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4 aprile 2012

Messaggio del Segretario Generale in occasione della Giornata Internazionale per la consapevolezza sulle mine e l’assistenza all’azione contro le mine

UNRIC/IT/627/06

Le mine antiuomo sono crudeli strumenti di guerra. A decenni di distanza dalla fine dei conflitti, questi assassini invisibili giacciono silenziosi sul terreno, aspettando di uccidere e mutilare. A causa delle mine antiuomo, le battaglie del ventesimo secolo mietono le vittime del ventunesimo secolo, con nuovi incidenti ogni ora.

Una singola mina antiuomo – o addirittura la paura della sua presenza – può tenere in ostaggio un’intera comunità. Può impedire agli agricoltori di coltivare i campi, ai rifugiati di tornare a casa, perfino ai bambini di giocare. Blocca la fornitura di assistenza umanitaria e impedisce il dispiegamento degli operatori di pace. Nelle società post-conflitto le mine antiuomo rimangono uno dei più grandi ostacoli alla ricostruzione e alla ripresa.

Tuttavia questo flagello del secolo passato ha le potenzialità per diventare una storia di successo del secolo attuale. La rapida entrata in vigore della Convenzione del 1997 per il bando delle mine antiuomo ha sottolineato l’ampia condanna morale di queste armi. Il Trattato, che conta 150 Stati, sta già dando risultati tangibili. I governi, i donatori, le organizzazioni non governative e le Nazioni Unite collaborano ad un livello senza precedenti per affrontare tale problema in oltre 30 paesi. Sia la produzione sia il collocamento delle mine antiuomo sono in diminuzione. Il commercio globale di mine si è di fatto fermato, le riserve sono state distrutte, le operazioni di sminamento sono state accelerate e sono state iniziate campagne di informazione sui rischi delle mine.

Il messaggio è chiaro e deve essere ascoltato: non c’è posto per le mine antiuomo in una società civilizzata.

Un mondo senza mine antiuomo e residuati bellici esplosivi è un risultato che può essere raggiunto in pochi anni, non in decenni come pensavamo. Ma per trasformare questo ideale in realtà, ognuno di noi, donatori, pubblico in generale e Paesi affetti dalla presenza delle mine, deve concentrare la propria energia e la propria immaginazione sulla causa dello sminamento. Dopo essere stati così efficienti nel minare, dobbiamo diventare ancora più abili nello sminare. Ogni mina eliminata può voler dire una vita salvata. Ogni mina eliminata è un passo in avanti nel costruire le condizioni per una pace duratura e proficua.

In questa Giornata Internazionale per la consapevolezza sulle mine e l’assistenza all’azione contro le mine, esorto i governi a ratificare il trattato per l’abolizione delle mine antiuomo come il Protocollo V, relativo ai residuati bellici esplosivi, e la Convenzione sulle armi convenzionali. Chiedo ai donatori di rinnovare il loro impegno finanziario e mi appello alla comunità internazionale affinchè rivolga la propria attenzione all’impatto sul piano umanitario e sul piano dello sviluppo delle munizioni a grappolo. E guardo ai Paesi in cui sono presenti le mine perchè assicurino la riabilitazione e la reintegrazione dei sopravvissuti alle mine e affinchè aumentino le risorse destinate all’azione contro le mine. Insieme dobbiamo batterci contro il male delle mine, è un alto dovere morale.

La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e di credo, Asma Jahangir, sarà a Roma per consultazioni presso la Santa Sede dal 14 al 16 giugno 2006.

Durante il suo soggiorno, Asma Jahangir avrà incontri alla Santa sede oltre che con rappresentanti di organizzazioni e istituti che operano di concerto con  la Santa sede su questioni che sono legate all’ambito di competenza coperto dalla Signora Jahangir.

L’obiettivo delle consultazioni è uno scambio di ideee e opinioni su temi di attualità legati alla libertà di religione o di credo, come ad esempio la coesistenza di religioni e il dialogo interreligioso, la questione della conversione e della diffusione della religione, e quella dei simboli religiosi.

Il mandato della Relatrice Speciale consiste nella protezione e promozione della libertà di religione o credo in conformità con la Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sul credo religioso (1981) e altri strumenti internazionali affini.