http://znetitaly.altervista.org Occupy Monsanto a St. Louis “I topi che li mangiano, lo sanno già …” La Gateway Green Alliance/Partito Verde di St. Louis ha più di dieci anni di esperienza di picchetti al quartier generale mondiale della Monsanto (MWH). Molto prima che la società contaminasse e dominasse la catena alimentare, produceva sostanze chimiche tossiche come i PCB per l’isolamento e l’Agente Arancio per la guerra del Vietnam. Il suo erbicida Roundup collega il suo passato nella chimica al suo attuale interesse per gli organismi geneticamente modificati (OGM). Due terzi degli OGM sono creati per produrre raccolti resistenti agli erbicidi e ai pesticidi. La dimostrazione alla Monsanto è stata la maggiore di tre, nel corso dell’ultimo giorno del “Midwest libero da OGM”, la sezione di St. Louis di ‘Occupiamo la Monsanto’. Molti partecipanti ai picchetti sono arrivati in autobus, partendo dall’hotel Millennium nel centro di St. Louis. Là i partecipanti a un convegno sull’uso degli OGM come strumento di dominio dell’economia mondiale erano stati accolti rudemente da un supervisore dell’hotel che li aveva riassegnati a una sala quanto più lontana possibile dal Simposio sulla Biosicurezza sponsorizzato dall’industria. Ma la dottoressa Irina Ermakova, una ricercatrice nota a livello internazionale per aver verificato i danni subiti dai topi alimentati con OGM, ha lasciato il simposio industriale per offrire i suoi commenti al “Midwest libero da OGM” e poi si è unita al picchetto. La seconda fermata della giornata è stata al Whole Food Market (WFM) dove attivisti del cibo sicuro hanno superato un gruppo di poliziotti che proteggevano il grande magazzino dai “dimostranti” e hanno proceduto a riempire i carrelli con cibo che poteva contenere OGM. Le file alle casse sono rallentate quando hanno chiesto ai cassieri di verificare se ciascun articolo era o meno privo di OGM. La dimostrazione mediante gli acquisti si è trasformata in una basata sul dialogo quando hanno cominciato a conversare con i clienti di tutto il grande magazzino a proposito del rapporto stretto del WFM con l’industria alimentare. Dal dialogo si è passati allo stordimento quando gli acquirenti hanno osservato la polizia attorniare un’auto che aveva improvvisamente esibito un cartello sul tettuccio che diceva su un lato “Cibo contaminato da OGM” e, sull’altro, “WFM vende OGM”. Con due iniziative molto riuscite, gli attivisti del cibo sicuro si aspettavano che la manifestazione alla Monsanto fosse una tranquilla ripetizione delle molte azioni svolte in precedenza in tale luogo. Non lo è stata. Per anni la società aveva finto di accettare gli eventi, persino mettendo a disposizione dei manifestanti, in alcune occasioni, brocche d’acqua e bicchieri. Ma non nella giornata di “Occupiamo la Monsanto”, il 17 settembre 2012, nel primo anniversario di Occupy Wall Street. Non c’era nessun addetto della società all’accoglienza. Uno schieramento scarso di poliziotti stava in rigido atteggiamento militare dietro un nastro giallo. Il poliziotto apparentemente al comando è venuto avanti e ha detto: “Potete dimostrare sul vostro lato del nastro se restate nell’erba e non entrate nella carreggiata.” Mentre si allontanava tronfio in stile John Wayne una donna mi ha mormorato: “L’ultima volta che sono stata qui ci hanno ordinato di stare sulla carreggiata e di non andare nell’erba.” La gente arrivava così rapidamente che è stato difficile distribuire striscioni e cartelli. C’erano tre gruppi di cartelli del tipo della pubblicità della “Burma Shave” [una nota crema da barba] che dovevano essere mostrati nell’ordine giusto se si voleva che avessero un senso per gli automobilisti che passavano a 60 90 chilometri all’ora lungo l’Olive Boulevard. Ogni cartello aveva una o due parole: “ PERCHE’ LA MONSANTO FA CAUSA AI CONTADINI?” “BASTA ALLA CONTAMINAZIONE GENETICA DEL NOSTRO CIBO DA PARTE DELLA MONSANTO” “PERCHE’ LA MONSANTO PROMUOVE CIBO CHE I TOPI NON MANGEREBBERO?” La coordinatrice