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21-12-2012

Solo con il disarmo si esce dalla crisi

Documento del Movimento Nonviolento per le prossime elezioni politiche rivolto ai partiti e movimenti politici: Sel, Idv, Verdi, Radicali, Prc, Pdci, Ecologisti e Civici, Cambiare si può, Io ci sto, Lista civica italiana, Movimento Arancione, M5S (includiamo liste e partiti che hanno introdotto i temi "pace e disarmo" nei loro programmi; escludiamo quei partiti che già ci hanno risposto negativamente con i fatti, votando in Parlamento a favore della Legge-delega di riforma dello strumento militare, compreso il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35).

Avanziamo tre richieste politiche chiare e nette ai partiti che si candidano a governare e a coloro che si candidano alla Camera e al Senato. Questi sono punti fondamentali del programma politico nonviolento, l'unico che possiamo sostenere.

1. Svuotare gli arsenali e riempire i granai: ridurre drasticamente la spesa militare, operando una scelta di disarmo unilaterale, nucleare e convenzionale, nella misura della riduzione del 10% delle spese militari per ciascun anno di legislatura (a favore di sicurezza interna e protezione civile);

2. Ripudiare la guerra e non la Costituzione: ritirare le truppe italiane dall'Afganistan e usare le risorse risparmiate a beneficio del Servizio Civile Nazionale, per la costruzione della difesa civile non armata e nonviolenta, come previsto dal nostro ordinamento;

3. Costruire la vera sicurezza: rinunciare al programma d'acquisto dei cacciabombardieri F-35 e investire le risorse salvate in politiche educative e sociali, lanciando un programma nazionale di educazione alla pace ed alla trasformazione nonviolenta dei conflitti.

Chiediamo ai partiti che nel proprio programma hanno introdotto i temi della pace e del disarmo, e che desiderano un confronto costruttivo, di pronunciarsi su queste precise richieste.

Da parte nostra non vogliamo limitarci a pretendere impegni dagli altri, ma siamo disponibili ad assumerci delle responsabilità anche dirette. Nelle associazioni nonviolente e pacifiste vi sono competenze, intelligenze, esperienze capaci di esprimersi egregiamente anche sul piano politico. I militari hanno imposto un loro uomo al vertice del Ministero della Difesa. Noi offriamo la disponibilità di queste amiche ed amici della nonviolenza a portare direttamente nel Parlamento il programma politico nonviolento. Per realizzarlo ci vogliono persone (donne e uomini, giovani e adulti) della società civile, gente comune che ha costruito la propria credibilità sui territori, di dichiarata competenza ed evidente rappresentanza.

Questo è il momento in cui le dichiarazioni e gli impegni si devono tradurre in atti politici, anche attraverso la qualità delle candidature al Parlamento.

Solo pochi giorni fa in Italia abbiamo assistito alla resa della democrazia parlamentare alla sovranità militare, con la delega per la riforma delle Forze Armate ad un ammiraglio/ministro il cui compito sarà impedire ogni taglio di risorse, e garantire nuovi investimenti sugli armamenti. L'unico disvalore ripudiato dal Patto Costituzionale – la guerra – viene strenuamente sostenuto, con il consenso della maggioranza parlamentare.

Non ci possono essere giustificazioni di alcun tipo per chi nei dibattiti dichiara politiche di pace e poi in Aula vota a favore delle spese militari. Non c'è politica realista che tenga, ragioni di Stato o disciplina di partito, non valgono le strategie politiche per evitare il peggio... arriva un punto in cui, come dice il Vangelo, le parole devono essere “sì, sì” oppure “no, no”.

Noi non vogliamo sgomitare, non gridiamo invettive, non cerchiamo protagonismi, rimaniamo ancorati alla nostra dimensione di movimento, mettiamo però ugualmente la nostra storia e il nostro pensiero/azione a disposizione di un progetto politico nonviolento perchè sappiamo che solo con il disarmo (militare, finanziario, culturale, verbale) si potrà uscire dalla crisi.

Ora tocca a voi dare una risposta.

Movimento Nonviolento

sti (che incideranno sulle tasche dei contribuenti italiani per decenni) per il caccia F-35, finalmente alcuni leader politici sembrano essersi resi conto che per la stragrande maggioranza dei cittadini l’acquisto di questi aerei militari è una follia.

La campagna “Taglia le ali alle armi!” – promossa da Rete Italiana Disarmo, Campagna Sbilanciamoci! e Tavola della Pace – che dal 2009 si batte per contrastare della partecipazione al programma JSF (il più costoso della storia militare) chiede ora alla politica non vuote parole, ma un impegno pubblico e formale a cancellare interamente il programma di acquisto degli F-35. I fondi pubblici così risparmiati sul bilancio statale sia del 2013 che degli anni a venire (budget stimato in circa 40 miliardi per tutta la vita del progetto) potrebbero in alternativa venir destinati al rafforzamento delle politiche sociali, alla scuola, all’università, ai servizi sociali per le famiglie.

La domanda che rivolgiamo ai candidati premier e ai leader di partito sostenitori delle coalizioni in lizza alle prossime elezioni politiche è semplice: si impegnerebbe in caso di vittoria elettorale, nei primi cento giorni di Governo, a cancellare irrevocabilmente l’intero programma di acquisto degli F35: SI o NO? Ci aspettiamo una risposta chiara, come se l’aspettano le cittadine e i cittadini italiani. Allo scopo siamo inoltre disposti ad incontrare i leader delle coalizioni e dei partiti a cui potremo illustrare i dati reali ed aggiornati sul programma. Un compito che desideriamo continuare a fare: negli ultimi mesi la nostra campagna (anche quando in pochi si occupavano della questione F-35 e dei temi legati alla spesa militare) è stata la prima e la più chiara voce capace di dettagliare i problematici dati reali del programma F-35, da tempo invece coperti da previsioni e valutazioni eufemistiche e imprecise della nostra Difesa.

Nei prossimi giorni la campagna “Taglia le ali alle armi” diffonderà un’ulteriore serie di considerazioni ed analisi, per smascherare le più recenti dichiarazioni dei vertici militari (in particolare sul ritorno occupazionale) spacciate impropriamente come realtà oggettiva.

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