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lunedì 8 luglio 2013 07:57

Domani comincia il Ramadan.
di padre Paolo Dall'Oglio



I credenti in Dio, l'Unico, il Misericordioso, l'innamorato dell'umanità, rifiutano il conflitto cruento e il combattimento feroce in corso tra i musulmani sunniti, Gente della Sunna e della Comunità, e i musulmani sciiti, Gente della Famiglia del Profeta, che formano assieme l'unica Umma dell'Islam.




I conflitti che si estendono dal Pakistan al Libano e dall'Iran allo Yemen, come pure quelli a carattere ideologico confessionale che si svolgono dall'Egitto al Marocco e all'area sahariana, con ciò che costano di enormi e irreparabili perdite sul piano morale, umano e materiale, sfigurano il volto dell'Islam e nuocciono alla sua reputazione di Comunità della Pace, Ummat esSalam.




In questo contesto, la Siria è diventata uno dei campi di battaglia principali del conflitto deviando così il corso della rivoluzione iniziata dal popolo più di due anni fa per ottenere libertà, dignità e democrazia per i siriani di tutte le appartenenze contro un regime che per più di quarant'anni ha assoggettato l'insieme della popolazione al potere della tortura, dell'intimidazione, del lavaggio dei cervelli e del culto del duce.



Il popolo siriano non può certo rinunciare alla rivoluzione dopo gli immensi sacrifici sopportati e non abbandonerà la lotta, indipendentemente dall'ampiezza delle ingerenze maleintenzionate regionali e internazionali in questa dolorosa guerra civile.

In Iran e in Israele, in Russia come nei paesi della NATO, qualcuno pensa che il dramma siriano serve ai loro interessi geopolitici particolari. Si tratta d'un calcolo immorale ed errato.




Sono numerosi tuttavia coloro che, grazie a Dio, sono convinti che ciò che la gente perde in Siria è perso per l'intera umanità, e sono disposti a sostenere, col loro denaro, presenza e impegno la realizzazione della pace civile nella Regione di Damasco, Sciam, il salvataggio della rivoluzione da parte del popolo siriano e la realizzazione dei suoi obiettivi. 



In realtà il conflitto in corso in Siria non oppone tanto sunniti e sciiti, quanto piuttosto coloro che credono che Dio ha creato gli esseri umani liberi, quando nascono dalle loro madri, affinché si conoscano e si amino, e coloro che considerano invece la vita come un'arena per la conquista del potere su base di rivalità e interessi particolari.



Per questo quest'anno il mese di Ramadan non riguarda solo i musulmani ma ogni persona di buona volontà e di retta intenzione, affinché cerchi il bene di suo fratello nel rispetto dei suoi propri valori e simboli religiosi.



In spirito di solidarietà spirituale, un gran numero di cristiani, di ebrei e di altre appartenenze e di differenti paesi, parteciperanno in molti modi al sacro mese di Ramadan, intercedendo con insistenza presso il Misericordioso, l'Onnipotente, affinché voglia accordare alla Umma musulmana la grazia dell'unità e dell'armonia a causa dell'impatto che questa grazia avrebbe per la sicurezza e la tranquillità mondiali. Molti sono coloro che nel mondo inviteranno assieme attorno alla tavola per l'iftâr i loro vicini musulmani sunniti e sciiti per concretizzare questo desiderio di fraternità, non fosse che a livello di villaggio e ciascuno secondo le sue possibilità.




Saremo tutti solidali coi nostri fratelli e sorelle prigionieri, ostaggi, rifugiati e con la folla di coloro che soffrono, che sono vittime delle distruzioni e piangono i loro congiunti; e così pure siamo con coloro che reclamano libertà, giustizia, uguaglianza e il diritto a una vita degna nella trasparenza e la verità. Si sia anche uniti nel nostro rifiuto della logica di cospirazione, delle politiche sommerse e delle mafie corruttrici.



Il mese sacro del Ramadan è tempo di penitenza e conversione a Dio ed è tempo di richiesta di perdono ai nostri fratelli e sorelle in umanità. Chiediamo allora per tutti la grazia del pentimento. La chiediamo anche, pur rivendicando Il rispetto del diritto e della giustizia, per ogni persona criminale, oppressore o sviato. Infatti ha sfigurato la sua propria umanità prima ancora di quella delle sue vittime. E comunque non c'è forza e aiuto che in Dio, l'Amico degli uomini.



Coi migliori auguri di bene per tutta la Umma umana, Padre Paolo

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