http://actualutte.com/ C’è qualcuno in casa? Imponenti manifestazioni antinucleari in Giappone Duecentomila persone hanno circondato la residenza del primo ministro Yoshihiko Noda Ma il governo in crisi riapre i reattori per evitare blackout A Fukushima ancora radioattività record Tra 150.000 e 200.000 giapponesi hanno circondato l'altra sera la residenza del primo ministro Yoshihiko Noda per protestare contro il riavvio delle centrali nucleari in Giappone. Una manifestazione oceanica per gli standard giapponesi che evidenzia la crescente ostilità dell'opinione pubblica a proseguire l'avventura nucleare dopo il disastro di Fukushima Daiichi. La manifestazione è avvenuta a ridosso dell'annuncio dato dalla Tokyo electric power company (Tepco) il 27 giugno di livelli record di radiazioni nel sottosuolo dell'edifico del reattore 1 di Fukushima Daiichi, che potrebbe complicare ulteriormente i lavori di smantellamento della centrale nucleare. Poi è arrivata la notizia di un guasto all'impianto di refrigerazione di una piscina del combustibile esaurito. Il livello di radioattività registrato nell'acqua presente nel sottosuolo del reattore 1 arriva a 10.300 millisieverts all'ora, una dose che fa ammalare un uomo in pochi minuti e che diventa letale in poco tempo. In 20 secondi viene superata la dose annua ammissibile per i "liquidatori" di Fukushima, che è molto più alta di quella per i "civili". La Tepco ha spiegato che «I lavoratori non possono penetrare in questi luoghi e dovremo prepararci allo smantellamento con l'aiuto di robot». Il problema è che nessuno dice dove finiranno tutti questi materiali così altamente radioattivi. I livelli di radiazioni sono 10 volte superiori a quelli rilevati nei reattori 2 e 3, fortemente danneggiati come l'1 il che, secondo la Tepco, si spiegherebbe con il fatto che è precipitato più combustibile nucleare fuso sul fondo del reattore 1 che nell'altre unità di Fukushima Daiichi. Quel che è certo è che per smantellare e smaltire i reattori 1, 2, 3 e 4 danneggiati dal terremoto/tsunami dell'11 marzo 2011 i lavori saranno enormemente complessi e che richiederanno 40 anni e lo sviluppo di nuove tecniche speciali mai sperimentate prima. La Tepco, finita in bancarotta dopo la catastrofe nucleare, è stata nazionalizzata proprio il 27 giugno, dopo un aumento di capitale finanziato dallo Stato. Quindi saranno i cittadini giapponesi a pagare per il disastro nucleare causato dalla disattenzione e dall'opacità e dall'avidità della lobby nucleare privata del Giappone. . Ma nemmeno il ripetersi di incidenti a catena a Fukushima Daiichi e l'imponente manifestazione di Tokio sono riusciti a far desistere un governo che ha probabilmente i giorni contati, visti che uno dei leader storici del Partito democratico giapponese e 49 parlamentari democratici hanno annunciato l'uscita dal partito per formare un nuovo gruppo parlamentare, ma il riavvio del nucleare non c'entra nulla i transfughi protestano contro l'aumento dell'Iva. Nonostante le proteste ormai diffuse in tutto il Paese, la Kansai electric power company (Kepco) ieri ha riavviato il reattore 3 della sua centrale di Ohi, nella prefettura di Fukui, nel Giappone occidentale ed oggi l'impianto ha raggiunto lo stato "critico" dopo 15 mesi di inattività. Il 4 luglio il reattore comincerà a produrre energia elettrica e l'8 luglio opererà a pieno regime. Il vice ministro dell'industria Seishu Makiono ha detto che «Nell'operazione di riavvio è andato tutto liscio. L'operazione dovrebbe continuare con la massima cautela. Il governo si pende la responsabilità di vigilare in nome del popolo». Lo stesso popolo che non voleva che si riavviasse quella centrale e che, secondo i sondaggi, non ha più nessuna fiducia nel governo e pochissima nel nucleare. Comunque Makiono ha detto che «i funzionari hanno imparato dall'incidente di Fukushima e, per motivi di sicurezza, opereranno con i lavoratori dell'impianto e discuteranno minuto per minuto delle modifiche esecutive». Il governo ha giustificato il riavvio dei reattori nucleari con le misure di risparmio energetico chieste ai cittadini (meno che ad Okinawa) con limitazioni dei consumi che dureranno fino a settembre. Le autorità dicono che l'area più a rischio blackout e il Giappone occidentale, sud-occidentale settentrionale. L'obiettivo più forte di riduzione dei consumi, il 15%, è stato fissato proprio per l'area rifornita dalla Kepco e la riapertura di due reattori Ohi permetterà di ridurre le misure di risparmio energetico del 10%. Il governo sta addirittura programmando blackout in mezzo al Giappone perché teme che con l'aumento delle temperature la domanda di energia possa crescere in alcune regioni anche del 99% e teme che problemi imprevisti alle centrali possano aggravare la situazione. Uno di questi incidenti è avvenuto proprio alla Kepco che stamani alle 3,20 ora del Giappone ha dovuto sospendere il funzionamento di un generatore della sua centrale termica di Daiini Himeji, nella prefettura di Hyogo, a causa del vapore che fuoriesce dal tubo di una caldaia e che ha provocato il surriscaldamento dell'unità numero 4. La Kepco dice che ci vorranno almeno 10 giorni per ripristinare la caldaia.
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