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Peggiorano le condizioni di Hana Un medico di Physicians for Human Rights Israel ha visitato Hana Shalabi per la seconda volta il 12 marzo: preoccupazione per le sue attuali condizioni di salute. Hana Shalabi, 30 anni, residente nel villaggio di Burqin vicino Jenin, è stata arrestata il 16 febbraio 2012 ed è tuttora detenuta nella prigione di Hasharon. Da allora è in sciopero della fame, quattro settimane di protesta contro il suo arresto, il trattamento degradante e disumano a cui è sottoposta e l’ordine di detenzione amministrativa a cui è costretta. Hana continua a rifiutare qualsiasi esame medico da parte dei medici dell’Israeli Prison Service (IPS) e ha chiesto di essere esaminata solo da un dottore indipendente del PHR Israel. La visita del 12 marzo e quella precedente dell’8 marzo sono state possibili soltanto a seguito della sentenza del 7 marzo della Corte distrettuale israeliana, con la quale il giudice ha imposto all’IPS di permettere ad un medico del PHR di visitare Hana. La prima visita, l’8 marzo, ha rilevato un’atrofia muscolare, perché il corpo della donna ha usato tutte le riserve di grasso a disposizione come fonte alternativa di energia. Un simile processo sta ora danneggiando anche il muscolo cardiaco. La Shalabi è debole e soffre di continue perdite di coscienza. Il medico ha espresso preoccupazione per possibili danni fisici. Nella seconda visita, il 12 marzo, è stato rilevato un ulteriore deterioramento delle condizioni di salute di Shalabi: l’atrofia muscolare è peggiorata, così come la perdita di peso, nel sangue si è significativamente ridotto il livello di zuccheri e la donna soffre di forti dolori muscolari, in particolare alla schiena e al petto. Dopo la visita, il medico ha fatto sapere che, sebbene Hana abbia cominciato a ricevere sali (solo in forma liquida), rifiuta qualsiasi altro trattamento, determinata a proseguire nello sciopero della fame fino al suo rilascio. Il dottore ha sottolineato: “Non possiamo sapere come il suo corpo reagirà ad un digiuno così lungo. Sono possibili vari scenari. Tra i rischi maggiori, c’è l’infarto, il malfunzionamento del fegato e il collasso del sistema muscolare, oltre al pericolo di infezioni dovute alla debolezza del sistema immunitario”. Va ricordato che durante l’ultima visita il medico ha compiuto esami del sangue per verificare il funzionamento del corpo di Hana e ha portato il campione in un laboratorio dell’IPS. I risultati potranno dare ulteriori informazioni sulle condizioni della Shalabi. Il Comitato Etico dell’IPS si è riunito il 13 marzo per discutere della possibilità di costringere la detenuta a mangiare. Non è dato sapere cosa il comitato ha stabilito. PHR Israel e Addameer ricordano che secondo l’Associazione Mondiale Medica costringere chi è in sciopero della fame a nutrirsi è un trattamento disumano e degradante, così come stabilito anche dalla Convenzione Internazionale contro la Tortura. L’Associazione Medica Israeliana considera tale pratica una forma di tortura e la partecipazione di medici a tale misura è proibita dalla Dichiarazione di Tokio del 1975 e dalla Dichiarazione di Malta, che impone al medico non solo di rispettare la volontà di chi è in sciopero della fame ma anche di proteggerlo dal nutrimento forzato. PHR Israel e Addameer sono inoltre preoccupati per le condizioni di salute della detenuta Hana Shalabi e per l’intenzione di forzarne il nutrimento in violazione di qualsiasi convenzione internazionale. Per questo facciamo appello alla comunità locale e a quella internazionale perché intervengano subito a favore del rilascio di Hana e della fine dell’utilizzo della detenzione amministrativa da parte di Israele. Background: Il 23 febbraio Hana Shalabi ha ricevuto un ordine di detenzione amministrativa di sei mesi. Il 29 febbraio la corte militare di Ofer ha tenuto un meeting per discutere del suo caso. Il 4 marzo la corte ha stabilito la riduzione della pena da sei a quattro mesi, ma senza definire se l’ordine di detenzione amministrativa possa o no essere rinnovato. Per questo, Hana ha annunciato il proseguimento dello sciopero della fame fino al suo rilascio. Il 7 marzo, a Ofer è stato presentato l’appello alla sentenza della corte e il giudice militare ha invitato le parti a giungere un compromesso entro l’11 marzo, accordo che non è stato raggiunto. La protesta dei detenuti amministrativi intanto sta crescendo. Altri due prigionieri, Bilal Diab e Thair Halahleh, hanno iniziato uno sciopero della fame il primo marzo, affermando di voler continuare fino al rilascio. Il 3 marzo, due altri detenuti hanno fatto lo stesso. Dall’inizio di marzo, numerosi prigionieri in detenzione amministrativa hanno rifiutato di presentarsi di fronte alla corte militare e di partecipare a discussioni legali sui loro casi. A causa dell’utilizzo da parte di Israele di tale misura detentiva e a causa della non volontà della corte militare di porre fine a tale pratica, lo sciopero della fame è l’unico messo non violento per protestare e combattere per i propri diritti. Attualmente sono circa 310 i palestinesi in detenzione amministrativa in carceri israeliane. La detenzione amministrativa permette ad Israele di imprigionare i detenuti per periodi di sei mesi reiterabili all’infinito. L’arresto si fonda su “informazioni segrete”, senza alcuna pubblica accusa. Per cui, i detenuti amministrativi e i loro avvocati non possono difendersi in un equo e giusto processo.
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