http://www.asianews.it Il doppio gioco di al-Azhar per islamizzare l'Egitto e mantenere il potere Il più importante ateneo sunnita ha prima appoggiato i giovani della rivoluzione; ora sta coi Fratelli musulmani. Sharia e islam rassicurano la popolazione, che si fida solo degli imam, tutti formati da al-Azhar. La futura partita dei Fratelli musulmani e dello stesso islam si giocherà nei prossimi mesi su temi concreti: lavoro, economia, sviluppo. Il Cairo (AsiaNews) - Una Corte costituzionale, integralmente composta da funzionari islamisti vicini al presidente Mohamed Morsi, ha varato più di un mese fa una Costituzione dal sapore shariaitico. L'entrata della sharia nel diritto civile preoccupa non solo la minoranza cristiana, ma anche i musulmani. A tutt'oggi, solo l'Università di al-Azhar ha il potere e l'autorità di fermare il dilagare dell'estremismo islamico in Egitto. Fino ad ora il più importante ateneo dell'islam sunnita ha mantenuto una posizione moderata e in più di un'occasione il suo grande imam Ahmed al-Tayeb ha dato l'impressione di essere a fianco dell'opposizione laica contro l'establishment dominato da Fratelli musulmani e salafiti. Tuttavia sono in molti a dubitare . Secondo il grande islamologo Samir Khalil Samir, il comportamento di al-Azhar è solo una tattica per mantenere la sua influenza in patria e all'estero. Partendo dalla storia stessa dell'università, responsabile della formazione di migliaia di imam, il sacerdote analizza la situazione dell'Egitto vittima di un islam che usa ignoranza e analfabetismo per dominare la popolazione. La Costituzione basata sulla sharia approvata in dicembre è frutto di questa strategia e non trasformerà l'Egitto in uno Stato islamico. Essa è confusa e piena di contraddizioni e serve agli islamisti per mostrare agli egiziani che essi sono "veri musulmani". Al-Azhar ha una grande responsabilità nella situazione che sta attraversando il Paese. L'università forma infatti tutti gli imam presenti in Egitto e gran parte delle autorità religiose sunnite del mondo. Da secoli al-Azhar, segue chi governa. Chi nomina il rettore dell'Università è il presidente della Repubblica. Chi paga le spese dell'apparato organizzativo e la formazione dei suoi imam è in gran parte il governo. Il suo sostegno alla Costituzione che vincola il diritto civile alla legge islamica e un suo futuro appoggio ai Fratelli musulmani non sorprende. Da un lato l'ateneo si presenta come il portavoce più equilibrato e più rappresentativo dell'Islam sunnita. Dall'altro si oppone ai salafiti, ma solo perché la maggioranza della popolazione li considera troppo estremisti. Appoggiandoli essa perderebbe consensi. Per questa ragione quando nel 2011 i Fratelli musulmani e salafiti hanno dimostrato lanciando slogan estremisti islamici, l'ateneo si è messo contro di loro, sottolineando che quello sceso in piazza non era il vero islam, che per sua natura è una religione del giusto medio, senza eccessi. Solo al-Azhar può rappresentare la vera fede musulmana, dicevano gli imam. Essa è responsabile della formazione non solo degli imam egiziani. Il suo campus è frequentato da decine di migliaia di giovani musulmani, provenienti da tutto il mondo. Le dichiarazioni di questi mesi fatte dall'imam al-Tayeb in apparenza contro il governo islamista, servono solo per mantenere questa immagine agli occhi del mondo musulmano sunnita. Gli imam che studiano ad al-Azhar sono guardati con ammirazione da tutta la popolazione islamica. Un doppio gioco per mantenere il potere Dalla caduta di Mubarak i leader dell'università, fra tutti il grande imam Ahmed al-Tayeb, hanno sostenuto un doppio gioco. Prima delle elezioni essi hanno criticato e i Fratelli musulmani e i salafiti, affermando che l'Islam è la religione del giusto medio, rappresentato da al-Azhar, dando l'impressione di stare dalla parte dei giovani della Primavera araba. Quando gli Islamisti hanno vinto, al-Azhar ha riconosciuto il loro successo, sostenendo che era frutto del voto della maggioranza degli egiziani. Fino ad ora al-Azhar ha mantenuto una posizione moderata, ma non si è mai veramente opposta agli islamisti. Come ha sottolineato Noha El-Hennawy, in un articolo pubblicato lo scorso 7 gennaio dall'Egypt Indipendent [1], essa è sempre stata con lo Stato. I suoi esponenti stanno dalla parte di chi ha il potere. Lo scorso 5 gennaio alcuni imam salafiti hanno emesso una fatwa per vietare ai musulmani di fare gli auguri ai Copti per il Natale ortodosso, che cade il 7 gennaio secondo il calendario giuliano. Al-Azhar si