Bou socialista tunisina Dobbiamo sapere che la gioventù nei paesi arabi non ha una vera cultura, ma è focalizzata sul calcio o al massimo su facebook, legge poco, e non ha famigliarità con termini come laicità, destra, sinistra, democrazia, liberismo, capitalismo, non conosce il significato di questi termini. La primavera, ma preferirei chiamarlo l’autunno arabo, è cominciato spontaneamente, coloro che hanno dato la prima spinta non erano consapevoli che il loro impegno avrebbe portato ad una rivolta. Quelli che hanno fatto il primo passo non volevano fare una rivoluzione, non volevano abbattere il regime di Ben Ali, erano per lo più poveri e chiedevano pane e lavoro, chiedevano il miglioramento della loro vita, non libertà o diritti. La sorte ha voluto che Ben Ali, non essendo abituato ad avere contestazioni di massa per le strade di Tunisi, ha subito praticato la repressione violenta delle manifestazioni. Poi, grazie alle comunicazioni digitali la protesta è dilagata anche nelle altre città del paese, a sud dove la gente è più radicale nelle proprie aspirazioni, oltre a ciò non avevano niente da perdere e opponendo alla repressione il tutto per tutto. A Tunisi, dove le persone sono più evolute, il processo rivoluzionario ha preso una direzione nuova, e così siamo arrivati al 14 dicembre dell’anno scorso, la nuova costituzione (1) e le elezioni democratiche. All’inizio i giovani erano fieri e contenti, tutto il mondo era focalizzato sulla nostra lotta e nutriva speranze di un futuro positivo in Tunisia, ma il popolo tunisino non è educato alla politica, e la campagna elettorale dopo la rivoluzione ha sfarinato l’impegno rivoluzionario sovrapponendo comizi e confronti televisivi che hanno causato stanchezza e confusione tra la gente. I leader delle varie formazioni politiche si sono divisi lottando fra di loro per vincere le elezioni, senza capire che bisogna unificare il dialogo, unirsi per affrontare i problemi del paese. Negli ultimi quattro anni le televisioni trasmettono delle soap opera telvisive turche, dove si vedono le belle ragazze e i bei giovani, con vestiti eleganti e provocanti, che conducono una vita borghese piena di divertimenti e di passioni. Questo modello turco è entrato nelle case dei tunisini conquistandoli. Il partito islamico tunisino ha giocato su questo modello islamico turco, pieno di libertà, che la gente vedeva in televisione, sottolineando di quanto i tunisini fossero vittime della dittatura di Ben Ali. Facendo così passare il messaggio che il partito islamico turco con tutte le sue emancipazioni laiche era il modello giusto per i tunisini. Ma nella realtà vogliono instaurare il modello iraniano. Per questo dico che la gente è colpevole, perché nessuno si è chiesto che cosa sia la sinistra o la laicità, la grande maggioranza del popolo arabo è un popolo passivo, che ha accettato senza opporsi l’idea che, da un lato la sinistra e la laicità possono facilmente degenerare nell’ateismo e nel peccato, ma dall’altra in Tunisia il partito islamico è un partito moderato come quello alla guida della Turchia, che è un paese laico ma governato da un partito islamico. Inoltre, bisogna sapere che già sotto Ben Alì l’Islam politico tunisino aveva tentato un colpo di stato che era però stato stroncato nel sangue, quindi anche questa memoria ha favorito la vittoria alle elezioni. Anche se sono andati a votare solo la metà dei tunisini, e di questa metà solo il 40% hanno votato il partito islamico mentre gli altri voti sono andati alle diverse formazioni politiche dell’opposizione, il partito socialista, quello democratico eccetera. (1) Draft Constitution of the Republic of Tunisia, December 14, 2012
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