Associazione Berretti Bianchi
Maggio 02, 2013
Report dalla Valle del Giordano 1
di Angelo Gandolfi
Caro Silvano,
ho di che ritenermi abbastanza fortunato in questi viaggi perche' sono molto pieni di incontri con persone e di situazioni a cui partecipo.
L'altro ieri (ormai) abbiamo aperto gli occhi con una brutta notizia: nei pressi di Nablus un Palestinese ha accoltellato un colono ed e' stato ucciso da un soldato prontamente intervenuto con il mitra. Per questo motivo tutti i posti di blocco fra Ramallah e Nablus sono stati chiusi dall'esercito. I coloni attorno a Nablus, abbastanza famosi per la loro violenza, ne hanno subito approfittato per vendicarsi ovviamente prendendo di mira le giovani donne e le auto dei Palestinesi, dandole alle fiamme. Nel frattempo c'e' stato anche un bombardamento su Khan Younis, nella striscia di Gaza con la solita scusa di tentare di uccidere il responsabile di un lancio di razzi o qualcosa del genere.
Abbiamo visitato gli abitanti del villaggio di Khirbet Samra, sbattuti fuori dalle loro tende alle 6 di mattina dai soldati per le manovre militari che si sono svolte in un'area abbastanza distante e trasferiti di fronte alla comunita' di Majoul, che dista 3 km, dall'altra parte della strada. Per comunita' (community) da queste parti si intendono i villaggi in cui le persone vivono nelle tende perche' non e' permesso agli abitanti costruire case in quanto tutta la zona C e' considerata Firing zone (zona per esercitazioni militari). Per ironia della sorte gli Israeliani ci costruiscono anche delle stanze per le loro simulazioni e insegnare ai soldati come demolire le case dei Palestinesi. Donne, ragazzi e adulti insieme agli animali hanno dovuto seguire i rimorchi su cui sono stati tutta la mattina a piedi mentre e' stato consentito ai bambini sotto i 10 anni di stare sopra di essi. I soldati hanno dato 5 minuti di tempo per abbandonare le tende e non hanno lasciato alle donne la possibilita' di prendere il cibo che avevano preparato, per cui per tutta la mattina fino alle 14 gli abitanti di Khirbet Samra (6 famiglie, 42 persone, nella stragrande maggioranza minori di 14 anni) hanno potuto bere solo un po' del latte delle loro pecore. I soldati avevano dato loro l'ordine di non tornare prima delle 18. Hanno impedito ai bambini di andare a scuola. La maggior parte delle famiglie hanno documenti di proprieta' rilasciati da governo giordano perche' questa parte per un certo periodo e' stata appartenente al Regno di Giordania di cui e' stata un protettorato. I soldati hanno anche impedito agli abitanti di Majoul di attraversare la strada ostacolando in questo modo la presumibile solidarieta' fra gli abitanti delle due comunita'. Da Majoul, insieme alla ragazza americana e ai due belgi che erano qua siamo andati ad Ein al Hilwa, il villaggio che sta sotto il terribile insediamento di Maskiyyot, in cui sono stati sistemati i tremendi abitanti delle 21 colonie sgomberate nella striscia di Gaza nel 2005, in buona parte provenienti dall'ex Unione Sovietica. Con gli abitanti della comunita' e' rimasta la ragazza ceca che studia a Roma arrivata in giornata. Stesso discorso, ma praticamente gli abitanti della comunita' sono stati spostati dall'altra parte della strada proprio sotto Maskiyyot. Ero gia' stato ad Ein al Hilwa l'anno scorso e cosi' ho potuto vedere l'espansione di Maskiyyot, anche se l'insediamento si sviluppa nella valle dalla parte che non si puo' vedere perche' l'accesso e' riservato ai soli coloni. Tornando indietro siamo passati per Khirbet Samra dove, nel frattempo gli abitanti erano tornati, contravvenendo agli ordini dei militari. Nei villaggi abbiamo visto parecchi blindati che avrei voluto fotografare ma ho preferito evitare perche', anche se non vi era nessun soldato in vista, e' altamente probabile che dall'interno stessero scrutando la strada. Avevo gia' rischiato fotografando una camionetta che saliva verso la base militare di Hemdat e per strada quando un'altra ci ha affiancato mentre avevo la macchina fotografica fuori dal finestrino. Lungo la strada che porta verso il nord della Valle l'altro ieri era vietato sostare in qualunque punto.
Ieri abbiamo visitato due comunita' e un villaggio.
