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Giovedì 25 Ottobre 201

Legge bavaglio: obbligo di rettifica e cozze avariate
di Debora Billi

 Una norma che, di fatto, impedisce anche di scrivere la pura verità. Un attacco alla libertà di stampa in attesa di quello, definitivo, alla libertà di opinione.

Altra croce per chi tiene un blog da anni: la riproposizione periodica della maledetta legge bavaglio. Ne parlammo assai nel 2010, qui e qui. Ma soprattutto ne parlai in questo post, che vi ripropongo in parte più sotto.

Il succo è che, con l'obbligo di rettifica, non si potrà più dire neanche la verità. Si, perché se qualcuno affermerà su un blog -ad esempio- che la Shell è mandante di un omicidio (cosa vera e dimostrata in tribunale), la Shell potrà chiedere comunque la rettifica, pena il pagamento di una multa se non ottemperate. A meno che, sapendovi dalla parte della ragione, non siate disposti ad andare in causa contro la Shell... e dubito che vogliate farlo.

Una norma che impedisce di fatto di scrivere la verità è quanto di più liberticida esista in fatto di diritto all'informazione. Per tacere del fatto che è il primo passo per poi aggredire anche la libertà di opinione. Il bavaglio, dapprima virtuale, diventerà presto anche fisico.

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Succederanno invece anche altre cose più piccole ma, per la libera informazione, altrettanto importanti. Sapete che ci sono stati blogger minacciati o trascinati in tribunale per aver detto che al tale ristorante si mangia male? O che la tale marca di jeans non è affatto made in Italy ma made in Bangladesh? O che la tale azienda mobiliera ritarda con le consegne? O che la tale trasmissione TV è brutta? C'è persino gente querelata dalla Massoneria ...voi ne parlate sempre bene, della Massoneria?

In Rete ci sono migliaia, decine di migliaia di post, magari letti da 4 gatti, che denunciano questo e quello, dalle cozze avariate della pizzeria sotto casa all'amianto nascosto sotto un terreno privato, dall'assessore che va a escort alle scarpe di marca con la colla tossica, dall'omogeneizzato con la carne riciclata all'associazione sportiva che propone il doping ai ragazzini, al supermercato che non fa entrare i bambini down. Finora le denunce sono state 1 su 1 milione, ora chi impedirà al ristoratore imbroglione di costringere all'obbligo di rettifica? La giustizia non ha tempo di indagare su cozze, scarpe e supermercati e il blogger preferisce smentire che passare dei guai. E la prossima voltà parlerà della sua gita al mare, invece che delle cozze avariate.

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