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Diffamazione, torna il carcere per i cronisti. Articolo21: “No alla “legge manette”. Fnsi: “pagina nera democrazia” Torna il carcere per i giornalisti colpevoli di diffamazione. Col voto segreto, chiesto e ottenuto dalla Lega, salta l’intesa di maggioranza che puntava a eliminare la detenzione. E cosi’ in serata l’Aula di Palazzo Madama da’ il via libera (con 131 voti favorevoli, 94 contrari e 20 astenuti) all’emendamento della Lega che prevede la reclusione fino ad un anno come pena alternativa. “Di fronte al voto segreto afferma in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti con il quale una maggioranza del rancore ha confermato il carcere per i giornalisti non ci sono commenti da fare ma solo iniziare una lunga e rigorosa lotta per affossare questo testo ed impedirne l’approvazione definitiva. Articolo21 ritiene ormai necessario procedere alla immediata convocazione di una manifestazione nazionale contro la legge bavaglio anzi contro la “legge manette”. “I malpancisti forcaioli, dietro il muretto a secco del voto segreto chiesto da Lega e Api, hanno scritto una pagina vergognosa votando per la reintroduzione del carcere per i giornalisti, che veniva cancellato da una proposta di riforma dell’attuale normativa”. Lo dice la Fnsi, commentando il voto di questa sera al Senato. “La legge in discussione sulla modifica delle norme per i reati a mezzo stampa, a questo punto, non ha piu’ alcun senso: e’ peggiorativa rispetto alla precedente ed e’ in totale contrasto con la giurisprudenza europea”. Inoltre aggiunge la Fnsi “e’ incoerente con quanto votato nella stessa seduta dal Senato, quando era stato accolto un emendamento del sen. Vita che precisava valore e portata della rettifica. Questo progetto di legge, e’ del tutto evidente, cosi’ non puo’ piu’ andare avanti. Il presidente del Senato Schifani ha fatto bene a sospenderne l’esame per una riflessione, ma l’unica soluzione possibile e’ affossarlo definitivamente”. In caso contrario e’ certo “ci pensera’ la pubblica opinione. E i giornalisti saranno con essa in campo con ogni azione possibile, la piu’ nitida e ferma. C’e’ la pausa di riflessione del Senato, ma gia’ domani, con la Conferenza dei Cdr convocata a Fiuggi, ogni ulteriore azione anche di categoria sara’ possibile. Stupisce che i 131 parlamentari, nascosti dietro il voto segreto, non riescano a comprendere che la loro voglia di punire la stampa con il pugno di ferro diventera’ la loro ossessione e la loro punizione. La libera informazione, in democrazia, non e’ mai un nemico da abbattere”. “L’opinione mia e di Vannino Chiti, che era firmatario dell’originario ddl che poi e’ stato stravolto, e’ che cio’ che e’ successo e’ gravissimo”. Lo dice il senatore del Pd, Vincenzo Vita, dopo che l’aula del Senato, ha approvato, con i voti di Lega e Api, l’emendamento che reintroduce il carcere per i giornalisti in caso di diffamazione a mezzo stampa. “A questo punto- aggiunge- il percorso che aveva portato inizialmente all’abolizione del carcere e’ contraddetto e questo rende impraticabile la prosecuzione della discussione sul testo. Speriamo che la capigruppo domani lo tolga dall’ordine dei lavori per sempre. Adesso basta- conclude Vita- il caso e’ chiuso”.
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