera43
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22-03-2013

Che ne facciamo dei maiali?
di Gabriele Battaglia

Qualche giorno fa, migliaia di carcasse di suini sono state ritrovate nel fiume Songjiang, nei pressi di Shanghai. La rivista Caixin fornisce oggi i numeri dello smaltimento illegale di carcasse animali. Per molti allevatori, spiega, non c'è altra scelta: ci sono pochi soldi e strutture per lo smaltimento legale.

Che cosa ci facciamo con 18 milioni di carcasse di maiali che muoiono ogni anno? La domanda la pone la nota rivista economica cinese Caixin all'indomani del caso dei maiali galleggianti nel fiume Songjiang, l'affluente dello Huangpu che rifornisce di acqua potabile 23 milioni di cinesi a Shanghai e dintorni.

La storia in realtà va avanti già da due settimane e le carcasse ritrovate nel fiume sono a oggi più di diecimila. Le autorità locali hanno identificato la zona di provenienza dei maiali morti nell'area di Jiaxing, cittadina dello Zhejiang nota per gli allevamenti suini. Ma le indagini non hanno finora registrato nessuna impennata dei decessi e nessuna epidemia.

Caixin pubblica alcuni numeri, di quelli che ci fanno sempre guardare alla Cina con un misto di incredulità e inquietudine: “A Jiaxing si allevano circa 4 milioni di animali ogni anno. Se poniamo il normale tasso di mortalità da malattia al 3 per cento circa, questo significa che la città deve gestire circa 120.000 suini morti ogni anno”. E ancora: “La Cina alleva più maiali di qualsiasi altro Paese al mondo. Statistiche approssimative dimostrano che c'erano quasi 700 milioni di maiali nel 2012. Ciò significa che circa 18 milioni di suini muoiono di malattia ogni anno”. (Se valesse la regola del 3 per cento, sarebbero 21 milioni, ma tant'è).

Questi numeri giustificano appunto la domanda: che ne facciamo? Qui il discorso diventa complicato e la rivista denuncia un vuoto legislativo che lascia mano libera a chi se ne vuole approfittare. Il ministero dell'Agricoltura dichiara che le carcasse dovrebbero essere bruciate o sepolte. Ma di fatto “molti contadini le vendono illegalmente o semplicemente le buttano da qualche parte”.

Lo scorso ottobre, il tribunale di Jiaxing aveva processato alcune persone (il numero è imprecisato) accusate del trattamento illecito di 77mila tonnellate di suini morti a partire dal 2008. La carne era stata poi venduta ed era finita sulle tavole locali. Gli imputati – riporta Caixin – avevano guadagnato 8,6 milioni di yuan (oltre un milione di euro) dall'intero traffico.

Il 4 marzo (poco prima che cominciasse il caso dei maiali galleggianti), il giornale della cittadina dello Zhejiang riportava che la autorità locali avevano cominciato un nuovo giro di vite contro le vendite illegali dei suini morti per malattia. Molti allevatori si sarebbero così precipitati a farli sparire in altra maniera. Il che spiegherebbe gli oltre 10mila maiali ritrovati nel fiume.

La storia non è per altro isolata. Lo scorso agosto, l'ufficio di Pubblica Sicurezza Dello Zhejiang aveva resi noti altri 30 casi simili che coinvolgevano 207 persone. Vicende analoghe sono state segnalate in altre province.

Secondo Caixin, alla radice del problema c'è la vigilanza inadeguata: “Il ministero delle Politiche Agricole e gli altri organi collegati hanno da lungo tempo una posizione di debolezza. Le loro capacità e le risorse non corrispondono alle loro responsabilità”. 

Ma il problema di fondo – aggiunge la rivista economica – è: perché gli allevatori non si adeguano alle regole e mostrano un totale disprezzo della salute pubblica? “Il legislatore deve comprendere qual è l'incentivo economico” che spinge i contadini a comportarsi così. Il punto – osserva Caixin - è che gli impianti di smaltimento non soddisfano la domanda (che, come abbiamo visto, è notevole), e anche le terre disponibili per il seppellimento sono insufficienti. “Di conseguenza, gli agricoltori si rivolgono a rivenditori illegali perché tanto sanno che la punizione [in caso venissero scoperti] non sarebbe severa”.

La prima misura che il governo locale dovrebbe prendere – suggerisce la rivista – consiste nell'aumentare gli investimenti per le strutture di smaltimento e per le politiche di sostegno agli agricoltori. Si tratta insomma di compensarli economicamente per incentivarli a smaltire le carcasse in modo corretto.

Sono necessarie poi una legislazione coerente e un'applicazione più severa delle norme. Infine, ci vuole “il tanto atteso sistema di registrazione dei suini”, che permetterebbe di “risalire all'origine della carne di maiale e di garantirne la qualità”.

Tornando alle carcasse, “il governo dovrebbe prendere in considerazione altre opzioni. I suini morti possono essere utilizzati per altri scopi. Con il corretto trattamento, per esempio, possono essere utilizzati come mangime per i pesci”. Forse è stata la stessa idea di chi li ha buttati nel fiume Songjiang

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