Alternative Information Center Dopo Khader Adnan, la detenuta Hana in sciopero della fame Ha iniziato oggi il suo tredicesimo giorno di sciopero della fame nel carcere israeliano dove è rinchiusa. Hana Shalabi era stata rilasciata lo scorso ottobre a seguito dello scambio di prigionieri fatto tra Israele ed Hamas. Ma dopo soli quattro mesi di libertà, è stata nuovamente arrestata. Il 17 febbraio 2012 le autorità israeliane sono andate a prenderla nella sua casa di Burqin, un piccolo villaggio nel nord della Cisgiordania vicino a Jenin. Secondo il racconto dei genitori, l'esercito ha fatto un'incursione improvvisa nell'abitazione e ha danneggiato e svaligiato la casa. Hana, 29 anni, è stata messa in detenzione amministrativa. Dal quel momento, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro questa misura cautelare che viola qualsiasi convenzione per la tutela dei prigionieri. E da tre giorni anche i suoi genitori, in solidarietà, hanno iniziato a rifiutare il cibo. Hana era stata arrestata la prima volta a settembre 2009 ed aveva passato 25 lunghi mesi in detenzione amministrativa. Secondo quanto riferito da Addameer, l'associazione di supporto ai prigionieri politici, “Shalabi era stata arrestata il 14 settembre 2009 mentre si trovava a casa coi genitori. All'1:30 di mattina i soldati hanno circondato l'abitazione con 12 jeep militari, hanno fatto uscire tutta la famiglia ed hanno chiesto ad Hana la carta d'identità. In seguito hanno perquisito in maniera approfondita tutta la casa. Durante quest'operazione uno dei soldati ha strappato con forza davanti a tutti i familiari le foto appese alle pareti del fratello di Hana, Samir, ucciso dall'esercito israeliano nel 2005”. Durante la sua prigionia Hana ha subito abusi sessuali e ha trascorso lunghi periodi in isolamento. Solo quattro mesi fa, il rilascio. La protesta di questa giovane ragazza palestinese è iniziata proprio nei giorni in cui il prigioniero politico Khader Adnan ha accettato di porre fine allo sciopero della fame, durato 66 giorni, in cambio della scarcerazione, nell'arco di due mesi, al termine del periodo di detenzione amministrativa. Tuttavia, ha affermato un medico di Physicians for Human Rights (PHR) “le condizioni di Khader restano instabili e dovrà affrontare una lunga e difficile convalescenza”. E lo sciopero della fame dei prigionieri, le proteste e le manifestazioni avvenute in tutta la Cisgiordania in solidarietà con i detenuti palestinesi hanno riportato prepotentemente l'attenzione sulla detenzione amministrativa, una misura cautelare extragiudiziale che non prevede processi. “La detenzione amministrativa è uno degli strumenti più pericolosi in mano all’occupante israeliano perché distrugge la società palestinese e la sua capacità di resistere” ha spiegato Murad Jadallah, ricercatore e membro di Addameer. Attualmente sono 310 i prigionieri palestinesi, tra cui 6 donne, rinchiusi nelle carceri israeliane in detenzione amministrativa. Uno strumento che ha cominciato ad essere utilizzato in maniera constante con lo scoppio della Prima Intifada: nel 1989 erano 1.794 i prigionieri palestinesi in detenzione amministrativa. Stessa situazione durante la Seconda Intifada: alla fine del 2002, oltre mille i detenuti con una simile misura, circa 750 tra il 2005 e il 2007.
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