(Giorgio Bocca, “A chi servirà la famigerata linea Tav”, dal “Venerdì di Repubblica” del 30 dicembre 2005, articolo ripreso dal sito “NoTav.info”). http://www.libreidee.org Bocca: se insistete nell’imporre la Tav, tiro fuori il mitra Se vi sento dire la parola Tav, sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocità, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso! Se vi capita di pecorrere la Pianura Padana che ha fama di essere luogo più ricco e civile d’Italia, date un’occhiata ai paesi e alle città. Quà e là riuscite ancora a vedere un campanile, ma il resto è urbanistica informe, una metastasi di casoni e casette venuti a slavina senza un piano regolatore, di materiali scadenti, di forme informi collegati da autostrade che si vergognano di essere così brutte e si nascondono dietro i tabelloni di vetrocemento o di plastica. Questa necessità del progresso è un modo osceno per definire la nostra incapacità di resistere alle speculazioni. Saprete quanti anni ci vorrano per fare la Tav Lione-Torino-Milano? Pare più di 15 anni, giusto il tempo che arrivino ad inaugurarla i cinesi. Ma è possibile che sindaci e governatori dichiarino che senza il Tav si muore, si è tagliati fuori dalla civiltà? E’possibile che la signora Bresso della Regione Piemonte, che ho conosciuto come persona civile, dia i numeri se le bloccano i cantieri? Le grandi opere dormono, la legge progetto sta nei cassetti dei Berlusconi e dei Lunardi ma d’improvviso la congiunzione celeste della democrazia politica della speculazione cementiera si scatena e allora l’Italia intera è un cantiere. Per arrivare dove? A un’alta velocità ferroviaria di cui si ignora tutto, se vincerà o meno la concorrenza del trasporto su strada, se troverà un numero di viaggiatori redditizio, se questi viaggiatori saranno davvero felici di metterci 15 minuti in meno tra Torino e Milano.Ma i conti torneranno? Ma sì che torneranno, perché il pubblico li farà tornare come accade per l’Hub della Malpensa dove alla fine è la collettività a pagare il trasferimento di migliaia di persone cacciate dal rumore. Una volta si diceva:quando il mattone tira, tira l’economia. E se oggi non è il mattone, è il cemento delle gallerie per cui passa il progresso di quelli che ci sanno fare.
|