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30 nov

Israele è isolato: se ne prenda atto e si agisca di conseguenza. Gli errori di Gerusalemme
di Miriam Bolaffi

Inutile negarlo, il riconoscimento alla Palestina dello status di “Stato osservatore non membro” è la prova palese che Israele è diplomaticamente isolato. E’ un errore clamoroso del mondo filo-arabo e non, un errore che costerà caro prima di tutto ai palestinesi.

Ora Israele deve prendere atto che si trova da solo a combattere un numero soverchiante di nemici e che anche quegli Stati che gli sono stati sempre amici, come l’Italia, gli hanno vergognosamente girato le spalle per far contenti quattro esaltati antisemiti e folo-arabi.

Cosa fare ora? Prima di tutto non cedere di un millimetro alle richieste arabe, anzi, se possibile rilanciare con controproposte che non prevedano la concessione di un solo metro quadrato di terra. La teoria della “Terra in cambio di pace” è morta e sepolta (Gaza ne è un esempio lampante). E poi interrompere qualsiasi rapporto, collaborazione e/o aiuto con l’Autorità Nazionale Palestinese impedendo anche l’accesso in Israele dei lavoratori arabi. Tanto vogliono boicottare i prodotti israeliani, doverli anche pagare sarebbe un paradosso davvero gigantesco. Poi, dichiarare morti ufficialmente gli “accordi di Oslo”. Sono anni che sono morti ma da ieri lo sono ufficialmente e si può procedere “all’autopsia del corpo”, che deve essere impietosa per non ripetere gli stessi errori.

Sul piano della sicurezza Israele deve e può fare di più. Chiunque attacchi Israele, anche se è a migliaia di Km di distanza, deve essere colpito. Se l’Iran fornisce armi ad Hamas è un atto di guerra e bisogna colpire le navi iraniane ovunque si trovino e se non basta colpire direttamente le fabbriche. Idem con i gruppi terroristi. Colpirli ovunque si trovino e senza andare tanto per il sottile, esattamente come fanno loro.

Ma se sul piano militare Israele non deve temere confronti, sul piano mediatico è indietro anni luce rispetto alla corazzata antisemita che può vantare le maggiori testate mondiali e un rete di blogger davvero impressionante. Inutile negarlo, questo è anche uno dei motivi per cui moltissime persone normali, che non hanno nemmeno una goccia di antisemitismo nel sangue, credono che i palestinesi siano delle vittime e che Israele sia il carnefice. Manca un sistema adeguato di diffusione della verità. Inutile fare gruppi filo-israeliani su Facebook e poi renderli “segreti”. Che si fa? Ci diciamo bravi a vicenda? Ce la meniamo tra di noi invece di diffondere a tutti le nostre ragioni? Se qualcuno scrive menzogne lo si affronta e si ribatte con la verità. Molte persone, troppe, sono convinte che le stupidate che scrivono certi siti internet siano la verità. Occorre dimostrare che la verità è un’altra ma non lo si può fare al chiuso di una comunità “segreta” o “privata”. Logico, l’antisemita si banna, ma tutti gli altri si convincono raccontando la verità su Israele e sugli arabi.

Per esempio, guardate il video in testa all’articolo oppure guardate quest’altro video (qui il link). Non hanno avuto la diffusione che si sarebbero meritata perché sono stati distribuiti solo su circuiti chiusi. Certo, prenderanno qualche “mi piace” ma il risultato è davvero limitato e chi li ha prodotti merita certamente molto di più di una trentina di “like”. Ecco, occorre fare una informazione di questo tipo per convincere la gente comune (gli antisemiti non si convinceranno mai) dove sta la verità. Se ieri Israele ha preso una scoppola diplomatica è anche perché non ha mai fatto una politica seria a livello mediatico.

E allora, chiudiamo in fretta questo brutto capitolo facendo capire, prima di tutto ai palestinesi, che tutto ha un prezzo e che la loro vittoria diplomatica comporterà delle conseguenze. Ma soprattutto prendiamo atto che sono stati fatti degli “errori di comunicazione” che non possiamo nella maniera più assoluta continuare a fare.

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