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L’Onu si prepara a usare i droni Le Nazioni Unite potrebbero cominciare a usare i droni per le operazioni di peacekeeping nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), con l’approvazione del governo locale. I droni potrebbero essere più efficaci dei 17mila peacekeeper della missione Monusco, impegnati nella stabilizzazione del nordest del paese. Il capo delle operazioni di peacekeeping dell’Onu, Hervé Ladsous, ha sottolineato l’urgenza di modernizzare e rifornire con nuovi mezzi i caschi blu, che finora hanno ottenuto scarsi risultati. Altri funzionari dell’Onu affermano che i droni potrebbero essere utili anche in Sudan e Sud Sudan. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia si sono dichiarati a favore, mentre i governi di Cina e Russia sono contrari. Anche Eugène-Richard Gasana, l’ambasciatore all’Onu del Ruanda (che attualmente ha un seggio nel Consiglio di sicurezza), è contrario: “Qui abbiamo a che fare con essere umani, non siamo in Guerre stellari. Abbiamo bisogno di questa nuova tecnologia, ma a quale costo?”. Gasana teme che l’Africa diventi un laboratorio per sperimentare strumenti di intelligence a spese della popolazione. Allo stesso tempo il Ruanda è accusato di sostenere i ribelli del movimento armato M23, attivo nel nordest della Rdc. Jason Stearns, esperto della questione congolese, sostiene che i droni potrebbero essere una soluzione tecnica a uno dei problemi chiave della missione Onu, cioè “monitorare le ingerenze degli stati confinanti e raccogliere informazioni sugli sviluppi della sicurezza all’interno del vasto territorio del paese”.
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