è subito scagliata contro questa posizione, consapevole che nessuno avrebbe osato darle contro, perché è un'usanza che vige da secoli. In questo modo l'istituzione ha guadagnato l'ammirazione dei cristiani e dei musulmani moderati e non ha perso consensi fra la popolazione. Il ruolo di al-Azhar nella vittoria dei Fratelli musulmani Per decenni i presidenti egiziani sono stati leader a vita. Solo Hosni Mubarak (1981 - 11 febbraio 2011) è stato deposto da una sommossa popolare. La Primavera araba è stata una novità nel nostro mondo, un concreto esempio di cambiamento. Ma quindi perché alle elezioni hanno vinto i Fratelli musulmani? Il movimento fondato da Hasan al-Banna nel 1928 è bandito dal governo dai tempi di Gamal Abdel Nasser (1956 - 1970). Delle aperture si sono avute con Anwar al Sadat (1970 - 1981). Egli era più vicino alla posizione dei Fratelli musulmani e gli permise di partecipare alla vita politica, ma senza poter esporre il loro simbolo. Con Hosni Mubarak, essi avevano circa il 20% del parlamento, ma entravano sotto altre denominazioni. Durante tutto il periodo la Fratellanza è stata di fatto dentro il sistema, nascondendosi sotto altre spoglie, ma di fatto è in politica da decenni. Nel 2011, essi hanno creato un partito riconosciuto (Giustizia e Libertà), sono emersi e non hanno trovato nessuna reale opposizione politica. Alle elezioni il partito di Mubarak e i suoi uomini erano fuorigioco, bollati come membri del regime. I giovani protagonisti delle proteste hanno dato vita a decine di movimenti. Amr Moussa, Mohamed el-Baradei e Hamdeen Sabahi, gli unici leader politici esperti, hanno formato tre partiti diversi. L'unico blocco solido erano i Fratelli musulmani, seguiti dai salafiti e lo sono ancora oggi. In Egitto la popolazione è semplice, circa il 40% è analfabeta e segue alla cieca le decisioni dei suoi leader religiosi. Per molti egiziani solo la religione è un qualcosa di sicuro. Sharia e islam sono parole che tranquillizzano la gente. Per questa ragione in molti hanno votato per una maggioranza islamista e per questa costituzione, anche se nessuno l'ha letta. La gente vota fidandosi degli altri, soprattutto degli imam. Essi sono tutti formati da al-Azhar, che ha al suo interno diverse componenti, fra cui anche molti correnti vicine all'islam radicale. Se l'Università si mettesse contro chi promuove la sharia e l'islam sarebbe uno scandalo. Essa può alzare la voce solo contro i salafiti, considerati troppo estremisti, ma non può opporsi in modo ferreo ai Fratelli musulmani. La vera natura della Costituzione basata sulla sharia Come avvenuto per le elezioni anche per il referendum costituzionale la popolazione ha votato alla cieca. Il documento è stato promosso fra la gente da imam e persone riconosciute come autentici musulmani. Ma qual è il vero significato di questa Costituzione basata sulla sharia? Cosa significa la vittoria del "si" al referendum? In Egitto meno dell'1% dei cittadini ha la possibilità di leggere e comprendere un testo giuridico. Questo documento in realtà è un habitus, un gioco ideologico degli islamisti per dire: "Noi siamo veri musulmani e governiamo un Paese islamico, dateci fiducia". Ma è impensabile costruire uno Stato su questa Costituzione. Nella sharia islamica ci sono dei punti inaccettabili per un pensiero contemporaneo, in particolare tutti le punizioni fisiche (hudûd) previste dalla legge coranica. Se si leggono gli articoli della Costituzione, essi non hanno la precisione che ci si aspetta da un testo costituzionale, tutto è molto confuso, generico, suscettibile di interpretazioni contradittorie. Il tentativo è quello di unire religione e Stato. Tuttavia la popolazione prende coscienza sempre di più che un conto è agire secondo le norme dell'islam un altro è averle all'interno del diritto civile. Un esempio è il trattamento degli omosessuali. In principio le 4 scuole sunnite (85% dei musulmani) consideravano l'omosessualità come l'equivalente dell'adulterio per gli eterosessuali sposati, che vengono puniti con la morte per lapidazione, oppure come fornicatori per chi non è sposato, reato che prevede la fustigazione. Per poter procedere alla condanna si esige però la presentazione di una prova: la testimonianza di 4 uomini, una fotografia, oppure l'esame del Dna. Secondo il più famoso giurista sunnita, l'egiziano Yusuf al-Qaradawi : « I giuristi dell'Islam hanno avuto opinioni divergenti riguardo alla pena per questa pratica abominevole. Dovrebbe essere la stessa pena prevista per la zināʾ, o andrebbero uccisi sia il partecipante attivo che quello passivo? Anche se questa pena può sembrare crudele, gli è stato consigliato di mantenere la purezza della società islamica, e di mondarla dagli elementi pervertiti».