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Impressioni dopo il S.U.S.A., cambiamo tenendoci per mano
Elena Miglietti e Rossana Becarelli del comitato promotore del S.U.S.A., Sentiero Umano di Solidarietà Ambientale e Artistica, ci descrivono le emozioni e le prime riflessioni sull'iniziativa che il 21/12 alle 12,21 ha unito con una catena di 50mila persone Torino a Susa. "Tenersi per mano in quei 3 minuti ci ha dato la sensazione di sorreggere un peso leggero!" Il 21/12 alle 12,21 50mila persone si sono prese per mano, 100mila mani, e sono rimaste così, ferme, per tre minuti. Una catena lunghissima, fatta di gente di ogni età, che a perdita d’occhio non se ne vedeva la fine. C’era la maestra con i suoi alunni, la coppia di signori anziani, il vigile urbano, il poliziotto, lo studente, il manifestante. Uno spaccato di umanità che più vario non si può. E tutti sono rimasti uniti per 180 secondi in un unico corpo sottile lungo 54 chilometri che da Torino arrivava fino a Susa. È stato un successo il S.U.S.A., Sentiero Umano di Solidarietà Ambientale e Artistica, nato da un’idea di Michelangelo Pistoletto, probabilmente il più grande artista italiano vivente, in occasione del Rebirth-day, la giornata della rinascita. Un evento di quelli che non si scordano, né si possono descrivere senza essere stati presenti. Per questo abbiamo contattato due degli organizzatori, Elena Miglietti e Rossana Becarelli, la prima ufficio stampa del comitato promotore, la seconda fra gli ideatori dell’iniziativa e parte del comitato promotore. Immagino sia cosa difficile da fare in poche righe, ma riuscite a descrivermi le emozioni e le sensazioni che avete provato in quei tre minuti in cui i 50mila partecipanti si sono presi per mano? Elena Miglietti: Il S.U.S.A. è stato un grande momento emotivo. Ho personalmente gestito l'Ufficio Stampa e la difficoltà più grande è stata trovare le parole per descrivere la pienezza di questo evento. Il giorno della manifestazione ho vestito i panni del coordinatore del primo tratto del sentiero e ho scoperto di avere un'energia incredibile che passava per osmosi dai partecipanti a me. Tenersi per mano in quei 3 minuti ci ha dato la sensazione di "sorreggere un peso leggero"! E le persone cosa dicevano? Come hanno vissuto l'esperienza i partecipanti? E.M.: La parola pronunciata più spesso dai partecipanti è stata "Grazie". Reagire a questo tipo di "grazie" è un inaspettato privilegio. Avrei voluto io ringraziare tutti loro. Poi c'era tutto ciò che non si è detto con le parole e sono stati i molti, moltissimi abbracci di molti sconosciuti e degli amici arrivati di corsa, per esserci ed esserci insieme. E chi osservava la cosa dall'esterno? E.M.: Non ci sono stati osservatori dall'esterno. Il S.U.S.A. era contagiosissimo e chi si è trovato a passare, è diventato immediatamente parte del sentiero, ha voluto far parte di quella meravigliosa umanità vestita a festa che si era data appuntamento alle 12,21 del 21/12. Cambiare è impresa difficile. A volte sembra impossibile mettere d'accordo poche persone su iniziative di poco conto (come nel pluricitato esempio delle riunioni di condominio), figurarsi cambiare il mondo. Eppure voi siete riusciti a far collaborare 50mila persone per un unico obiettivo. Quale pensate sia stata la chiave del successo dell'iniziativa? E.M.: La chiave era nella frase che ci ha identificati "Vieni anche tu e vieni come sei". Non abbiamo fatto altro che essere genuini, onesti, trasparenti, anche nella nostra grossolanità talvolta. Non ci siamo mai nascosti, ci siamo assunti ogni responsabilità nel bene e nel male. E poi siamo stati molto coesi, un gruppo di lavoro che si è fatto famiglia e ha proposto un'immagine solare. Davvero, ripensare alle persone che corrrevano lungo via Garibaldi per venire a vedere le nostre facce, "Quelli del S.U.S.A.", per abbracciarci, dirci che non dobbiamo fermarci, è stato un regalo talmente grande! Rossana Becarelli: Inoltre abbiamo evitato di connotare l'iniziativa con appartenenze e identificazioni, e invitato ognuno a "venire così come sei". Questo ha permesso a tutti di aderire con grande libertà e leggerezza. Il fatto che non ci sia stato nessuno che abbia voluto 'mettere il cappello' sopra l’iniziativa ha preservato l'innocenza della partecipazione. Abbiamo trovato un'immediata e vastissima adesione nelle scuole del territorio. La presenza di tanti bambini e giovani è stata la caratteristica più forte del Sentiero. Da Chieri a Genova, anche scuole geograficamente distanti hanno voluto unirsi idealmente al Sentiero, invitando i ragazzi a tenersi per mano in cortile e nelle strade a loro vicine. Cosa cambia da ora in poi? E.M.: Noi non cambiamo, abbiamo trovato la nostra cifra. Siamo venuti al S.U.S.A. esattamente come volevamo essere, come siamo e abbiamo trovato i giusti compagni sul sentiero. Ora però siamo un'umanità che si cerca e vuole farsi comunità, vuole esprimere contenuti su cui discutere, progettare, talvolta sognare, un futuro. Non è un futuro solitario quello a cui vogliamo andare incontro, ma un futuro da affrontare insieme. La risposta è nelle persone che hanno creduto in questa grande opera sotto il segno dell'arte e dell'ambiente, ma promossa dalle donne, dagli uomini e dai bambini! R.B.: Vogliamo tener fede all'impegno di "essere noi - ciascuno di noi - i protagonisti del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo". Questo significa non delegare più ad altri il nostro destino, e continuare a dare a ciascuno la fiducia e il coraggio di credere che essere protagonisti del rinnovamento del mondo è possibile. Così come è stato possibile trovare 50mila persone che si dessero la mano lungo 54 chilometri. Avete altri progetti simili per il futuro? E.M.: Noi già pensiamo al S.U.S.A. 2! VAI ALLO SPECIALE "TAV IN VAL DI SUSA - IL TUNNEL DELLA DEMOCRAZIA"
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