Associazione Berretti Bianchi
martedì, April 30, 2013
Report dalla Valle del Giordano 2
di Angelo Gandolfi
Caro Silvano,
la conferenza a Bil'in e' stata rinviata al 2, 3 e 4 ottobre pp. vv. Per cui, per alcuni giorni, ho fatto quasi il turista. Mi sono aggregato ad un gruppo di compagni di France Solidariete' Palestine con i quali sono andato il primo giorno a Nabi Saleh, uno dei villaggi piu' tartassati dall'esercito israeliano in quanto vi e' forte la resistenza e soprattutto sono molto attive le donne. Basti dire che nelle case in fondo alla salita che porta al villaggio sono appesi, come ornamento, filari di bossoli di lacrimogeni sparati. Mi ha fatto piacere rivedere la donna per impedire l'arresto della quale sono stato buttato a terra due volte ad al Khalil (Hebron) l'anno scorso. Del resto l'organizzatore del viaggio, un professore universitario marocchino che vive in Francia, mi ha presentato ai suoi compagni immediatamente dicendomi che la mia foto ad al Khalil per terra pare abbia una certa diffusione. Con la donna ci siamo visti varie volte ormai ed e' stata contenta di rivedermi. Mi ha riconosciuto subito e ha raccontato a suo cognato la storia. Io sono stato molto contento di rivedere lui, che e' stato liberato dal carcere dopo un anno e mezzo e grazie a forti pressioni internazionali ma soprattutto perche' un membro della famiglia e' stato ucciso durante una manifestazione del venerdi'. In carcere gli hanno spaccato le braccia un paio di volte ed e' stato liberato, ma comunque costretto a pagare qualche migliaio di shekel (almeno 1000 euro). Sono furbi gli Israeliani, han trovato modo di far soldi anche con le detenzioni. In piu' Abdallah mi ha detto che, come negi USA, eccetto quelle militari, le prigioni Israeliane sono gestite da compagnie private. Nabi Saleh sta fra Ramallah e Qalquilya. A Nabi Saleh vive una ragazza torinese che avevo incontrato quando Nariman e sua cugina erano venute l'anno scorso che pero' ho visto solo due giorni dopo all'altra conferenza. Da Nabi Saleh siamo andati a Deir Abu Nishal, un villaggio nelle vicinanze, dove abbiamo pranzato nel centro culturale gestito da due dinamiche giovani, una delle quali e' nata e ha studiato in Brasile, che ci hanno mostrato il centro giovanile in cui stanno cercando di trasformare una specie di castelletto che e' stato lasciato da una famiglia che si e' trasferita e che la comunita' sta acquisendo. Siamo saliti in cima a questa specie di castelletto ed abbiamo avuto una visione mozzafiato: praticamente da quella posizione si vede tutta la Palestina, con l'eccezione della Valle del Giordano. Fra le persone che ci hanno accompagnato c'era un certo Abu Refat, considerato il cantante del villaggio, che ha improvvisato con gli altri uomini presenti una session di canto per la gioia dei francesi. Dopo di che abbiamo visitato la tomba di Yasser Arafat e il Museo dedicato a Mahmoud Darwish, il grande poeta e letterato Palestinese morto nel 2008.
