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19 marzo 2012

Una Marcia Globale per Gerusalemme
di Marta Fortunato

Centinaia di migliaia di manifestanti palestinesi ed internazionali parteciperanno alla Marcia Globale per Gerusalemme che avrà luogo il 30 marzo. http://gm2j.com/main

Beit Sahour (Cisgiordania), 19 marzo 2012, Nena News – Una Marcia Globale verso Gerusalemme in solidarietà col popolo palestinese per commemorare il 36° anniversario della Giornata della Terra e per combattere contro le politiche israeliane di apartheid. Più di 700 diverse istituzioni in 64 paesi a sostegno dell’iniziativa. Cinque diverse marce, in Israele, in Cisgiordania, in Egitto, in Giordania ed in Libano. Ed inoltre proteste e manifestazioni nelle principali piazze mondiali e davanti alle ambasciate israeliane di moltissimi paesi. Tutto è pronto per il 30 marzo quando centinaia di migliaia di persone si dirigeranno verso Gerusalemme chiedendo, come si legge nel sito ufficiale della marcia, “la fine dell’occupazione e delle politiche israeliane di apartheid, di pulizia etnica e di giudaizzazione che colpiscono il popolo palestinese di Gerusalemme”. Ma Israele accusa l’Iran di essere l’ideatore e il finanziatore di questo evento.

E c’è chi è già in marcia. La carovana asiatica è in viaggio da otto giorni ed ora si trova in Iran, diretta verso il confine turco. Da lì la prossima tappa sarà la capitale libanese.

Ed il 30 marzo si prevede che centinaia di migliaia di persone si dirigano verso Gerusalemme. Una prima marcia avrà luogo in Israele e vedrà come protagonisti i palestinesi del ‘48, che sono i soli ai quali è permesso raggiungere la Città Santa. I palestinesi della Cisgiordania invece organizzeranno proteste pacifiche presso i posti di blocco di Betlemme e Qalandyia. Una terza marcia partirà dall’Egitto e tenterà di arrivare nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Infine manifestanti libanesi e giordani faranno pressione sui relativi confini.

L’idea di una marcia globale pacifica si è sviluppata alla fine dell’anno scorso e si è successivamente concretizzata in una serie di conferenze tra diversi comitati internazionali di molti paesi del mondo. Dopo il meeting di Amman di dicembre, il 17-18 gennaio si è tenuto, a Beirut, il secondo incontro dei comitati i quali hanno deciso di organizzare una marcia il 30 marzo, giorno particolarmente importante per il popolo palestinese. Questa data infatti ricorda gli avvenimenti del marzo 1976 quando le autorità israeliane hanno confiscato migliaia di acri di terra palestinese ed hanno represso con forza e violenza le ondate di proteste e di scioperi che sono sorte in seguito . In quell’occasione sei palestinesi cittadini di Israele erano stati uccisi e centinaia feriti ed arrestati.

Durante la conferenza di Beirut i rappresentanti dei comitati internazionali hanno redatto e pubblicato la dichiarazione di principi “Appello alla Libertà”, condannando la campagna di pulizia etnica in corso a Gerusalemme e nel resto dei territori palestinesi occupati che sta modificando la situazione geografica e demografica dell’area ed invitando gli individui, le associazioni e le organizzazioni internazionali a prendere parte a questa marcia “poichè la difesa e la liberazione di Gerusalemme è dovere di ogni cittadino”.

Ma i media israeliani sono di diverso avviso: si tratta di una marcia finanziata ed sostenuta dall’Iran. “Teheran sta appoggiando questo evento tramite dichiarazioni ufficiali e propaganda” si legge sulla versione on-line del quotidiano israeliano Ynet – il sostegno iraniano è evidente soprattutto in Libano dove Hizbollah e la Jihad islamica palestinese stanno partecipando all’organizzazione della marcia”. Per questo, continua l’articolo, è molto probabile che le manifestazioni saranno violente.

Israele sta portando avanti una campagna mediatica volta a snaturare il vero significato dell’evento, rispondono gli organizzatori della marcia. A sostenere l’iniziativa ci sono oltre 700 diverse istituzioni e 64 paesi. Inoltre, come ha spiegato Said Yakin, uno degli organizzatori, “la marcia sarà pacifica, pertanto ci aspettiamo che l’IDF ci tratti come ha trattato le centinaia di migliaia di manifestanti israeliani che sono scesi in piazza l’anno scorso”. Tuttavia le immagini dei 12 manifestanti uccisi l’anno scorso durante le manifestazioni in ricordo della Nakba sono ancora vivide nelle menti di molti palestinesi. Nena News