dell’avvenimento, Barbara Chicherio, era via a portare all’ospedale una dimostrante veterana che era scivolata e si era ferita alla testa al WFM. Così mi sono trovato a coordinare il picchetto e ad assicurarmi che ci fosse abbastanza spazio tra le persone in modo che gli automobilisti potessero leggere i cartelli. Ho chiesto a diverse persone di andare sull’altro lato della strada e di assicurarsi di rispettare il desiderio della polizia che noi attraversassimo col verde. Diversi di loro sono tornati indietro riferendo che un poliziotto aveva detto loro che dovevano stare sul nostro lato della strada e non potevano attraversare per raggiungere gli automobilisti sull’altro lato. “Deve essere il mio amico John Wayne”, mi è passato per la testa. Fortunatamente avevamo parlato con l’Associazione Nazionale degli Avvocati (NLG) che aveva messo a disposizione degli osservatori legali. L’avvocato Maggie Ellinger-Locke ha chiesto chiarimenti al poliziotto circa la sua interpretazione delle norme sulla sicurezza e lui ha risposto: “Oh, sì, potete stare sull’altro lato della strada, a condizione che restiate nell’erba.” Maggie ed io ci siamo scambiati un’occhiata, consapevoli entrambi che una tesi spiegata da un avvocato può risultare efficace, mentre la stessa dichiarazione fatta con l’identica logica da un cittadino comune può essere ignorata. Quel problema era risolto e i partecipanti al picchetto e quelli che portavano i cartelli si stavano dedicando a conversazioni vivaci. Mentre tutto andava alla grande i poliziotti si sono inventati un nuovo problema: “Le auto nel parco Stacy possono essere rimosse se gli autisti non utilizzano il parco,” ci hanno detto. Il quartier generale della Monsanto dà su due strade trafficate e i pochi vicini sono una chiesa e attività che sono legate al Padrone della Biotecnologia o non osano offenderlo. Parcheggiare è un vero fastidio. Per anni nessuno si era preoccupato se si lasciavano le auto al parco Stacy, specialmente nell’orario del nostro picchetto, quando il parco è poco utilizzato. E così molti se ne sono andati a spostare le auto, un po’ sospettosi che la polizia di Creve Coeur non fosse un difensore del tutto neutrale dell’incolumità pubblica. Che grande vittoria è stata! Per anni la Monsanto ci aveva giudicato degli scocciatori così insignificanti da poterci ignorare o irridere con la finta cortesia delle brocche dell’acqua. Ma “Occupiamo la Monsanto” è stato diverso. Per la prima volta la Monsanto si è sentita talmente messa con le spalle al muro dall’opposizione globale da sentire la necessità di molestare un picchetto al suo ingresso principale. Gli attivisti politici non usano il termine “trascendere” per significare che la mente di qualcuno sta vagando negli spazi siderali, disconnessa dalla realtà. “Trascendere” significa includere nel procedere più approfonditamente. “Occupiamo la Monsanto” sta diventando trascendente. Ha incluso le principali preoccupazioni che le persone hanno per la salute umana, per l’avvelenamento del nostro cibo e delle nostre famiglie. Ma è andata oltre l’esperienza individuale e ha collegato persone di tutto il mondo. Quelli che hanno perso un famigliare a causa dell’avvelenamento lavorando per la Monsanto. Le comunità di colore a basso reddito che sono divenute inabitabili a causa delle emissioni tossiche. I veterani che ancora soffrono a causa dell’Agente Arancio così come i vietnamiti che ne subiscono gli effetti terrificanti. I contadini che temono che la loro terra sia invasa dai “poliziotti delle sementi” [‘seed police’ o anche ‘mafia’ e ‘Gestapo’, espressioni utilizzate dai contadini per indicare i ‘sorveglianti’ privati incaricati dalla Monsanto di controllare che non ne siano violati i brevetti n.d.t.]