Il giorno dopo siamo andati a Qalqilya, nel Nord, dove abbiamo visto il muro e la porta che i Palestinesi autorizzati devono passare per poter lavorare le loro terre e che viene aperta per mezz'ora alla mattina e alla sera. Poi abbiamo visitato il posto di frontiera che si attraversa per entrare in Israele e li' ho visto e fotografato una cosa degna di un film di Woody Allen, un cartello che incomincia: "Welcome in this point of inspection" ("Benvenuti in questo punto di ispezione") e termina con "we wish you a safe and pleasant transit" ("Vi auguriamo un passaggio sicuro e gradevole"). Dopo Qalqilya, dove il muro ha dimensioni da paura (fra i 12 e i 18 m) e soprattutto ogni 10 - 20 m c'e' una telecamera abbiamo pranzato a Nablus insieme a due volontari della Palestinian Medical Relief Society che ci hanno raccontato un po' di cose sul loro lavoro, siamo andati a Kufr Quddum, probabilmente il luogo piu' antico dove sono stato, un villaggio che risale circa al 3000 a. C. dove pare che si sia fermato per un giorno il profeta Abraham. Attualmente il villaggio e' circondato dal blocco delle 7 colonie che formano Qedummim, in continua espansione, e in cui un gruppetto dei francesi ha avuto una esperienza dal vivo. Siccome stavamo camminando su una strada il cui passaggio e' riservato soltanto ai coloni, giunti dopo una curva i francesi che erano avanti, sono stati fermati da una camionetta dell'esercito che si trovava poco piu' avanti e respinti. Nel frattempo noi siamo stati visti da una camionetta della polizia che e' scesa subito dalla colonia, ma che non ci ha raaggiunto, presumo perche' la pattuglia abbia ritenuto sufficiente l'intervento dei soldati. O magari perche' avevano altro di meglio da fare che giocare con noi come sono soliti fare. Fortunatamente non abbiamo avuto problemi e abbiamo fraternizzato con una simpatica signora che vive sotto la strada e non puo' usare il secondo piano della sua casa perche', siccome sta sulla strada il cui passaggio e' riservato ai coloni, e' considerata un'estensione della stessa. Questo e' veramente un paese surreale. Nel villaggio che sta di fronte a Kufr Quddum, che si trova in mezzo a due colonie del blocco di Qedummim gli abitanti possono soltanto andare a piedi a lavorare la loro terra, ma non possono uscire perche' e' vietato loro il passaggio su ogni strada che porta al villaggio stesso.
Ovviamente lo sport preferito dei coloni e' impedire loro di farlo, usando soprattutto i cani. A sera a Ramallah ho incontrato un fotoreporter free lance che un paio d'anni fa mi aveva tirato su durante la manifestazione mentre stavo andando per terra a causa dell'effetto dei gas che stavo respirando (un misto di lacrimogeni e urticanti) che mi ha riconosciuto immediatamente. La cosa ha colpito molto i francesi che avevano comunque avuto modo di vedere che in alcuni paesi della Palestina sono abbastanza conosciuto.
Il giorno dopo, molto in conflitto con me stesso perche' avevo promesso a lui che ci saremmo visti alla manifestazione a Bil'in e perche' mi sembrava non del tutto corretto non partecipare alla manifestazione nel villaggio, ho continuato a seguire i fraancesi con i quali sono andato ad al Ma'asara, un villaggio sulle alture di Beit Leem (Bethlehem) dove ho trovato alcuni ragazzi italiani dello SCI con i quali abbiamo partecipato alla manifestazione del venerdi'. La manifestazione e' stata soprattutto uno spettacolo: scherzando, ho detto ai compagni francesi che avremmo dovuto passare con il cappello e chiedere ai soldati di pagare il biglietto. Avevamo un cartello che ricordava che il 25 aprile in Italia e' la festa della liberazione dai Nazifascisti e uno con il testo di "Bella ciao" che abbiamo cantato almeno 3 o 4 volte insieme alla cantilena "One, two, three, four No settlements anymore" ("1, 2, 3, 4, non piu' colonie"), "Five, six, seven, eight Israel fascist state" (mi pare di facile comprensione). La cosa divertente e' che dopo due ore che ci hanno impedito di passare a piedi i soldati ci hanno lasciato passare con il pullmino che ci ha portato poi al ristorante e parco dove abbiammo mangiato e poi a al Walaujia dove abbiamo visto un'altra situazione assurda: un tunnel che e' stato costruito per accedere all'abitazione di una famiglia Palestinese la cui casa non puo' essere demolita perche' costruita prima dell'occupazione e perche' la famigia stessa e' in possesso dei documenti di proprieta'. Il tunnel e' costato un milione di dollari e si trova di fronte alla colonia di Gilo, famosa perche' fra gli italiani che ci vivono ci sono i parenti di Fiamma Nirenstein.
La novita' che abbiamo appreso e' che sovente la Corte suprema Israeliana sta incominciando a emettere sentenze in cui obbliga le amministrazioni ad abbattere porzioni di muro o rivederne il percorso accogliendo i ricorsi dei Palestinesi, ma legittima in questo modo la presenza delle colonie.
Dopo di che siamo andati a Beit Leem dove alla chiesa della Nativita', mentre i francesi visitavano la grotta, mi son fatto mostrare dove si era rifugiato Yasser Arafat nel 2002 e poi ho visitato la moschea che sta di fronte e il cui Imam mi ha regalato due opuscoli sull'Islam.
