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29.12.2012

Messaggio da un campo di lavoro cinese scatena discussioni in America
di Matthew Robertson

La storia dietro la commovente richiesta inviata da un campo di lavoro cinese – trovata da una famiglia in Oregon – probabilmente non sarà mai completamente conosciuta, ma la sua pubblicazione, appena due giorni prima di Natale, ha scatenato un dibattito in America sulle violazioni dei diritti umani in Cina, e sui lati oscuri nei rapporti Usa-Cina.

Julie Keith, 42 anni di Portland, Oregon, ha aperto un set di Halloween che aveva dimenticato dallo scorso ottobre, e ha trovato un messaggio proveniente da un campo di lavoro cinese.

"Ho aperto alcune delle lapidi di polistirolo, e ho visto spuntare un bigliettino. L'ho aperto, era stato scritto da una persona che implorava aiuto da un campo di lavoro in Cina. Non ero sicura su cosa fare", ha detto.

Il messaggio era preoccupante.

"Se avete acquistato questo prodotto, vi preghiamo gentilmente di inviare questa lettera alle organizzazioni mondiali per i diritti umani" era scritto nelle prime righe, in un inglese leggermente imperfetto. "Migliaia di persone che si trovano qui, sotto la persecuzione del governo del Partito comunista cinese, vi ringrazieranno e ricorderanno per sempre."

Il kit proviene dal famigerato campo di lavoro di Masanjia, a Shenyang, una città nella Provincia nord-orientale del Liaoning.

"Le persone che lavorano qui stanno scontando una pena tra 1 e 3 anni, senza però aver ricevuto una sentenza da parte del tribunale. Molti di loro sono praticanti del Falun Gong, persone del tutto innocenti, che si trovano qui solo perché hanno un credo diverso dal Pcc. Spesso vengono puniti più duramente degli altri", si legge nel messaggio.

I lavoratori sono costretti a lavorare 15 ore al giorno, sette giorni alla settimana, altrimenti vengono torturati e picchiati. Ricevono solo 10 yuan (circa 2 €) al mese, secondo quanto scritto nella nota.

Julie Keith ha scattato una foto della lettera e l'ha postata su Facebook: i suoi amici sono rimasti scioccati. Julie è stata indirizzata ad Amnesty International, e poi al quotidiano The Oregonian che il 23 dicembre ha pubblicato la storia, ottenendo risonanza mondiale.

In un'intervista con la rete televisiva indipendente New Tang Dynasty, Keith ha detto: "Ho cercato su google notizie su quel campo di lavoro, quello che ho letto era semplicemente orribile."

I racconti dei sopravvissuti provenienti da quel campo di concentramento – il famigerato campo di lavoro di Masanjia – descrivono condizioni straordinariamente dure e abusive: le guardie carcerarie colpiscono in particolare i praticanti del Falun Gong, ai quali si fa anche riferimento nel messaggio, con forme estreme di tortura e punizioni fisiche.

Zhao Suhuan, attivista dei diritti umani a New York, è una praticante del Falun Gong. È stata detenuta nel campo di Masanjia. In una precedente intervista con il giornale New Epoch Weekly ha descritto come è stata torturata alle gambe per tre giorni, colpita dalle guardie con le loro unghie. È stata poi presa a calci e calpestata sulle gambe sanguinanti, oltre a esserle impedito di dormire.

In seguito, è stata legata e picchiata alla testa. A un certo punto è stata aggredita con i bastoni elettrici per cinque giorni, picchiata a tal punto che era irriconoscibile. Il tutto era finalizzato a farla rinunciare alla sua fede nel Falun Gong. Non ha mai ceduto, ora vive negli Stati Uniti.

Ci sono altri casi di praticanti del Falun Gong detenuti a Masanjia, il gruppo di prigionieri più grande del campo di lavoro.

Pan Qi, un altro praticante del Falun Gong che vive a New York, conosce la situazione descritta nella lettera ricevuta da Julie Keith.

"So come ci si sente, perché ho fatto gli stessi lavori forzati, a Masanjia. Tutti questi ornamenti e decorazioni natalizie che vedete: facevamo queste cose, è stato molto doloroso. L'orario di lavoro è davvero lungo", ha detto.

I loro orologi erano stati confiscati, così non era possibile calcolare il tempo, ma nell'intervista con NTD ha calcolato che il lavoro iniziava la mattina presto e andava avanti fino alle 21 o 22. "Quando c'era lavoro straordinario allora continuava tutta la notte. Non c'era modo di riposare, il giorno dopo si deve lavorare di nuovo. Non sapevo che la gente potesse essere costretta a lavorare in quel modo. Molti sono impazzii. Alcuni non potevano finire le quote di lavoro assegnate, e venivano rinchiusi in isolamento".

Levi Browde, direttore esecutivo del Falun Dafa Information Center, ha commentato come Masanjia sia un luogo particolarmente brutale per le torture e le condizioni estreme presenti.

"A differenza della maggior parte dei campi di lavoro, in cui i funzionari istigano i detenuti a torturare altri detenuti, sono arrivate segnalazioni che a Masanjia sono i funzionari che eseguono le torture, e lo fanno in modo sistematico", ha scritto Browde in una email.

Il caso ha attirato l'attenzione della Divisione per la sicurezza nazionale americana, che conduce indagini penali per le violazioni sulle leggi degli Stati Uniti in ambito doganale.

"Si tratta di una circostanza eccezionale", ha detto Andrew Munoz, responsabile delle comunicazioni per la Divisione di Seattle, in un'intervista telefonica. "Normalmente non confermiamo o neghiamo l'esistenza di un'inchiesta, ma dato che la storia ci è arrivata da un giornale, non è certo un segreto, quindi posso dirvi che abbiamo già iniziato le nostre indagini".

Munoz ha specificato di non poter aggiungere altri commenti "finché non avremo eseguito alcune azioni di controllo".

Se sia possibile attuare una forma di controllo in questi casi sembra difficile da determinare. La Divisione per la sicurezza nazionale si basa sulle autorità locali di polizia per impedire l'ingresso negli Stati Uniti di prodotti realizzati tramite lavoro forzato.

Tuttavia, il campo di lavoro di Masanjia è uno strumento dell'apparato comunista cinese. Le agenzie americane che lavorano su questi aspetti non hanno alcuna giurisdizione sul sistema dei campi di lavoro forzato cinesi.


Per approfondire leggi anche:

Luci puntate sui campi di lavoro forzato in Cina
di Heng He - 02.01.2013 –

http://www.epochtimes.it/news/luci-puntate-sui-campi-di-lavoro-forzati-in-cina---121617

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