Alternative Information Center Violenze dei coloni: sintomo del governo israeliano Se Israele ha verbalmente condannato le recenti azioni dei coloni, l’esecutivo si rifiuta di governare su di loro, preferendo usarli come una distrazione (e una scusa) dalle violenze perpetrate dallo Stato stesso. La truffa è stata un successo. La tempesta politica seguita alle recenti azioni degli hooligan del ”price tag” ha raggiunto i Paesi esteri, dove Israele si è presentato come un combattente contro gli estremisti che colpiscono i palestinesi e l’esercito israeliano. Solo il ministro degli Esteri Lieberman è riuscito ancora una volta a mettere a repentaglio le relazioni di Israele con i Paesi europei, descrivendole come “irrilevanti”, per non essersi bevuti la truffa. La comparazione tra l’esercito israeliano e gli estremisti del “price tag” conferma che il primo, subordinato al governo israeliano, infligge danni molto più gravi e più frequenti: furto di terre (oltre il 50% della terra in Cisgiordania è nelle mani di Israele), distruzione di abitazioni (più di 26mila dal 1967), deportazioni, creazione di colonie nelle terre confiscate, violazione del diritto all’acqua, sradicamento di frutteti e distruzione di terreni coltivati, impedimento del ritorno dei palestinesi rifugiati all’estero da decenni e impedimento della riunificazione familiare dei palestinesi con i propri consorti. E questa è solo una lista parziale di quanto accade quotidianamente ai palestinesi nei Territori Occupati. Tutti questi atti e eventi non hanno nulla a che fare con la sicurezza della popolazione israeliana. Tali azioni sono compiute nell’ambito del progetto di espansione che i governi israeliani portano avanti dal 1967. Anche se solo una piccola percentuale di palestinesi traumatizzati (trauma che è il risultato delle azioni dell’esercito israeliano nei Territori) decidesse di vendicare i propri compagni, un piccolo esercito di terroristi si leverebbe per combattere la popolazione israeliana. E qui comincia il ruolo dell’esercito: le “sommosse” palestinesi devono essere soffocate e la popolazione israeliana “protetta”. Nel nome della sicurezza nazionale la terra va confiscata e gli alberi sradicati, la barriera di Separazione va costruita all’interno del territorio palestinese e non sulla Linea Verde. I soldati compiono perquisizioni di notte nei villaggi distruggendo proprietà e traumatizzando i bambini e le loro famiglie. Durante simili raid, non sono i terroristi ad essere arrestati, ma gli attivisti della resistenza popolare nonviolenta. Attivisti che adottano una forma di lotta che non minaccia in alcun modo la sicurezza della popolazione di Israele, ma che minaccia solo l’occupazione e i suoi crimini. Qual è la differenza tra l’esercito israeliano e gli hooligan del “price tag”? L’esercito è stato attivo per anni nell’annessione dei Territori Occupati in Israele, nell’obiettivo di farli diventare parte di esso. Simili azioni portano al trasferimento di palestinesi dalle terre che ancora sono di loro proprietà. Simili azioni sono lente e calcolate al fine di non provocare una rabbia eccessiva. Dopo tutto, la nostra esistenza dipende dalla loro buona volontà. Contrariamente a tale pratica, i coloni estremisti vorrebbero che ciò accadesse subito e non capiscono che Israele non può permettersi di perdere l’appoggio dell’Occidente, fino a quando questi avrà politiche contro l’occupazione, il razzismo e la violazione dei diritti umani. Il dibattito non è se trasferire o meno i palestinesi dalla propria terra, ma la velocità del processo. Si può osservare come tutti i tentativi di pacificazione non abbiano rallentato lo spostamento dei palestinesi dai propri territori. Abu Mazen lo ha capito e oggi chiede un processo di pace reale che eviti tutto ciò. Il governo israeliano non può essere d’accordo. E così, se la Lega Araba suggerisce un trattato di pace che preveda la fine dell’occupazione e una soluzione ragionevole al dramma dei rifugiati, Israele rifiuta dimostrando al mondo che l’occupazione è molto più importante della sicurezza.
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