Sabato e domenica mattina ho partecipato alla conferenza internazionale che si e' tenuta a Ramallah per la liberazione dei prigionieri politici Palestinesi nell'occasione dell'XI anniversario dell'arresto di Marwan Barghouti, che ha visto un interessante contributo di parlamentari del Sud America e in cui e' venuta fuori con molta forza l'equazione fra Nelson Mandela e Marwan e fra il Sud Africa dell'apartheid e la situazione Israeliana di oggi testimoniata dai commoventi e commossi interventi di un perseguitato sudafricano di origine araba, Ahmad Karaba. Interessante l'intervento dei parlamentari sud americani perche' tutti o quasi hanno sperimentato la dittatura, il carcere e perfino la tortura e perche', come ha ricordato il sempre brillante Nabil Sha'ath, responsabile dei rapporti con l'estero di Al Fatah, almeno tre grandi presidenti sudamericani (Lula da Silva, Cristina Fernandez Kirchner e Pepe Mujica, rispettivamente brasiliano, argentina e uruguayo) hanno lavorato molto per convincere altri loro colleghi a votare a favore del riconoscimento della Palestina come stato osservatore all'ONU. Molto battagliera in particolare la parlamentare uruguaya. Un lungo applauso ha salutato il ricordo di Hugo Chavez, popolarissimo in Palestina. Interessante anche la molteplicita' di messaggi ricevuti videoregistrati, fra cui quello dell'ex presidente statunitense James Carter, ma soprattutto di Angela Davis e della sempre presente Mairead Maguire, premio Nobel per la Pace nonche' membro della giuria del Russell Tribunal, espulsa da Israele in cui non puo' mettere piede per 10 anni per aver partcipato alla Freedom Flotilla.
Interessante anche la partecipazione greca, fra cui una parlamentare di Syriza, che ha portato il saluto di Alexis Tsipras, e con la quale ho approfittato del pranzo di sabato per parlare tramite una giornalista che l'accompagnava e che ha fatto da traduttrice.
Particolarmente interessante la sessione sulla resistenza popolare in cui ha avuto naturalmente la parte preminente l'esperienza di Bab-el-Shams (la Porta del Sole), il villaggio di tende costruito dai comitati popolari di resistenza nel cosiddetto corridoio E1, nei pressi della colonia di Ma'ale Adummim, strategica per il controllo della zona fra Ramallah e Beit Leem.
Domenica mattina si e' tenuta una riunione riservata in cui parlamentari ed ex di varie nazioni del mondo hanno proposto la costituzione di una rete di parlamentari ed ex per la liberazione dei prigionieri politici Palestinesi, che sono circa 4900, fra i quali 14 donne e 236 minori. Al termine della conferenza in 7 hanno sottoscritto il documento finale, una svedese, l'uruguaya, l'argentina, il cileno, la nostra Luisa, un francese ed un belga. Molto toccante la partecipazione del primo prigioniero politico Palestinese e di un altro che e' stato 25 anni in carcere e l'intervento del figlio del primo, tutti presentati da Luisa che ha salutato l'intervento del giovane come l'esempio di una nuova generazione che continua la lotta di liberazione incominciata dai genitori. L'unico neo: un po' troppo egemonizzata da Fatah la conferenza anche se vi ha avuto un notevole spazio Mustapha Barghuti dell'Iniziativa Nazionale Palestinese al-Mubadara sorta per far fronte alla dicotomia Fatah - Hamas che i prigionieri politici hanno tentato di stimolare a superare con un loro documento che e' stato distribuito durante la conferenza. E per quanto la prima sessione fosse stata presieduta da Khalida Jarrar, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che e' un po' piu' a sinistra di Fatah, che sta diventando sempre piu' socialdemocratica. Khalida e' responsabile del comitato per la liberazione dei prigionieri politici nel Consiglio legislativo Palestinese (PLC) che e' il Parlamento Palestinese. Molto positivo comunque il costante accento posto sul carattere nonviolento della resistenza popolare e della lotta in quanto mette a nudo la violenza dell'esercito e dei coloni, che hanno un comportamento tipicamente paramilitare e del quale non viene detto nulla e forse nel nostro paese nessuno sa alcunche'. I coloni sono perfidi persino con gli animali, dal momento che tengono i cani in condizioni di rabbia in modo da scatenarli contro i civili Palestinesi.