[2] Concretamente, pochi Paesi musulmani applicano queste norme giuridiche. In Egitto, ogni tanto la polizia mette in prigione gli omosessuali, ma li libera dopo qualche settimana. Se la Sharia fosse applicata alla lettera, gli agenti avrebbero l'obbligo di ucciderli. Grazie a Dio non lo fanno! Infatti, l'idea di un'introduzione della sharia nella società è molto ambigua. Fino ad ora la sua presenza permette ai Fratelli musulmani di mostrarsi di fronte al popolo come veri islamici. Tuttavia, nessuno sa come verrà applicata questa Costituzione. Qui sta il problema. L'Egitto potrà mai essere uno Stato islamico? L'Egitto non sarà mai uno Stato islamico come l'Arabia Saudita o l'Iran. Ciò rappresenterebbe una grave perdita di questo governo, che ha già subito fortissime critiche. In tutta la storia del Paese nessun esecutivo ha mai combattuto contro una tale opposizione che raccoglie una parte consistente della popolazione. Il rispetto dei dettami della sharia nell'Egitto moderno è relativo. La legge islamica va interpretata. La genericità della Costituzione, e quindi la sua interpretazione, allontana l'idea di un'applicazione ferrea della legge, ma per chi non crede che la sharia è "parola di Dio" - cristiani, ma anche molti musulmani - essa è inaccettabile. L'opinione di molti è che il mondo musulmano egiziano deve passare per l'esperienza di un governo islamico guidato dai Fratelli musulmani per rendersi conto della loro vera natura. Per ottenere consensi, gli islamisti hanno sempre sfruttato la loro condizione di perseguitati, ponendosi come vittime del dispotismo e del laicismo. Ora che sono al governo si vedrà se il loro sistema è quello corretto oppure no, ma per decidere, la popolazione deve vederli all'opera. Nei prossimi mesi, il giudizio sarà su tematiche concrete: economia, lavoro, infrastrutture. Non solo sulle idee o sull'aderenza all'islam. Se la loro presenza corrisponde però alla maggioranza del popolo lasciamoli provare. I cristiani vittime dell'estremismo e le responsabilità di al-Azhar La gran parte dei musulmani sono contro le violenze nei confronti dei cristiani e gli atteggiamenti estremisti, come quelli compiuti dai radicali islamici in Siria o contro i copti in Egitto. In alcuni video girati nella guerra siriana si vedono molti giovani militanti che attaccano villaggi solo perché abitati da cristiani, gridando "Allah Akbar" (Dio è grande!). Tale frase è allo stesso tempo una preghiera e un grido di guerra. Questi piccoli gruppi non rappresentano l'islam, ma sono comunque una realtà che da 14 secoli fa parte di questo mondo. I salafiti, la frangia più estremista dell'islam sunnita, sono fanatici, perché fanatizzati dagli stessi imam, che grazie alla loro autorità giustificano le azioni violente in nome dell'islam e Dio. Al-Azhar ha un'immensa responsabilità nei confronti di questo mondo che in parte ha fatto il suo ingresso ufficiale nella politica egiziana. Anche se l'Università non segue in modo esplicito e anzi rifiuta la linea estremista, ha al suo interno una minoranza fanatica che fomenta le persone a utilizzare la violenza in nome della religione. Per lottare contro un male si deve riconoscere che è un "male". Tali contraddizioni hanno origine nella genesi stessa dell'islam. Molti dei dettami che giustificano la violenza si rifanno a fatti attribuiti a Maometto. Quando un musulmano compie un'azione violenta fa sempre riferimento a un brano del Corano o a un episodio della vita del profeta. Per cambiare questa visione è necessario un impegno concreto di al-Azhar, non solo le dichiarazioni di leader religiosi illuminati. Per poter sopravvivere l'islam deve cambiare. Molti musulmani dicono che non si può crescere continuando a credere che in questi 14 secoli non sia accaduto nulla. Questa è la linea del dialogo con gli altri mondi e il confronto con fedi diverse da quella musulmana. Il Corano non può più essere compreso come testo determinato da Dio, e per questa ragione immutabile e impossibile da interpretare. Una lettura ripensata e critica del Corano s'impone, a rischio di non essere più credibile. NOTE [2] Cf. Sheikh Yusuf al-Qaradawi, The lawful and the prohibited in Islam (Al-Falah Foundation, n.d.), cap. 3, sezione 1. The Physical Appetites, p. 165: "Sexual Perversion: A Major Sin".
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