Reteccp.org Appunti sull’Egitto Sulla rivoluzione egiziana non ho raccolto interviste, solo sppunti. Sono quattro socialisti, due uomini e due donne che offrono una narrazione dall’interno della rivolta di piazza Tahrir e delle sue conseguenze. La rivoluzione egiziana per la dignità, l’uguaglianza e il pane è iniziata dalle classi sociali più deboli, quelle più esposte all’incremento feroce del prezzo del pane. Ma quando le masse scendono in strada, non sono in grado di articolare rivendicazioni politiche complesse, come ad esempio opporsi all’aumento dei prezzi. Esse invece sono capaci di travolgere e coinvolgere con la loro richiesta di caduta del regime, perché sono motivate e spesso incontrollabili. Ed ecco che piazza Tahrir si è riempita di egiziani che chiedevano la caduta del regime. Nei primi 18 giorni di lotta, il regime reagisce insinuando voci di pericolo di invasione, ai confini del paese è imminente un attacco nemico. In seguito ogni scelta fatta dal regime ha facilitato le proteste, neanche fosse fatta apposta. Vi è stato quindi l’oscuramento delle telecomunicazioni, e questa scelta ha spinto la classe media a scendere in piazza per protestare, non erano certo i più poveri che venivano censurati dal divieto di usare i social network! Più tardi si formeranno i primi gruppi di attivisti organizzati, ma nel frattempo sono già state arrestate 60.000 persone, che vengono torturate nelle carceri egiziane. Con le elezioni la fratellanza mussulmana mette il velo al passato regime di Hosni Mubarak, continuandono però le politiche neoliberiste e aumentando la repressione delle libertà civili. L’attuale islamizzazione dell’Egitto nasce e si sviluppa tra le file del vecchio regime, con l’obiettivo di portare alla restaurazione totale e allargata del neoliberismo capitalista. Per difendersi, i fratelli mussulmani useranno la maschera dell’islamofobia, così come i sionisti usano quella dell’antisemitismo. Si comincia con la delegittimazione della Corte Costituzionale che, prima delle elezioni, deliberava se le leggi promosse dal parlamento fossero ammissibili o in conflitto con la costituzione e quindi da respingere. Oggi la Corte Costituzionale, espropriata del suo legittimo potere decisionale, può dare solo pareri di massima, che non sono decisivi per la promulgazione delle leggi. L’altra corte che viene messa in grave difficoltà è la Corte Suprema; con l’introduzione della Shari’ah, la legge islamica, si introduce un nuovo sistema legale religioso al fianco di quello secolare che rimane valido, creando così confusione e incertezza nelle corti, perché i giudizi entrano continuamente in contraddizione a causa del conflitto tra i due sistemi legali costretti a funzionare all’unisono. Si passa quindi al sistema dell’informazione televisiva statale, attualmente in corso di lottizzazione, i vecchi nomi vengono sostituiti da nuovi dirigenti che fanno riferimento alla fratellanza che ha vinto le elezioni. L’Educazione e la Sanità vengono privatizzate, con conseguente taglio dei finanziamenti pubblici. Le Assicurazioni sanitarie vengono privatizzate e le tasse universitarie subiscono un’impennata. I due Ministeri insieme ricevono sovvenzioni pari ad un terzo di quelle dedicate al Ministero degli Interni che procura la sicurezza al paese. Una delle due signore è un’economista e spiega che si privatizzeranno così anche tutti gli altri servizi, l’acqua potabile, l’energia elettrica, i trasporti, le telecomunicazioni ecc … persino i grandi supermercati diventano di proprietà esclusiva di membri della fratellanza. Per privatizzare il sistema bancario si emana una legge che innalza il minimo capitale garantito che una banca deve possedere per aprire i suoi sportelli. Minimo garantito irraggiungibile dagli istituti più piccoli che si vedono scippare ogni passata autonomia, divenendo facili prede dei grandi gruppi. Sul fronte del lavoro l’abolizione di tutti i sindacati, e sono migliaia, sarà seguita dall’istituzione di un sindacato unico. Indovinate chi lo controllerà. Quando sarà perfezionata, questa scelta spingerà i lavoratori ad organizzare le lotte fuori dai sindacati e sapete cosa li aspetta? La richiesta ineludibile del permesso di manifestare che comprende tre dichiarazioni obbligate: 1) dichiarare il numero dei partecipanti alla manifestazione 2) dichiarare gli slogan che verranno scanditi durante la manifestazione 3) dichiarare il nome dei leaders che saranno presenti alla manifestazione Sulla base di queste tre informazioni la commissione preposta deciderà se rilasciare o meno il permesso a manifestare, oppure se far arrestare tutti i leaders che hanno promosso la protesta. In Egitto, conclude un deputato eletto dai giovani di piazza Tahrir, stanno cambiando la società e il cittadino rimane sempre più imbrigliato in queste nuove regole, fino all’eccesso di un Procuratore dello Stato che dichiara che ogni cittadino può arrestare chiunque si comporti in modo sconveniente al nuovo conformismo religioso. In Egitto abbiamo bisogno di democrazia fuori dalle urne, democrazia nelle strade e nelle piazze. Ma altresì vogliamo che i giovani della rivoluzione entrino in parlamento e fondano la rivoluzione con le istituzioni del paese.
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