http://www.infopal.it Il Pchr lancia la campagna ‘Palestina alla Corte penale internazionale’ PCHR Palestinian centre for human rights. Comunicato stampa. Il 10 dicembre 2012, in occasione della giornata per i diritti umani, il Pchr ha lanciato la campagna ‘Palestina alla Corte penale internazionale’. Essa mira a incoraggiare le parti interessate, vale a dire lo stato della Palestina, il procuratore della Corte penale internazionale e la comunità internazionale, ad adempiere alle loro responsabilità garantendo giustizia e risarcimento alle vittime palestinesi per le violazioni del diritto internazionale. Dieci anni dopo la creazione della Corte penale internazionale, istituzione creata per porre fine all’impunità per gli autori dei crimini più gravi, che riguarda la comunità internazionale nel suo complesso, il Pchr esige responsabilità per le innumerevoli vittime palestinesi a cui è stato negato l’accesso alla giustizia per così tanto tempo. Gli autori dello Statuto di Roma hanno riconosciuto che “tutte le persone sono unite da stretti vincoli e che le loro culture formano un patrimonio comune”. I valori fondanti la Corte sono davvero universali, sulla base dei diritti che sono stati proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1948. Poiché l’articolo 2 afferma “(…) non sarà inoltre fatta distinzione sulla base dello status politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio a cui una persona appartiene, sia esso indipendente, fiduciario o non autonomo o con altre limitazioni di sovranità”. 64 anni dopo, innumerevoli popoli sono ancora discriminati e ci sono distinzioni enormi tra gli individui, semplicemente a causa dello status politico della terra in cui sono nati. Il popolo palestinese è sempre stato discriminato proprio a causa della mancanza di indipendenza nel loro territorio e della limitazione della sovranità imposta loro dopo la creazione dello stato di Israele quello stesso anno. La situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati peggiora di anno in anno. Il diritto all’auto-determinazione e alla realizzazione di uno stato palestinese appaiono come nobili ideali di fronte alla realtà dei fatti. La situazione in Cisgiordania e a Gerusalemme si sta deteriorando sotto l’occupazione e l’espansione degli insediamenti, con tutto il mondo come testimone. Nella Striscia di Gaza, 1,7 milioni di persone sono sottoposte a una forma odiosa di punizione collettiva, tagliate fuori dal mondo esterno e costrette a un non sviluppo. Questo stesso popolo, persone protette dal diritto internazionale umanitario, è oggetto di attacchi continui. Durante la cosiddetta ‘Operazione Piombo Fuso’, la popolazione civile era nell’occhio del ciclone, e le era negata anche la possibilità di fuggire. Oltre l’80% di tutte le vittime erano civili. Tutto questo è avvenuto sotto gli occhi della comunità internazionale. Quasi 4 anni dopo, non c’è stata alcuna indagine adeguata a livello nazionale. Peggio ancora, la comunità internazionale ha guardato ancora una volta come Israele ha condotto un’altra offensiva con attacchi sproporzionati e indiscriminati che hanno causato la perdita di molti civili. Quasi i due terzi delle vittime e il 97% dei feriti durante l’operazione “Colonna di Nuvola” erano civili. Precedentemente, l’operazione “Piombo fuso” è stato oggetto di indagine, un’altra offensiva su larga scala ha lasciato molte più vittime al suo passaggio. Il “Fact finding mission” dell’ONU sul conflitto di Gaza ha scoperto che crimini di guerra e crimini contro l’umanità sono stati commessi durante l’operazione Piombo Fuso”. La cosa più importante è che il rapporto ha definito i meccanismi di responsabilità a livello nazionale e, in caso di fallimento, a livello internazionale. Come ha concluso la commissione di esperti dell’ONU “l’inchiesta ufficiale deve essere condotta da un organismo realmente indipendente, dato l’evidente conflitto insito nell’esercito che esamina il suo ruolo nella progettazione e nell’esecuzione dell’operazione Piombo Fuso”. Il Pchr riconosce che la Corte penale internazionale è l’organo indipendente di principio in grado di condurre tali indagini e, in questo contesto, il Pchr lancia la sua campagna, “Palestina alla Corte penale internazionale”, che mira a incoraggiare le parti interessate ad assumersi le proprie responsabilità nel garantire alla Palestina l’accesso alla Corte penale internazionale. In primo luogo, lo Stato della Palestina deve firmare e ratificare lo Statuto di Roma, senza indebito ritardo, e presentare una dichiarazione alla Corte di giustizia ai sensi dell’articolo 11 (2) e 12 (3) dello Statuto, accettando l’esercizio della giurisdizione da parte della Corte dalla data di entrata in vigore dello Statuto, il 1° luglio 2002. A seguito dell’adesione della Palestina allo Statuto di Roma, il procuratore della Corte penale internazionale dovrebbe avviare un’indagine per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità che vengono commessi in Palestina in violazione dello Statuto, e richiedere l’autorizzazione alla Camera di giudizio preliminare per procedere ad un’indagine, ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto. In seguito, il Procuratore della Corte penale internazionale dovrebbe riaprire l’esame preliminare, e prendere in considerazione gli elementi utili per aprire finalmente un’inchiesta sulla situazione in Palestina, portando la questione prima alla Camera preliminare per una determinazione giudiziale della questione. Infine, spetta alla comunità internazionale sostenere gli sforzi del popolo palestinese per cercare giustizia alle violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani attraverso l’uso del principio di giurisdizione universale.
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