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15 Marzo 2013

Acqua Pubblica: Verso i 2 Milioni di Firme
di Alexis Myriel

Lo strumento dell’Iniziativa dei Cittadini Europei si sta dimostrando in grado di portare all’attenzione internazionale il problema dell’acqua pubblica. Sono già 1,2 milioni le firme raccolte ma i promotori puntano ai 2 milioni in settembre. Si possono cambiare le cose.

Lo strumento dell’Iniziativa dei Cittadini Europei si sta dimostrando in grado di portare all’attenzione internazionale il problema dell’acqua pubblica. Sono già 1,2 milioni le firme raccolte ma i promotori puntano ai 2 milioni in settembre. Si possono cambiare le cose.

La European Citizens’ Initiative è uno strumento fornito dalla UE per permettere ai cittadini di raccogliere firme per chiedere modifiche alla regolamentazione europea. Lo hanno fatto privati e organizzazioni per chiedere che l’acqua rimanga un bene pubblico.

“L’Unione europea – dicono i promotori - deve definire obiettivi vincolanti per tutti gli Stati membri, così da garantire una copertura totale di tale diritto in Europa. Riteniamo altresì che l’UE debba intensificare il suo impegno per garantire l’accesso universale all’acqua e ai servizi igienico-sanitari anche al di fuori dell’Europa. Milioni di persone non possono accedere a questi servizi.

I nostri obiettivi:

1.             Servizi idrici e igienico-sanitari garantiti a tutti in Europa.

2.            No alla liberalizzazione dei servizi idrici.

3.            Accesso universale (su tutto il pianeta) all’acqua e ai servizi igienico-sanitari.

Questa campagna è un modo per impegnarsi verso una concreta applicazione del diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. È uno strumento per un cambiamento di rotta all’interno della Commissione europea, una svolta dall’attuale impostazione basata sulla concorrenza e orientata al mercato ad un approccio fondato sui diritti e incentrato sul servizio pubblico. Mira a garantire un accesso universale (su tutto il pianeta) all’acqua e ai servizi igienico-sanitari e a tutelare le limitate risorse idriche pubbliche a beneficio delle generazioni future.

Cosa chiediamo

1. Servizi idrici e igienico-sanitari garantiti per tutti nell’Unione europea.

Riteniamo che l’Unione europea debba rendere effettivo il diritto umano all’acqua nella misura in cui i servizi idrici e igienico-sanitari sono normati dal diritto comunitario (in quanto servizi di interesse generale). L’Unione europea deve promuovere la realizzazione, a livello nazionale, di questo diritto umano definendo obiettivi vincolanti per tutti gli Stati membri, così da assicurarne una copertura universale.

2. I diritti umani devono prevalere sugli interessi di mercato: no alla liberalizzazione dei servizi idrici.

Vogliamo un cambiamento di mentalità all’interno dell’UE, una svolta dall’attuale impostazione basata sulla concorrenza ed orientata esclusivamente al mercato ad un approccio fondato sui diritti e incentrato sul servizio pubblico. L’acqua è una risorsa naturale limitata ed un bene comune essenziale per la vita e la salute. È monopolio “naturale” e deve essere tenuto fuori dalle logiche del mercato interno.

3. Accesso universale all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sull’intero pianeta.

Riteniamo che l’UE debba intensificare il suo impegno per far sì che il diritto all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sia garantito a livello universale. L’Unione europea deve definire obiettivi ed incorporare nella sua politica di sviluppo il conseguimento dell’accesso universale (a livello mondiale) all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. In questo modo l’UE promuoverà attivamente il godimento globale del diritto all’acqua e ai servizi igienico-sanitari.

Le nostre proposte alla Commissione europea per rendere effettivo il diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari:

1.             Utilizzare il diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari in tutte le comunicazioni relative alle risorse idriche e/o ai servizi di raccolta e smaltimento dei reflui.

2.            Garantire servizi per la fornitura di acqua (sicura, pulita e economicamente accessibile) e servizi igienico-sanitari a tutte le persone negli Stati membri dell’Unione europea.

3.            Astenersi dal trasformare i servizi idrici in servizi commerciali, escludendo l’acqua dalle regole del mercato interno. Questo obiettivo può essere conseguito se la Commissione europea si impegna a:

4.            Non liberalizzare i servizi idrici e igienico-sanitari.

5.            Non includere tali servizi in accordi commerciali quali il CETA.

6.            Promuovere i partenariati pubblico-pubblico.

7.            Ribadire con fermezza, in tutte le politiche comunitarie attinenti alle risorse idriche, il principio “l’acqua non è una merce” iscritto nella Direttiva quadro sull’acqua.

8.            Specificare chiaramente che la tutela delle nostre acque prevarrà sulle politiche commerciali.

9.            Attivare programmi di sostegno destinati a quanti non sono in grado di pagare le bollette per la fornitura idrica, al fine di evitare l’interruzione del servizio a tale utenza.

10.        Garantire che le aziende private che gestiscono i servizi idrici diano prova di totale trasparenza e apertura in merito ai rispettivi contratti (nessuna riservatezza commerciale in questo servizio pubblico).

11.         Promuovere la partecipazione dei cittadini, conformemente alla Direttiva quadro sull’acqua.

12.         Ampliare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari in tutto il mondo, integrando il conseguimento di un accesso universale ai servizi idrici e igienico-sanitari nella politica di sviluppo dell’UE e innalzando la quota riservata al miglioramento di tali servizi negli aiuti pubblici allo sviluppo (APS).

13.         Promuovere i partenariati pubblico-pubblico (partenariati tra operatori del settore idrico) in base a principi non lucrativi e di solidarietà tra operatori e lavoratori del settore idrico in diversi paesi.

14.        Sancire per legge che il controllo dell’acqua e delle risorse idriche deve rimanere in mano al settore pubblico.

15.         Sostenere le aziende idriche pubbliche nell’UE e in altri paesi che non dispongono di capitali propri per estendere i servizi idrici e di smaltimento dei reflui alle popolazioni più indigenti.

16.         Sostenere e promuovere le aziende idriche che investono una data quota del proprio fatturato annuo in partenariati tra gestori nei paesi in via di sviluppo (sull’esempio dei Paesi Bassi e della Francia).

17.         Sostenere la costituzione di un sistema europeo di standard di riferimento (benchmarking) su base volontaria per le aziende pubbliche al fine di promuovere servizi idrici di qualità.

18.         Definire un codice di autodisciplina per le aziende del settore idrico nei 27 Stati membri dell’UE.

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