Nella comunita' di al-Hadidiyeh abbiamo conosciuto Abu Saker, che avevo gia' visto alla prima conferenza di Bil'in a cui ho partecipato nel 2010. E' il primo che ha incominciato la resistenza nei confronti degli Israeliani e dal 1978 dei coloni dell'insediamento di Ro'i, una vastissima colonia dove vivono dalle 35 alle 40 persone che pero' abitano a Tel Aviv e sfruttano le donne e i ragazzi dei villaggi per coltivare la loro terra confiscata in buona parte alla famiglia di Abu Saker e ad altre della comunita'. Ad al-Hadidiyeh gli abitanti del villaggio non hanno acqua pur abitando sopra una falda perche' questa e' tutta a disposizione della colonia di Ro'i. Non c'e' scuola e i bambini e i ragazzi sono costretti a stare tutta la settimana, da sabato a giovedi' a Tammoun o a Tubas, varie decine di km di distanza nel nord della valle, senza poter stare con le loro famiglie. Anche questa separazione e' un buon risultato per gli occupanti, che riescono in questo modo a dividere bambini e ragazzi dalle loro famiglie.
Dalle informazioni ricevute da Abu Saker almeno un colono capofamiglia proviene dall'India. Altre provenienze possibili indicate da Abu Saker: Germania, Olanda, Marocco e perfino Iraq. I fondatori provengono probabilmente dall'Unione Sovietica. Su Wikipedia ho scoperto che la colonia porta la sigla del nome del comandante di una formazione paramilitare.
Ad al-Hadidiyeh Abu Saker ci ha mostrato un pozzo che risale all'epoca romana che un colono ha impedito agli abitanti della comunita' provocando un incidente che ha visto l'intervento dell'esercito e l'arresto di due ragazzi rilasciati dopo qualche ora.
Da al-Hadidiyeh siamo risaliti verso Nord della Valle passando per la comunita' di al Hamm di fronte all'insediamento di Mehola per arrivare al villaggio piu' a Nord della Valle, Bardala, che, rispetto alle comunita' visitate in questi due giorni sembra comunque un citta', con i suoi 1500 abitanti e soprattutto le case, due scuole, un ambulatorio in disuso ed uno appena costruito, ma in cui ci sono pochi medici e per un periodo ancora troppo limitato. Ad al-Hadidyeh l'acqua arriva da Bardala portata da autobotti e spesso i conducenti vengono multati perche' portano acqua a persone che non sono autorizzate ad abitare in zona C.
Lungo la strada abbiamo visto nelle varie basi incontrate una grande quantita' di mezzi militari, soprattutto blindati, ma anche molti carri armati. Si vocifera che, sotto le mentite spoglie delle solite esercitazioni mensili, si possa celare un attacco al territorio siriano, dal momento che ancora oggi e domani ci saranno manovre anche se non ci dovrebbero essere piu' evacuazioni di comunita' e villaggi. Lungo tutta la strada ho avuto modo di vedere e in buona parte fotografare le centrali idriche attraverso le quali l'acqua del villaggio di Bardala viene deviata alle colonie di Mehola e a quelle che circondano il villaggio di al-Fasayil, una buona parte delle cui donne e ragazzi dai 12 anni in su lavorano proprio nelle fattorie delle colonie pagati 50-60 shekel al giorno per dalle 8 alle 10 ore di lavoro ovviamente in nero.
A Bardala, nella casa di Abu Feras, abbiamo partecipato ad un evento abbastanza eccezionale: la riconciliazione fra una famiglia del villaggio con un'altra di quello di Ein al Beida, da tempo in conflitto, mediata da Abu Feras, da Abu Saker e dall'infaticabile Abu Hassan, cioe' Fathy, il responsabile della Jordan Valley Solidarity Campaign. Celebrata con una sontuosa cena.
Stamattina andremo ad al-Fasayil, dove l'anno scorso avevo partecipato alla fabbricazione dei mattoni di fango e torneremo ad al-Aoja, il primo villaggio che ho visitato nella valle due anni fa. Dopo di che, con qualche rimpianto, partiro' per Jericho e poi per Abu Dis e Jerusalem e dopo domani tornero' in Italia. E' possibile che questo sia l'ultimo messaggio che ti scrivo dalla Palestina.
Fathy mi ha detto che ha in programma un viaggio in Italia nei prossimi mesi. Gli ho detto di farmelo sapere perche' ci terrei ad invitarlo e a far conoscere l'esperienza della JVSC in Italia. E' davvero una grande esperienza di resistenza popolare nonviolenta di base portata avanti da contadini e pastori che si trovano in una valle che pullula di insediamenti militari. senza nessun sostegno ne' politico, ne' di ONG perche' queste ultime non si sentono di lavorare nella zona C. questi pastori e contadini non hanno armi, non hanno fucili e neppure bastoni, si difendono con il loro corpo come buona parte dei Palestinesi, mentre il mondo continua a pensare ad essi come dei terroristi!
E' notte fonda nella Valle del Giordano, ma continuo a sentire un rumore, probabilmente un generatore, dal momento che non ci sono linee elettriche nelle comunita' e con un centesimo del costo di un F 35 si potrebbero fornire i pannelli elettrici a tutti quei coraggiosi resistenti che vivono sotto il sole e il vento di una valle che rimane al di sotto del livello del mare.
Saluti a Laura, ai fanciulli, ai Berretti di entrambi i generi e a tutti queli che leggeranno queste righe.
A presto
Angelo