. Gli argentini che vedono i loro campi, un tempo differenziati, trasformati in monocolture predisposte per il Roundup. Gli africani che vedono il loro tradizionale sapere agricolo saccheggiato da un accumulo di avidità. Gli indiani i cui vicini si suicidano in seguito ai mancati raccolti OGM. Il 17 settembre 2012 quelli che vogliono semplicemente dar da mangiare alle proprie famiglie cibo sicuro hanno saputo di avere alleati in tutto il mondo e che devono schierarsi con tali alleati se voglio conquistare la qualità del cibo che desiderano. Una che non era schierata in solidarietà era una donna che girava attorno con una videocamera riprendendo importunamente ogni manifestante. Mentre passava, con uno sguardo rigido, Crystal Washington le ha chiesto: “Ehi, perché hai quella pistola al fianco?” Crystal è la donna del Comitato del Partito Verde per la Quarta Circoscrizione di St. Louis. Priva di qualsiasi identificazione che la collegasse alla Monsanto, alla Sicurezza Nazionale o alla polizia locale, la donna non ha risposto, ma ha continuato a filmare. E non ha risposto a nessun altro di quelli che le hanno chiesto di identificarsi. La società delle biotecnologie non ha davvero mostrato il suo volto accogliente a ‘Occupiamo la Monsanto’. Visto che si avvicinava l’ora della partenza, le 17.00, ho chiesto a Maggie di unirsi a me nel porre una domanda all’ufficiale John Wayne. Bello ritto sull’altro lato del nastro giallo ci ha chiesto urlando cosa volevamo. Gli ho fatto segno di avvicinarsi, segnalando la gravità della domanda. “Ufficiale, voglio scusarmi che non aver dato molto da fare oggi ai suoi ragazzi. Ma c’è una cosa in cui lei potrebbe aiutarci. Vorremmo fare una foto di gruppo e mi chiedo se lei potesse scattarla in modo che possiamo esserci tutti.” Gli ho porto la mia macchina fotografica. “Non facciamo fotografie.” Se n’è andato impettito. Oh beh! Aveva avuto la sua occasione di trascendere il suo ruolo di John Wayne ma l’ha sperperata e non entrerà mai nella storia come l’ufficiale che aveva fatto la foto epocale al quartier generale della Monsanto. Nel corso dell’intero evento alla Monsanto il giornalista Charles Jakko aveva le antenne della sua stazione televisiva mobile alte 6 -10 metri nell’aria per le riprese. Jakko è il giornalista noto a livello internazionale per aver intervistato Todd Akin, il candidato del Missouri al Congresso statunitense che ha spiegato al mondo lo stupro “legittimo”. Mentre venivano riposti i cartelli in una pila, il cameraman di Jakko ha gridato: “Non ve ne andate mica, vero?” “Sì, la gente vuole prendere l’autobus delle 17.00”, gli ho detto. “Vi trasmettiamo dal vivo nel notiziario delle 17.00!” mi ha fatto sapere il cameraman. Una breve consultazione e abbiamo deciso di marciare in cerchio per le riprese dal vivo. Cominciava a piovere, dapprima leggermente ma sempre più forte mentre ci approssimavamo alla ripresa. Ricordando quello che aveva imparato nel dibattito, Crystal Washington se n’è uscita con lo slogan di sfondo, mentre Jakko ci metteva in onda: “I topi già lo sanno, gli OGM fanno danno!” [Nell’originale: “I topi che li mangiano lo sanno già, gli OGM devono sparire!” n.d.t.] Pochi minuti dopo le 17.00 la telecamera è stata arrestata; la pioggia era più forte e la gente era all’esterno del Centro Comunitario delle Arti e del Movimento (CAMP) per il riepilogo e la riflessione finale. All’evento ‘Biodevastation 7” del 2003 il CAMP è stato uno dei diversi luoghi in cui la polizia di St. Louis ha fatto irruzione mossa dall’allucinazione, ispirata dalla Monsanto, che stavamo portando 50.000 anarchici a distruggere il centro. Nel 2012 Anne Petermann [direttrice del Progetto per la Giustizia Ecologica Globale n.d.t.] è venuta da New York per parlare al “Midwest libero da OGM”. Spiegando di essere originaria di St. Louis ha fatto sapere a tutti al CAMP: “Oggi mi è stato detto in tre posti che ero indesiderata. Sembra la stessa St. Louis che ho lasciato. E’ bello essere a casa.” Il lavoro di Don Fitz ha contribuito a programmare il “Midwest senza OGM”. E’ attivo nei Verdi/Partito Verde USA. Da Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://www.zcommunications.org/occupy-monsanto-in-st-louis-action-1-by-don-fitz traduzione di Giuseppe Volpe
|