Ieri pomeriggio sono partito da Ramallah e sono arrivato a Jericho, dove con l'aiuto di un paio di poliziotti Palestinesi, ho trovato un service (taxi collettivo) guidato da un simpatico anziano che ha conosciuto la "naqba" del 1948 perche' e' stato costretto a lasciare il villaggio dove viveva, nei pressi di Nisrit (Nazareth) per spostarsi piu' a nord, a Jenin dove vive attualmente.
Sono arrivato alla Friends Meeting House della Jordan Valley Solidaritiy Campaign e ho incominciato subito a lavorare aiutando il volontario presente qui e la ragazza americana che ci ha vissuto per qualche giorno a riempire una panca costruita con i soliti mattoni di terra e di paglia che si usano da queste parti.
Stamattina abbiamo incominciato a costruire la parte superiore della panca, completata da tre ragazze francesi del II gruppo che avevo incontrato a Bil'in, subentrato nel frattempo a quello con cui avevo viaggiato nei giorni precedenti, mentre due donne ebree di Machsom Watch, il gruppo di cui fa parte la moglie di Jeff Halper, ci hanno raccontato che qui mensilmente si fanno delle grandi manovre militari che comprendono l'evacuazione di villaggi Beduini, prevalentemente costituiti da tende. Abbiamo tentato, con un gruppo di volontari dell'EAPPI (la missione per la Palestina del Consiglio mondiale delle Chiese) di raggiungere uno dei cinque villaggi che sono stati evacuati nella circostanza: Khirbet, Samra, Ein-al-Hilwa, Hammamat Maleh, Khirbet Abzek, in tutto 1500 persone. Abbiamo cercato di raggiungere il terzo, ma al posto di blocco di Hamra siamo stati fermati da una pattuglia dell'esercito che con i telefonini ci ha schedato seduta stante e ci ha ordinato di tornare indietro dopo averci tenuto al sole chiusi nell'auto per circa un quarto d'ora. Eravamo, oltre all'autista che lavora stabilmente con i volontari, il capogruppo canadese, una donna svedese, una norvegese, una franco-svizzera di origine marocchina, tutti del gruppo, e in piu' la ragazza statunitense che sta qui e due ragazzi belgi che sono arrivati ieri (ormai). Dopo un breve consulto abbiamo deciso di provare a ritentare stamattina alle prime ore se il gruppo dell'EAPPI manterra' l'impegno. Comunque abbiamo convenuto che, se ci fermiamo qui solo alcuni giorni, non ha senso fare gli eroi e rischiare l'arresto anche se solo per poche ore, con la possibilita' che ci venga chiesto di pagare qualche centinaio di euro per uscire e soprattutto avere dei problemi alla partenza, anche perche' alla polizia di frontiera dell'urgenza di partire non puo' importare di meno, anzi l'umiliazione e' la cosa che parecchi cercano sopra ogni cosa. Comunque questa strada su cui siamo e' chiusa. E' dichiarata zona militare chiusa, per cui non si passa e la strada verso il nord della valle altrettanto. Rimane aperta solo la parte della strada che porta a Jericho, unico punto che non puo' essere dichiarato "zona militare chiusa" in quanto zona A (sotto controllo amministrativo e militare Palestinese). Qui siamo in zona B (sotto controllo amministrativo Palestinese, ma militare Israeliano), pero' dal posto di blocco di Hamra in poi e' tutta zona C (sotto controllo totale Israeliano), secondo la fregatura che hanno preso i Palestinesi con il secondo accordo di Oslo, nel 1993. Un po', come a Genova nel luglio 2001, in cui la stessa strada, 500 m prima era considerata "zona gialla" e dopo "rossa". Oggi la zona dovrebbe essere chiusa dalle 6 di mattina alle 24. Per cui se riusciamo a raggiungere il villaggio in cui vorremmo andare prima delle 6 non dovremmo avere alcun problema. E' abbastanza difficile che ci arrestino durante la notte anche se e' l'ora in cui questo avviene solitamente. Comunque si decide tutto in gruppo e nessuno fortunatamente pare intenzionato ad agire individualmente. Il capo gruppo si e' rivelato una persona molto equilibrata e con un notevole livello di "savoir faire". L'autista e' stato minacciato di sequestro e confisca del furgone.
Saluti a Laura, ai fanciulli e ai "Beretti" di entrambi i generi.
A la prochaine fois.
angelo