nonviolenti.org
19 novembre 2012

Dopo 40 anni siamo tornati in carcere
di Mao Valpiana

Ha registrato una grande partecipazione la visita all'interno

dell'ex-carcere militare organizzata dal Movimento Nonviolento domenica

18 novembre a Peschiera del Garda (VR).

E' stato un modo per celebrare i 40 anni (1972-2012) dall'approvazione

della Legge che in Italia ha riconosciuto l'obiezione di coscienza ed

istituito il servizio civile (prima sostitutivo, poi alternativo, oggi

volontario).

In tanti ci siamo trovati davanti al Municipio di Peschiera, accolti dal

Sindaco, il quale ha riconosciuto il valore della nostra presenza.

"Allora non capivamo, ed eravamo spaventati nel vedere il nostro paese

militarizzato ogni volta che c'era una manifestazione a favore degli

obiettori. Oggi siamo molto lieti che le vostre idee si siano affermate

e siamo contenti di avervi come graditi ospiti".

Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, ha ricostruito la

storia del movimento degli obiettori di coscienza, testimoni di pace che

prendono sul serio il ripudio costituzionale della guerra, proponendo

un'idea alternativa della difesa civile, non armata e nonviolenta. Ieri

come oggi l'obiezione di coscienza è un modo di pensare, da cui deriva

un modo di essere.

Abbiamo dedicato la giornata agli obiettori che in molti paesi europei

ancora devono affrontare il carcere e molte difficoltà per affermare il

loro diritto al rifiuto del servizio militare (a Cipro, in Turchia, in

Grecia) e naturalmente ai giovani obiettori che si trovano coinvolti nel

sanguinoso conflitto Israele / Palestina (da una e dell'altra parte

dobbiamo sostenere e dare voce a chi sceglie di agire con la

nonviolenza). Un pensiero è stato dedicato anche agli obiettori che in

questi anni ci hanno lasciato (Enzo Melegari, Giuseppe Gozzini,

Piergiorgio Acquistapace, Manlio Mazza, ed altri). Un ringraziamento è

andato agli avvocati che difesero gli obiettori di coscienza nei

tribunali militari (tra gli altri l'avv. Canestrini, Ramadori,

Corticelli), contestando la "giustizia militare" e contribuendo

all'ottenimento del riconoscimento giuridico del rifiuto

dell'istituzione militare.

Significativa la presenza anche di alcuni esponenti del mondo militare

che vissero quell'epoca "dall'altra parte", ma che hanno voluto

trascorrere la giornata con noi. Ci ha fatto piacere stringere la mano

al Procuratore militare del Tribunale Militare di Verona che ha

riconosciuto il valore degli obiettori che incontrava sul banco degli

imputati.

Davanti alla caserma XXX Maggio, il presidente emerito del Movimento

Nonviolento, Daniele Lugli, ha ricordato l'impegno fondamentale di Aldo

Capitini (e dei suoi amici e collaboratori come Riccardo Tenerini,

Silvano Balboni, Pietro Pinna) per lo sviluppo dell'obiezione di

coscienza già durante il fascismo e nell'immediato dopo guerra.

Il rappresentate dell'Istituto storico veronese della resistenza,

Giuseppe Muraro, ha raccontato una delle pagine più buie della storia

della Repubblica di Salò che rinchiuse proprio nel carcere di Peschiera

un migliaio di giovani renitenti alla leva o disertori dell'esercito

fascista (veri e propri obiettori di coscienza) che furono tutti

deportati e trovarono la morte nei lager nazisti.

Poi siamo entrati dentro la struttura militare (ormai chiusa e

abbandonata da più di 10 anni) dove più di 200 persone sono state

accompagnate a visitare quelle che erano le camerate, le celle, la

mensa, l'infermeria, l'ufficio matricole, i gabinetti, i cortili

dell'ora d'aria, da tre obiettori che a Peschiera furono detenuti:

Matteo Soccio, Claudio Bedussi, Enzo Bellettato.

Non è stata solo una giornata per "fare memoria" (e mantenere intatto il

filo che lega i primi obiettori di coscienza con quel milione di giovani

che in 40 anni ha scelto di servire la patria con il servizio civile),

ma soprattutto un'occasione per rilanciare l'obiezione di coscienza come

primo passo decisivo per la non-collaborazione con la struttura militare

e la preparazione della guerra; oggi il Movimento Nonviolento è

impegnato nella campagna "disarmo" che nell'obiezione di coscienza deve

trovare la propria linfa vitale.

Mao Valpiana

presidente del Movimento Nonviolento

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